Uccide la madre a coltellate e poi si getta dal terzo piano

Giovedì 18 Maggio 2017
Uccide la madre a coltellate e poi si getta dal terzo piano
La madre riversa in un lago di sangue, a pancia in su, stesa sul divano del salotto, massacrata da più di 50 coltellate. Il figlio agonizzante in fondo alla tromba delle scale, dopo un volo di 3 piani, coperto di sangue, con la gola squarciata. Una scena agghiacciante quella che si sono trovati davanti i condomini del palazzo di via Apollodoro, nel più popoloso quartiere di Padova, dove abitavano Feodora, Malachi 53 anni, badante moldava, e il suo assassino, il figlio 23enne Veaceslav, che, dopo ore di litigio, l'ha uccisa e si è suicidato.
Intorno alle 13 di ieri, gli abitanti del condominio, seduti tutti a tavola per il pranzo, hanno sentito un grande fracasso e, poi, un tonfo violento. Quando hanno aperto la porta, giù, al piano terra, giaceva il corpo del giovane, dilaniato dalla caduta e dalle ferite autoinferte con lo stesso coltello che aveva usato per assassinare la madre, ma ancora vivo, tanto che il personale del Suem ha cercato invano di rianimarlo. A scoprire la raccapricciante scena nel salotto dell'appartamento del terzo piano, dove giaceva il corpo della donna in un mare di sangue, i carabinieri, chiamati dal 118. Come ha raccontato chi ha visto la stanza, c'era sangue ovunque: sul pavimento, sui muri, sul divano dove si trovava il cadavere della madre. Un'immagine tremenda che ha impressionato anche chi è abituato alle scene di un crimine. Il comandante provinciale dei carabinieri di Padova, Stefano Iasson, intervenuto sul posto, ha riferito che si tratta di «una vicenda drammatica, di rara violenza, tristissima».
Secondo quanto testimoniato dai coinquilini ai militari del nucleo investigativo di Padova, era dalle 5 della mattina che i due stavano litigando. I motivi che hanno spinto il ragazzo a uccidere la madre e poi a suicidarsi, al momento, sono sconosciuti, ma i vicini di casa parlano di un giovane disturbato, che addirittura venerdì pomeriggio sarebbe uscito in terrazzo urlando, tenendo in mano un'arma, probabilmente un'accetta. Il 23enne, pregiudicato, era agli arresti domiciliari, condannato per furto.
Sulle scale i carabinieri hanno rinvenuto l'arma del delitto, un coltello da cucina di circa 15 centimetri di lama, caduto dalle mani del ragazzo prima che questo cadesse giù per due piani. Impossibile stabilire con precisione, senza l'autopsia, il numero delle coltellate inferte alla madre, in ogni caso circa una cinquantina, e quale di queste sia stata quella fatale: il corpo era completamente straziato e coperto di sangue. Il 23enne ha assalito la madre mentre questa era seduta sul divano, frontalmente, con fendenti diretti principalmente al tronco e al collo, ma le ferite erano su tutto il corpo. Sicuramente la donna è morta quasi immediatamente, dopo due o tre colpi. Poi il figlio ha infierito sul cadavere con altre decine di coltellate preso da un rabbia incontenibile. Dopo, una volta realizzato quanto aveva fatto, ha rivolto l'arma verso di sè, tagliandosi le braccia, pugnalandosi al fianco, e infine squarciandosi la gola. Quindi barcollando, ha aperto la porta d'ingresso dell'appartamento e qui è volato giù per la tromba delle scale, sbattendo più volte sulla ringhiera.
Feodora e Veaceslav Malachi vivevano in affitto, nell'appartamento, da circa tre anni. Come testimonia una vicina di casa, si trattava di gente schiva, lei era una persona molto tranquilla, che usciva di casa al mattino e tornava alla sera per andare a lavorare come badante. Il ragazzo, invece, era strano, problematico. «Girava in bicicletta e aveva uno sguardo particolare - racconta la dirimpettaia - Venerdì sera addirittura era uscito urlando come un folle sul terrazzino, con la musica a tutto volume. Il mio vicino l'ha visto anche che brandiva un'arma da taglio molto grande, tipo un'accetta».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci