Cinema e negozi, la Venezia scomparsa: perse tutte le attività legate ai residenti

Martedì 27 Settembre 2016 di Michele Fullin
Cinema e negozi, la Venezia scomparsa: perse tutte le attività legate ai residenti
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VENEZIA - Con il teatro San Gallo (destinato a diventare un ristorante e, pare, una parafarmacia) se ne va anche l’ultimo simulacro dei cinema che avevano accompagnato l’infanzia e l’adolescenza di tanti cinquantenni veneziani. Le stesse persone che da alcuni anni a questa parte, si trovavano periodicamente nella sua sala a parlare di spopolamento e degrado della città. Se torniamo indietro di 30-35 anni, il panorama era molto differente, e non solo perché la città era più popolata. Certo, c’erano 85mila residenti e in parte consistente giovani. A Venezia si trovava tutto quello di cui si aveva bisogno. Unico neo (se così si può dire), la domenica era quasi tutto chiuso e i bar aperti la sera si contavano sulle dita. 


Oggi, invece, è tutto aperto, si può bere a qualunque ora, ma sono spariti i negozi a misura di bambino, come i giocattoli. Solo in zona San Marco-Rialto c’erano autentiche icone: Sabbadin, che aveva tutto per il modellismo,Molin, che poi ha dato il nome al ponte in cui si trovava il negozio, Linetti, alle Mercerie e Pietrobon in campo Manin. Oggi c’è quasi il vuoto.
 
Di cinema ce n’erano molti. C’era il San Marco, con il suo maestoso ingresso di mosaici dove, oltre la programmazione normale, la domenica mattina c’era sempre un film per bambini o per ragazzi a prezzo ridotto. Oggi al posto delle sue sale ci sono il negozio di Vuitton e le camere di un albergo. Dove c’è oggi un ristorante un tempo c’era il cinema Ritz, piccolo ma inspiegabilmente quasi tutti i film di cassetta li davano lì, a cominciare da Star Wars. Il "gemello" del Ritz era il Centrale, forse anche più piccolo e anche quello con importanti prime visioni. Spesso e volentieri si davano i film di Disney. Oggi è un ristorante. Il Malibran aveva mantenuto la doppia vocazione di cinema e teatro fino al 1980 circa per poi tornare al ruolo originario. L’Olimpia non aveva la galleria, ma era abbastanza grande. I film in programmazione potevano essere anche seconde visioni dei classici. Negli ultimi suoi anni di vita era diventato un cinema d’essai, caro agli studenti. Come l’Accademia, peraltro, oggi in situazione di abbandono.

È solo grazie all’impegno dell’amministrazione comunale che Venezia ha ancora dei cinema come il Rossini e il Giorgione, che prima della chiusura aveva avuto un discreto successo come sala a luci rosse.
Sui teatri c’è poco da dire. Il Ridotto, in calle Vallaresso, gioiello settecentesco molto amato dagli attori di prosa è stato fagocitato dall’operazione immobiliare del gruppo Benetton. Oggi è una sala dell’hotel Monaco.
Il teatro Fondamenta Nuove, che si è arreso pochi mesi fa era sorto al posto di una falegnameria, portando una programmazione di qualità in un luogo inconsueto.

I negozi sono forse il capitolo più triste, che assieme agli appartamenti affittati a giorno mostra come il mercato non regolamentato abbia distrutto Venezia. La zona di San Marco - Rialto era piena di negozi di qualità non solo rivolti a veneziani. Certi erano la meta preferita di quei turisti ricchi che oggi vengono dipinti come l’obiettivo da raggiungere ma che in una città diventata di massa non ci torneranno mai. Abbigliamento anche su misura, pelletteria, pellicce, accessori, gioiellerie e argenterie. Ma anche grandi magazzini come la Standa in campo San Luca, talmente grande da occupare tre stabili, dove trovavi di tutto: dalle statuette del presepe ai dischi alle lampadine e ai vestiti da quattro soldi.





Ci sono strade a Venezia che meglio di altre si prestano a descrivere il degrado della città in chiave turistica. Una di queste è la Spadaria. Qualche raro negozio è rimasto, ma allora c’erano anche un panificio, un antiquario e un negozio di articoli in gomma e sanitari occupava ben quattro vetrine, oggi dedicate alla moda. I bambini guardavano da Brighenti gli ultimi modelli di canotto da spiaggia o i materassini costruiti dalla Pirelli. Chi direbbe oggi che alle Mercerie si potevano acquistare e far sciolinare gli sci? All’epoca era normale e forse lo sarebbe ancora oggi se tutto questo non avesse lasciato lo spazio alla paccottiglia e ai monomarca della moda, uguali in tutte le città. Oggi l’asse dello shopping si è spostato dalle Mercerie a calle Larga XXII Marzo, Bocca di Piazza e Calle Vallaresso, che ospitano un concentrato del lusso degno degli Champs Elysées.
Ah, qualche anno più indietro, in quei paraggi il Gazzettino veniva scritto, stampato e spedito in tutte le città del Nordest.
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