Bono a Boccia: facile parlare tagli i costi di Confindustria

Sabato 28 Maggio 2016
«A parole sono tutti bravi». Secco come una fucilata il "complimento" a Vincenzo Boccia, neo eletto presidente nazionale di Confindustria. E una fucilata di grosso calibro, perché viene da un personaggio le cui parole, e i cui fatti, pesano: Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri e presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia.
Nel suo discorso d'insediamento, giovedì, il neo presidente Boccia aveva chiesto al governo di andare avanti con più coraggio sulla spending review, sul taglio del debito pubblico, sullo smagrimento della pubblica amministrazione. Bono è spietato: «Leggo che il bilanciodi Confindustria ha chiuso con un utile di 14mila euro e che negli ultimi due anni c'è stata una grande spending review che ha permesso di risparmiare 2,2 milioni. Una cifra irrisoria rispetto ai 400-500 milioni che vengono spesi da Confindustria ogni anno. Possiamo mantenere questo tipo di organizzazione con la globalizzazione - si chiede Bono -. Sono costi a carico delle imprese che vanno a sostenere strutture diventate obsolete. Speriamo, come auspico sempre anche per il sindacato, che la base si svegli...».
Perché l'uomo che ha rilanciato Fincantieri non ce l'ha solo con Boccia. Anche i sindacati si beccano sciabolate. L'agitazione dei metalmeccanici è in corso ma «questi scioperi non servono a niente - assicura Bono -. I sindacati non rappresentano più nessuno: sono fuori dalla storia attuale, fermi a 30 anni fa».
Riferendosi poi alle tensioni in Francia sulla riforma del lavoro, francese Bono ha affermato che «o vincono le riforme del governo di Parigi oppure si torna indietro, medesimo pericolo che avverto per l'Italia».
Eppure proprio sulle riforme Vincenzo Boccia, se non fa retromarcia, certo assume toni più soft. Dopo aver schierato l'associazione degli industriali a fianco di Renzi sulla decisiva questione del referendum costituzionale, anticipando un giudizio nettamente favorevole alla riforma, ora ricorda che la decisione la prenderà il Consiglio generale di Confindustria, già convocato a giugno. «Confindustria deciderà se appoggiare o no le riforme sulla base dei contenuti e non del colore politico - corregge il tiro il neo-eletto - io rispondo ai mie azionisti di riferimento, che sono gli associati di Confindustria. Ieri mi rivolgevo all'assemblea di Confindustria, ai nostri associati. Noi lavoriamo sugli argomenti e non sui colori, sui colori siamo daltonici, non distinguiamo un colore dall'altro, ma sugli argomenti siamo pronti a confrontarci. E se saremo convinti appoggeremo delle riforme o no in funzione dell'idea che ci faremo».
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