Sottomarina. Il figlio Fabio, 30 anni, rimasto solo: «Ho sperato si fossero chiusi in camera con gli asciugamani bagnati, poi quel messaggio»

Martedì 26 Marzo 2024 di Davide Tamiello
Il figlio Fabio, 30 anni, rimasto solo: «Ho sperato che si fossero chiusi in camera con asciugamani bagnati, poi quel messaggio»

SOTTOMARINA - «Questa mattina Sottomarina era irreale: immobile, ferma. Un silenzio indescrivibile». È rimasto solo dopo quella notte maledetta. Fabio Boscolo Scarmanati, 30 anni, ha perso la sua famiglia nel tragico rogo di via Roma e il suo primo pensiero, in questi giorni, è cercare di tenersi occupato per non fermarsi a pensare. Al camping Smeraldo di Isola Verde, storica attività degli Scarmanati, ieri c’era una vera e propria processione: amici, parenti, colleghi.

Fabio trova un momento, una parola e un abbraccio per tutti. «Non mi aspettavo tutta questa vicinanza. Si sono fatti sentire tutti, anche quelli con cui non avevo proprio rapporti così idilliaci. Mi fa piacere vedere quanta gente voleva bene a mamma e papà». È lo stesso Fabio a ricostruire quella notte d’inferno: in quella casa abitavano i genitori e il fratello Davide, mentre lui vive in un appartamento a una cinquantina di metri di distanza». «Io e Davide eravamo al campeggio quella sera. C’era del lavoro da terminare e allora gli ho detto: “Vai pure a casa non ti preoccupare, finisco io”. Quando sono tornato, un’ora più tardi, ho visto l’autopompa dei vigili del fuoco che era appena arrivata. Mi hanno subito avvisato: “Hanno visto tua mamma lì dentro”. A quel punto ho pensato “va bene, c’era anche papà e si saranno chiusi in camera, avranno buttato degli asciugamani bagnati a terra per limitare il fumo, adesso li riporteranno giù”». Il tempo, però, passava e il fratello, nel frattempo, non rispondeva al telefono. «Non mi rispondeva, ricordo di essermi anche infastidito: "Ti chiamo una volta, due, tre... ti accorgerai che è una cosa importante, no?" È passata un’ora, quando sono entrati in casa i vigili del fuoco già sapevamo che dovevano essere morti: con quelle temperature e quel fumo nero... potevi sentire il calore infernale dalla strada. A quel punto mi è arrivato il messaggio dai sanitari: “Ci sono tre persone dentro”. E allora ho capito che c'era anche Davide».

IL DOLORE

La notizia è esplosa come una bomba già sabato notte. «Erano tutti là, tutta la città sotto casa nostra. Faceva freddo, ma fino alle 4.30 del mattino nessuno si è mosso, fino a quando non si è capito cosa fosse successo. La strada era bloccata da quanta gente c’era». E ieri stesso copione. «Stamattina (ieri, ndr) in bar non parlava nessuno, e non mi avevano visto certo arrivare. Al mercato mi stavano aspettando tutti, piangevano tutti». La domanda a cui nessuno sa dare una risposta è sempre la stessa. «Cos’è successo? Non lo so, so solo che sono morti. La bici elettrica? Non c’entra nulla, non la usavano neanche. Penso sia esploso un trasformatore o una batteria, magari un cellulare in carica sul divano. L’impianto elettrico era stato fatto nei primi anni Duemila e non avevamo badato a spese. Rimpiango però una cosa: non aver avuto i rilevatori di fumo al piano terra. Mio papà li aveva fatti installare al piano di sopra, ma quando hanno suonato quelli ormai era troppo tardi. Se li avessimo avuti giù e fossero scattati forse oggi sarebbero ancora vivi». 

L’ULTIMO SALUTO

La stagione è alle porte e tra pochi giorni Fabio e Davide avrebbero dovuto presentare la loro nuova società. «Non ci sarà nulla da presentare», commenta amaro. Nei prossimi giorni verrà decisa la data del funerale e Fabio ci tiene a regalare ai suoi famigliari il tributo che meritano. «Il sindaco mi ha detto che si farà il lutto cittadino, ma non possiamo fare il funerale al Duomo: ci saranno almeno duemila persone. Serve uno spazio grande, come il mercato ortofrutticolo, quella era la casa di mio padre, abbiamo anche un parcheggio. Se non si può fare lì, si faccia allo stadio, o in diga. Voglio un evento bello, con la musica. I gruppi che suonano dal vivo, prima della funzione, e un pianista, come sarebbe piaciuto tanto a Davide e a mia madre. Un servizio navetta per gli anziani, perché tanti non hanno la patente e vorranno esserci: in questi due giorni ho ricevuto migliaia di messaggi». 

«EROI»

Una parola anche per i due soccorritori: «Onore al merito a quei due ragazzi, il loro è stato un atto di eroismo. Umar Munir lo conosciamo bene da anni, ci vogliamo bene: ha rischiato la vita per salvarli. Lo ringrazierò presto».

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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