All'Angelo di Mestre nasce "il mondo": quattro parti su dieci sono di bimbi stranieri

Sabato 30 Marzo 2024 di Fulvio Fenzo
MESTRE L'ospedale all'Angelo, nascite sempre più internazionali

MESTRE - Stanno aspettando la “terza generazione”. «Ci siamo vicini, non manca poi molto» dicono in ospedale, ma intanto continuano a fare i conti con arrivi in reparto sempre più “da tutto il mondo”, misurandosi con abitudini e tradizioni lontane (ed ora vicine) che si imparano giorno dopo giorno. Perché qui all’Angelo la percentuale di fiocchi rosa e azzurri delle famiglie di altri Paesi - pur generalmente in calo in numeri assoluti come in tutta Italia (e come riferiamo oggi nel fascicolo nazionale) - aumenta anno dopo anno. Un cambiamento che la squadra in campo dell’ospedale-hub per tutta la provincia anche su questo fronte, riesce comunque ad affrontare con il sorriso.


UNA SQUADRA IN CAMPO
I passeggini con il “doppio prezzo” in italiano e in bengalese, messi in vetrina nel negozio Cecchetto di Mestre come raccontato ieri dal Gazzettino, nei reparti di Ostetricia e Pediatria dell’Angelo trovano subito la loro ragione. È questa la nazionalità che registra un’impennata di nuovi nati in città, con una percentuale che nel 2024 si sta avvicinando al 20% (dal dato totale delle mamme asiatiche vanno tolte quelle cinesi), mentre generalmente si assiste ad una sorta di “impreparazione” al parto da parte di moltissime mamme non italiane. «Le donne straniere non frequentano i corsi di preparazione alla nascita, pur essendo seguite dai consultori, né le vediamo agli incontri informativi del Punto nascita - spiegano Raffaele Battista, primario di Ostetricia e ginecologia, e la capo ostetrica Barbara Guarinoni -.

Se va bene iniziamo a conoscerle solo a fine gravidanza, altrimenti arrivano improvvisamente al momento del travaglio». E qui entra in gioco la “squadra” dell’ospedale dellAngelo, della quale fanno parte anche Paola Cavicchioli, primaria di Pediatria, e Michela Chirico, a capo della Terapia intensiva neonatale, con l’assistenza dei mediatori culturali messi in campo anche dal Comune di Venezia per comprendere le singole situazioni. 


PROBLEMI E TRADIZIONI
Situazioni spesso non preventivate, anche se ormai si è capito che molte mamme bengalesi (fino all’80%) fanno i conti con gravidanze complicate dovute al diabete pre-gestazionale, forse dovuto all’abuso di alimenti inappropriati e alla cucina pesante, che finiscono poi per ripercuotersi anche sui neonati, con un 10 per cento di bimbi stranieri in più che finisce subito in terapia intensiva (il 40% contro un 30% medio), per non parlare di mamme che, in tutti i nove mesi di gravidanza, non si sono sottoposte nemmeno ad una ecografia.
«Abbiamo cercato di promuovere riunioni con le varie comunità - spiegano in ospedale -, lavoriamo con l’assistenza dei mediatori, abbiamo prodotto dei depliant informativi in inglese, francese e bengalese». E qualcosa, con pazienza, sta funzionando, per esempio con le coppie di origine africana nelle quali mamma e papà sono a volte consanguinei, con il rischio di patologie ematologiche: «Ora cominciamo a dircelo subito loro... Hanno capito».
Poi, invece, ci sono le tradizioni difficili da estirpare, come l’avversione delle bengalesi per l’allattamento immediato, visto che rifiutano il colostro (il primo latte prodotto nel post partum) in quanto lo considerano “impuro”, «anche se poi magari allattano fino ai tre anni del bimbo» aggiungono all’Angelo. E il latte artificiale viene poi visto come un segno di “ricchezza” per delle neomamme che , sempre per tradizione, per 40 giorni sono considerate “regine” che devono essere “servite e riverite”. Ancora, per le donne originarie del Bangladesh è difficile accettare il parto naturale (che è invece un vanto dell’Angelo ed è la maggiore garanzia per la salute dei neonati e delle mamme), perché nel loro Paese vanno spediti con i cesarei. 


IL CODICE FISCALE


Mondi diversi ed anche distanti, ma con i quali bisogna fare i conti. Sempre a proposito di bimbi, i genitori dell’Est Europa sono terrorizzati dalla febbre dei loro figli, con arrivi al Pronto soccorso anche per poche linee, oppure i bengalesi “perché non mangiano”. Eppoi, quando c’è da scegliere il nome del bimbo, alcune nazionalità non decidono oppure lo cambiano nei giorni successivi dopo aver consultato la loro comunità, mandando ovviamente in tilt le necessarie pratiche burocratiche. «Per non parlare di quando nascono dei gemelli - raccontano all’Angelo - per i quali capita che scelgano nomi che cambiano di una sola vocale. E questo rende impossibile generare il codice fiscale». 
Rientrano così provvidenzialmente in campo i mediatori culturali, perché a volte perfino alcuni papà si rifiutano di tradurre alle mogli certi argomenti. «Oppure, quando non c’è il padre, arrivano i fratellini dei neonati che saltano scuola e vengono a tradurre per le loro mamme». E qui c’è da mettere da parte ogni preconcetto, perché questo è il mondo con cui un ospedale come quello dell’Angelo fa i conti ogni giorno. Ed è ormai il nostro mondo. 
 

Ultimo aggiornamento: 12:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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