VICENZA - Camila Giorgi ha esordito con una vittoria agli Australian Open.
I DOCUMENTI
Si annuncia dunque scoppiettante l'incidente probatorio davanti al gip Matteo Mantovani. Quel giorno sarà Grillone a rispondere alle domande, assistita dall'avvocato Fernando Cogolato. Ma anche Giorgi sembra in pieno allenamento, a giudicare dalla raffica di interrogativi a cui ha ribattuto nella sala stampa di Melbourne. La 31enne ha replicato innanzi tutto così alle contestazioni riportate nelle ultime settimane dagli organi di informazione: «Hanno parlato prima di conoscere con chiarezza la situazione. Naturalmente la dottoressa in questione è stata indagata, aveva già avuto problemi con la legge un paio di volte quest'anno. Così ho fatto la mia vaccinazione in posti diversi. Quindi il problema è suo, non mio. Per questo affronto la vicenda con molta calma. Altrimenti non sarei mai potuta venire qui in Australia e giocare il tennis che ho espresso».
La numero 77 nel ranking mondiale ha escluso di correre pericoli giudiziari: «Non sono nei guai, quindi non ho bisogno di dire altro o rispondere ulteriormente rispetto a quanto non abbia già fatto». Ma i giornalisti l'hanno incalzata sui documenti sanitari utilizzati per l'ingresso in Australia. Giorgi allora ha ribadito: «Ho fatto tutto quello che mi è stato chiesto dal governo australiano. Ogni anno ho sempre rispettato le regole del Paese. Nel caso fosse accaduto il contrario, non sarei di certo qui».
L'INOCULAZIONE
Agli atti dell'inchiesta, condotta dal pubblico ministero Gianni Pipeschi, risulta un Green pass rilasciato all'atleta sulla base di un'inoculazione certificata a Vicenza nel settembre del 2021, che però il medico di base Grillone non avrebbe mai effettuato, secondo quanto da lei stessa dichiarato in uno dei cinque interrogatori a cui è stata sottoposta. Sul punto la sua ormai ex paziente si è difesa ed è passata al contrattacco: «Lo dirò per l'ultima volta. La vaccinazione, ovvero le diverse dosi che mi sono state somministrate, l'ho fatta in differenti studi medici. Quella dottoressa? Non sapevo nulla relativamente ai suoi problemi avuti con la legge. L'ho saputo poco prima di venire qui, quando ha fatto il mio nome nelle indagini. Ovviamente come tutti abbiamo potuto appurare, ci sono più di 300 persone nella lista da lei consegnata agli inquirenti».
Inizialmente gli investigatori avevano stimato un migliaio di presunte finte somministrazioni, ma successivamente le contestazioni sono state ridimensionate a meno di un terzo. In questo elenco compare appunto anche la posizione di Giorgi, che tuttavia ieri ha rilanciato un'altra ricostruzione dei fatti: «Ho fatto una sola vaccinazione con lei, le altre dosi le ho fatte con altri medici. Quindi sto in pace con me stessa: è lei quella nei guai con la legge italiana, non io».
LA VERSIONE
Attraverso l'avvocato Cogolato, la dottoressa Grillone ha rinviato la sua versione all'udienza in cui le dichiarazioni saranno cristallizzate in vista del probabile processo. Stando a quanto sostenuto negli interrogatori, la 58enne di Creazzo avrebbe sempre vaccinato i suoi pazienti, dopodiché avrebbe patito personalmente alcune reazioni avverse e ne avrebbe parlato ad altri sanitari. A quel punto la professionista sarebbe diventata, con il passaparola, il punto di riferimento per centinaia di no-vax, proveniente anche da fuori Veneto, il che aveva insospettito l'Ulss 8 Berica.