Le serrande dopo le ferie restano abbassate: Meggetto chiude

Domenica 10 Settembre 2023 di Filomena Spolaor
Meggetto chiude

MESTRE - Sembra avesse chiuso per ferie in agosto, ma non ha più riaperto. “Fra un anno mia figlia Elisabetta andrà in pensione. Il negozio era ben avviato e lavorava, ma da quando mia nipote Silvia ha partorito e si è trasferita a Jesolo, la madre trovandosi sola ha pensato di ritirarsi a una vita più tranquilla. Per mantenere un’attività serve entusiasmo, così Betty ha deciso di chiudere e andare in pensione con un anno di anticipo”. Con queste parole Pietro Meggetto, uno dei sei fratelli che hanno contribuito al successo imprenditoriale del marchio di calzature tra i più noti del Nordest, spiega il cartello “affittasi” appeso sulla vetrina del negozio al civico 94.

LA STORIA
“Abbiamo iniziato l’attività di vendita di calzature con mio padre Attilio nella primavera del 1948 – racconta Pietro -.

Frequentavamo i mercati con un banco di scarpe, andavamo a Mestre, Magherà, Mogliano. Poi quando ognuno è cresciuto, ha iniziato ad aprire un proprio negozio fornito. Abbiamo collaborato tra noi fratelli, avevamo formato uno dei primi “Gruppi acquisto” d’Italia”. I negozi si sono poi estesi e sono nati numerosi punti vendita, sono state create nuove linee con altri nomi, presenti anche nei centri commerciali. “Io ero a Martellago – prosegue Pietro - e nel ‘78 mi sono trasferito a Mestre, in via San Donà. All’inizio ho aperto al civico 94. Dopo qualche mese mi sono spostato al 100, dove adesso c’è Tigotà e ho iniziato a vendere articoli sportivi. ‘Meggetto Spor’t era un negozio ben frequentato, ha avuto successo ed è diventato anche un importante centro di aggregazione con l’istituzione dello Sci Club. Nel 2000 ho chiuso il negozio al civico 100 e l’ho affittato a Tigotà. Mia figlia si è spostata in quello più piccolo, di nuovo al civico 94, insieme alla figlia Silvia. Hanno deciso di estendere l’offerta anche alla vendita di abbigliamento”.

Pietro ricorda che la famiglia ha resistito durante i lavori per le fognature, poi a quelli del tram. “Era stata chiamata una ditta di Udine – spiega Meggetto -. Gli operai scavavano, avevano fatto la base sull’incrocio con via Comelico. Arrivava tutto il materiale da asporto, che poi i camion portavano via. E poi c’è stato il lungo lavoro sulle rotaie del tram”. Il radicamento a Carpenedo è sempre stato forte e nonostante le cicliche crisi del mercato, dovute all’economia globale ma anche ai lavori per il tram, le titolari hanno sempre resistito.

VICINATO
“In tanti mi hanno proposto di trasferirci in centro, ma io non ho mai voluto allontanarmi dalla mia Carpenedo. Credo nell’importanza dei negozi di vicinato, nel loro essere punto di riferimento e di fiducia per i cittadini” aveva detto Betty in un’intervista dedicata alle botteghe storiche, pubblicata nell’ottobre del 2019 sul settimanale “L’Incontro”.
 

Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 14:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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