La Francia è in guerra contro l'Isis in Libia. E' una guerra

Giovedì 25 Febbraio 2016
La Francia è in guerra contro l'Isis in Libia. E' una guerra
La Francia è in guerra contro l'Isis in Libia. E' una guerra senza nome, che il Presidente Hollande non ha mai annunciato, su cui l'Assemblée Nationale non si è mai espressa, che il governo ha finora sempre negato e che ha rivelato ieri in prima pagina il quotidiano Le Monde: una guerra «clandestina», in atto a Est del paese, nella zona di Bengasi, combattuta da militari del Commando delle operazioni speciali e da agenti dei Sevizi segreti esterni. «La Francia conduce in Libia blitz puntuali su obiettivi precisi, preparati da azioni discrete se non segrete - scrive il quotidiano - Di fronte alla minaccia dell'organizzazione dell'Isis la linea fissata dal presidente François Hollande riposa, per il momento, su azioni militari non ufficiali».
Linea che contraddice sia le dichiarazioni del governo (il 2 febbraio l'ex ministro degli Esteri Laurent Fabius aveva escluso qualsiasi «velleità militare» in Libia) sia la posizione dell'Ue (in un'intervista del 21 febbraio Federica Mogherini ha precisato che «qualsiasi intervento deve essere richiesto da un legittimo governo libico», che per ora non esiste). In compenso l'operazione segreta è condotta in collaborazione con Washington e Londra come dimostra, scrive sempre Le Monde, il raid americano su Sabrata. Il 19 febbraio l'Air Force ha bombardato questa città a una settantina di chilometri da Tripoli e sterminato un commando dell'Isis tra cui il tunisino Noureddine Chouchane. La missione è stata un successo soltanto grazie «alla cooperazione dei francesi». «L'obiettivo - secondo Le Monde - non è vincere una guerra ma colpire l'organizzazione dell'Isis, per frenare la sua avanzata in Libia». Anche se la guerra «discreta» della Francia potrebbe servire ad aprire il teatro di operazioni più ufficiali, un alto responsabile della Difesa citato da Le Monde sostiene che «l'ultima cosa da fare sarebbe intervenire in Libia. Bisogna evitare qualsiasi impegno militare aperto, bisogna agire con discrezione».
La guerra è però finita in prima pagina e questo ha provocato le ire del ministro della Difesa Yves Le Drian che ha immediatamente aperto «un'inchiesta per violazione del segreto in materia di difesa dello Stato». Il suo entourage ha fatto sapere che «quando si svolgono operazioni segrete, l'obiettivo non è che siano rivelate per tutelare la sicurezza degli uomini e delle operazioni».
Le Monde cita «diverse fonti» che avrebbero tutte confermato che, oltre alle forze speciali (rilevate da una decina di giorni da blogger specializzati), sono presenti nell'Est della Libia agenti della Direzione generale della sicurezza esterna, senza uniforme e considerati «invisibili». Le operazioni sono cominciate dopo gli attentati del 13 novembre e, secondo fonti militari, devono «preparare il campo» per eventuali azioni più ampie. Secondo i servizi d'informazione internazionali, la Libia sta diventando la nuova base dell'Isis: i combattenti dello Stato islamico «sono ormai più di cinquemila», e continuano ad affluire da Iraq e Siria e «per la prima volta, come ha ammesso la marina francese, l'Isis controlla un litorale, quindi ci prepariamo a duri scenari in mare». Martedì circa duecento jihadisti hanno occupato per ore il centro di Sabrata, in mano alla coalizione Fajr Libya, opposta al campo del generale Khalifa Haftar, capo dell'esercito nazionale libico che da Tobruk sfida il governo di Tripoli. I combattenti dell'Isis hanno decapitato 12 membri delle forze di sicurezza prima di essere respinti.
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