Devastata dal rogo l'azienda del patron dell'Imoco Volley

Mercoledì 5 Aprile 2017
I vigili del fuoco non hanno ancora spento gli ultimi focolai quando Piero Garbellotto, presidente dell'Imoco Volley di Conegliano, suona la carica: «Siamo veneti, ripartiremo velocemente».
Lo sguardo è felino, come quello delle sue pantere campionesse d'Italia, ma il colpo subito è stato pesantissimo. La storica azienda di botti e barili in legno di famiglia, la Garbellotto spa di viale Italia, di cui è titolare assieme ai fratelli Piergregorio e Pieremilio, è stata devastata lunedì notte da un furioso incendio che ha illuminato a giorno la città di Conegliano. Le fiamme, divampate dal deposito in cui viene stoccato il legname destinato alla vendita (di qualità, ma ritenuto inadatto alla produzione delle botti per il vino), hanno distrutto 4 mila metri quadri di capannone. Ma nonostante i danni ingentissimi, le cui prime stime variano dai 5 ai 6 milioni di euro, il tempestivo intervento dei vigili del fuoco ha di fatto salvato l'azienda dalla devastazione: l'impianto di produzione, il deposito per la stagionatura naturale del legno e i magazzini dove sono custoditi i prodotti finiti non sono stati interessati dal rogo. «Tecnicamente potremmo riprendere la produzione anche subito - affermava ieri mattina il patron dell'Imoco -, ma dobbiamo fermarci per completare alcune perizie: saremo sicuramente operativi nelle prossime ore». L'incendio, secondo le prime ipotesi, sarebbe divampato da uno degli uffici del reparto finito in pasto alle fiamme. All'interno c'erano stampanti e computer utilizzati per redigere i documenti di spedizione, ma anche alcune batterie lasciate in carica. Il tutto in un ambiente altamente polveroso. L'azienda ritiene possa esser stato un corto circuito a dare origine alle fiamme, ma il nucleo investigativo dei vigili del fuoco, che ha proceduto con i primi rilievi, non ha per il momento escluso alcuna ipotesi. È ancora presto insomma per determinare se sia trattato di un evento accidentale piuttosto che doloso. Quello che è certo è che alle due di lunedì notte un'enorme lingua di fuoco ha inghiottito quattro dei dieci mila metri quadri coperti della Garbellotto (su un totale di circa 54mila). I primi a dare l'allarme sono stati dei passanti e a ruota il responsabile e il direttore dello stabilimento Graziano Cavaleto. All'arrivo dei vigili del fuoco le fiamme erano ben visibili a diversi chilometri di distanza. «L'incendio era molto vasto e ha rischiato di propagarsi agli atri reparti dell'azienda e a una vicina officina meccanica - ha detto il vicecomandante provinciale dei vigili del fuoco Giuseppe Costa -, ma siamo riusciti ben presto a isolare le fiamme grazie al lavoro di oltre 50 uomini e 20 mezzi arrivati in supporto anche da Pordenone, Venezia e Rovigo». L'intervento è stato tutt'altro che semplice anche a causa della siccità e di alcuni lavori di manutenzione sul fiume Monticano, praticamente in secca. I pompieri infatti, terminate le scorte d'acqua presenti nelle vasche sottostanti alla Garbellotto, hanno dovuto fare spola tra lo stabilimento e le zone industriali limitrofi per ricaricare le autobotti.
Ieri mattina, guardando parte dell'azienda in fumo, gli 80 mastri bottai che seguendo le orme dei padri lavorano da anni nell'azienda della famiglia Garbellotto (le sue origini risalgono al 1775), non riuscivano a nascondere le loro lacrime di disperazione. A rinfrancarli, come fatto in tante occasioni con le sue pantere dell'Imoco, ci ha pensato Piero.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci