Vongolari abusivi e commercianti collusi, in 122 verso il rinvio a giudizio

Mercoledì 26 Gennaio 2022 di Roberta Brunetti
I vongolari di frodo andavano a pescare nelle aree più inquinate della laguna

VENEZIA - Ancora vongolari di frodo organizzati per andare a pescare nelle aree più inquinate della laguna, oltretutto con sistemi che danneggiano pesantemente fondali e habitat. E ancora una rete di commercianti che quelle vongole le ha portate sui piatti di mezza Italia, pur conoscendone la provenienza. Ecco le accuse che il sostituto procuratore, Giorgio Gava, torna a muovere ad un consistente gruppo di pescatori e commercianti del settore. In questi giorni il magistrato ha firmato 122 richieste di rinvio a giudizio. Coinvolte anche quattro società del settore. I reati vanno dal danneggiamento (contestato ai pescatori), alla frode nell’esercizio del commercio e alla ricettazione (per chi ha ricevuto e messo in commercio i molluschi pescati abusivamente). Un nutrito gruppo di pescatori è accusato di associazione per delinquere finalizzata al reato di danneggiamento. Ad altri imputati è contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio. Ci sono anche imputazioni di falso. Secondo la Procura le vongole venivano acquistate dalle varie società senza i necessari documenti sanitari, per poi essere messe nel mercato nonostante potenzialmente dannose per la salute in quanto provenienti dall’area industriale a ridosso di Porto Marghera, piena di metalli pesanti e diossine.

Vongole richiestissime finite nelle pescherie e nei ristoranti di tutta Italia.


LE RICHIESTE
Chiuse le indagini preliminari nel settembre scorso, in questi mesi sono arrivate in Procura le memorie difensive degli oltre 120 indagati. Due delle sei società inizialmente coinvolte - Acquaviva di Porto Viro e Lepore Mare, con sede a Fasano (Brindisi) - hanno sostenuto la loro buona fede. E le loro argomentazioni hanno convinto la Procura che ora chiede il rinvio a giudizio solo delle altre quattro: Ittica allevamenti Ca’ Pellestrina di Porto Tolle, Amo Mar di Pellestrina, Zamar di Ariano nel Polesine, Finittica di Goro. Tra gli indagati, solo qualche posizione è stata stralciata, in vista di una probabile archiviazione. Per la stragrande maggioranza, invece, Gava ha chiesto il rinvio a giudizio. In tutto 122 posizioni, appunto. Gran parte sono pescatori di Chioggia e Pellestrina, folto il gruppo di residenti nella provincia di Rovigo, in particolare a Porto Tolle. Ma ci sono anche persone del Ferrarese, di Napoli e Palermo. Ora la parola passa al giudice per l’udienza preliminare che dovrà decidere gli eventuali rinvii a giudizio.


IL SISTEMA
Un mercato redditizio e a rischio illegalità, questo delle vongole lagunari. Già nel 2015 un’altra maxi operazione, denominata “Laguna reset”, accese un faro sulla pesca abusiva nelle acque interdette per inquinamento e sui danni causati alla laguna. L’inchiesta finì con 110 patteggiamenti, mentre i 40 imputati che optarono per il dibattimento furono assolti in primo grado. L’appello è in corso in questi mesi. Ora questa nuova inchiesta che torna a sottolineare i danneggiamenti inflitti alla laguna dal sistema di pesca utilizzato da questi vongolari abusivi, i quali “arano” i fondali utilizzando motori fuoribordo che, immersi nella sabbia, convogliano i molluschi in gabbie metalliche munite di rete, trascinate dalle loro imbarcazione. Altra analogia con la precedente inchiesta, quella delle tecniche messe in piedi per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Ad affiancare i pescatori, infatti, secondo la Procura, sono tornati anche i “pali”: persone piazzate in punti strategici per avvisare i pescatori di frodo dell’arrivo dei controlli, dandogli il tempo di dileguarsi.

Ultimo aggiornamento: 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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