L'espulsione, che pareva imminente è congelata

Martedì 24 Maggio 2016
L'espulsione di Pizzarotti? Non è arrivata come invece auspicava l'ala ortodossa del M5S. Merito delle cinque pagine dense di argomentazioni legali e politiche che ha inviato domenica notte allo staff. «Il documento è scritto molto bene» hanno commentato a caldo, con prudenza e nervosismo, fonti vicine al direttorio. Il caso del sindaco di Parma, sospeso dal M5S per non aver comunicato ai vertici del partito il suo avviso di garanzia per abuso d'ufficio, incendia il dibattito interno del M5S e in queste ore sta prendendo quota la linea della mediazione tanto che parte del direttorio si sta accollando l'ipotesi della retromarcia. Le colombe prevalgono sui falchi, insomma.
Per questo l'espulsione di Pizzarotti è congelata, chiusa a chiave in una ghiacciaia con la data di scadenza prorogata ben oltre i ballottaggi delle elezioni amministrative dove gli elettori indecisi contano ancora molto. Pizzarotti scuote i vertici dei Cinque Stelle con cinque pagine fitte, e accuratissime dal punto di vista legale, in cui tesse un'autodifesa appassionata e appuntita. Sono le sue controdeduzioni, ma il termine non gli piace, dice che è una parola mutuata dall'Inquisizione e che sa di «caccia alle streghe». Si legge che il “Non Statuto” M5s, «l'unico regolamento del Movimento esistente» non prevede alcuna ipotesi di sospensione e che pure le controdeduzioni richieste sono un'invenzione». Tuttavia, precisa: «Se verrà revocata la mia sospensione io sarò felicissimo di rimanere a far parte a pieno titolo del M5s». Ma non è un cospargersi il capo di cenere. «Non chiediamo mica la grazia, ma di risolvere i problemi alla radice» spiegano a margine della conferenza stampa. E infatti nel lungo documento vengono dettate le condizioni per restare: dialogo tra i vertici e le realtà locali amministrate dai 5 stelle, e soprattutto «garantire la possibilità per gli eletti ed attivisti di esprimere le proprie idee». E idee del sindaco, considerate un tempo eretiche, sono state adottate dal M5S, come le comparsate in tv prima vietate e ora ricercate e studiate con tanto di corsi pratici. Pizzarotti, a digiuno di training milanesi, attacca e mette in guardia da quel «primato della purezza a tutti i costi» che ha trasformato il M5S in un recinto di regole improvvisate che fanno paura: «Se ti arrivano tanti messaggi di solidarietà, ma privati, con la paura di essere bollati come pizzarottiani o dissidenti che vuol dire?». Il sindaco di Parma si rivolge anche a Virginia Raggi che ha dichiarato che, se eletta e indagata, e se glielo chiedesse Grillo, si dimetterebbe: «Mi sento di consigliare che subito dopo le elezioni sarà molto chiaro che la responsabilità sarà di fronte ai propri cittadini, quelli che vengono a chiederti un aiuto o la risoluzione di un problema sotto casa, quelli ti hanno votato e quelli che non ti hanno votato. A loro, non al consenso e non a nessun altro, devi il lavoro che tu fai».
Grillo intanto ha "aperto" il blog del Movimento ai giornalisti "epurati" da Renzi: «Giannini, Porro, Belpietro, le porte del blog per voi sono aperte, se vorrete raccontarci la vostra versione dei fatti qui non verrete censurati. Renzi - continua Grillo - dice che non mette bocca sulla Rai, ma tutti quelli che lo infastidiscono spariscono dalle tv o dai giornali. Desaparecidos. Gli editti renziani sono peggio di quelli berlusconiani, lui almeno ci metteva la faccia».
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