Cede l'argine del Taglio: allagati 500 ettari, paura per 800 capi di bestiame

Domenica 5 Novembre 2023 di Marco Corazza
Canale Taglio

CAORLE - Il Tagliamento invade la laguna, non più in grado di ricevere acqua, innescando un'impressionante piena tra tutti i canali consortili fra San Michele e Caorle.

Solo per un soffio l'altro pomeriggio non si è verificato il peggio. A saltare è stato l'argine del canale Taglio in località di Prati Nuovi di San Michele: le acque che hanno iniziato a riversarsi nel territorio del Settimo Bacino. Un vero effetto domino quello provocato dalla piena del Tagliamento, i cui argini hanno tenuto solo perché l'acqua si è riversata nella rete consortile.

IL CONSORZIO
«Sono stati due giorni e due notti di grande preoccupazione per gli abitanti delle aree tra la laguna di Caorle e Bibione - spiegano dal Consorzio di Bonifica del Veneto orientale - I nostri addetti alle opere di difesa idraulica da due giorni sono incessantemente al lavoro. Storicamente questo periodo dell'anno è particolarmente in questi territori: la concomitanza di alte maree eccezionali, unite alle condizioni meteorologiche tipiche del periodo, che possono dare luogo a eventi anche intensi, creano una miscela pericolosissima per questi vasti territori che si trovano al di sotto del livello del mare e sono percorsi da grandi fiumi come Piave, Livenza e Tagliamento, i cui bacini imbriferi si originano nelle Alpi, contenuti in argini di altezze che raggiungono e spesso superano i 10 metri per cercare di contenerne la potenza distruttrice».
Dopo l'alluvione catastrofica del 1966, nonostante una serie di interventi sul Tagliamento i problemi, risaputi, non sono mai stati risolti pur con piene spaventose, come durante la tempesta Vaia del 2018 e l'aqua granda del 2019. «La piena del Tagliamento è stata sostenuta, ma non eccezionale, così come la marea di +110 cm sul medio mare - spiegano i tecnici del Consorzio di Bonifica - mentre i venti di scirocco che avevano soffiato forte nella notte precedente erano calati e avevano girato in Libeccio. La punta di piena del Tagliamento tra San Michele e Latisana è stata raggiunta verso le 13 con un livello che ha mantenuto un franco di sicurezza di oltre 2 metri più basso del ponte sulla Statale 14, comunque chiuso per sicurezza. Ciò ha ovviamente innescato lo scolmatore Cavrato, sulla sponda veneta del fiume, che si dirama dal Tagliamento all'altezza di Cesarolo, dove si è incanalata più della metà della piena del fiume verso la laguna di Baseleghe e da questa, teoricamente, avrebbe dovuto arrivare al mare attraverso la foce di Baseleghe, all'estremità occidentale del litorale di Bibione. Le condizioni della marea e del vento non erano tali da suscitare particolare apprensione. Verso mezzogiorno, però, si è iniziato a notare un fenomeno di cui da tempo si paventava la possibilità, ma che non si era mai manifestato così chiaramente: le acque del Cavrato, una volta raggiunta la laguna di Baseleghe, non escono a mare attraverso l'omonima foce, ma cominciano a risalire il canale lagunare dei Lovi e quindi il canale di bonifica Taglio, gonfiandoli fino a raggiungere quote superiori ai due metri sul livello del medio mare, in pratica un metro al disopra dell'alta marea di venerdì. Un'ulteriore parte della portata del Cavrato si indirizza verso l'altro grande canale della laguna di Caorle, il Nicesolo, attraverso i canali lagunari Canadare e del Morto, mandando quindi in crisi l'intero sistema lagunare».
La pressione generata da questi livelli, che si confrontano con arginature di contenimento delle acque di quota di poco superiori ai due metri, sono state tali da provocare infiltrazioni e tracimazioni diffuse in molti punti e infine la rotta in sinistra idraulica del canale Taglio, a Prati Nuovi di San Michele, attraverso cui le acque hanno iniziato a riversarsi nel territorio del Settimo Bacino».

I SOPRALLUOGHI
I sindaci di Caorle e di San Michele, Marco Sarto e Flavio Maurutto, avevano messo in guardia la popolazione che vive tra Brussa e Bacino Villa di Caorle, Prati Nuovi e Terzo Bacino di San Michele. «Solo il tempestivo intervento dei tecnici e dei soccorritori ha evitato il peggio - spiegano Sarto e Maurutto - Non abbiamo sfollato nessuno, ma eravamo pronti a intervenire».
Con la rottura dell'argine del Taglio si è allagato un bacino di 500 ettari. La zona era destinata a una completa sommersione dei terreni che si trovano a quote che vanno dal livello del mare fino a un metro e cinquanta centimetri al di sotto. A preoccupare i soccorritori c'erano anche 800 capi di bestiame che dovevano essere portati in salvo e che difficilmente potevano essere allontanati in poco tempo, rischiando quindi di morire annegati. È partita quindi una corsa contro il tempo per richiudere la breccia di circa 10/15 metri attraverso la posa di sacconi di roccia portati dai Vigili del fuoco con l'elicottero. Ora resta la conta dei danni, anche per la forte erosione del litorale, e la preoccupazione della popolazione sanmichelina che da 40 anni attende la messa in sicurezza del fiume.
 

Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 10:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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