Marco Polo, spunta la madre Elena dall'archivio di Stato di Venezia

Sorprendente scoperta in un atto notarile del 1314

Domenica 7 Gennaio 2024 di Alessandro Marzo Magno
Un ritratto di Marco Polo

VENEZIA - Una madre, una figlia, una data di morte sbagliata, un Marco Polo "femminista": sono molti, e di non secondaria importanza, gli aspetti inediti emersi in questi ultimi anni dai documenti d'archivio riguardanti la figura del viaggiatore veneziano, morto il 9 (e non l'8) gennaio 1324, ovvero esattamente settecento anni fa. Cominciamo dalla scoperta più recente, che è anche la più sorprendente: «Io Elena madre di Marco Polo» sta scritto in un atto notarile del 13 luglio 1314 conservato nell'archivio di Stato di Venezia. Il punto è che dieci anni prima della morte di Marco sua madre non ci sarebbe dovuta essere: sulla base di quanto riferito nel "Milione" risultava scomparsa quando il futuro viaggiatore era ancora un bambino.
Assodato che non poteva trattarsi né di un falso, né di un'omonimia, rimane irrisolta la domanda riguardo chi fosse quella donna che si dichiarava madre di Marco Polo.

La risposta più immediata è che si trattasse davvero della mamma del viaggiatore e che quindi vadano riviste le nostre conoscenze su di lui. Ad accorgersi di quanto riportato nelle pergamena trecentesca è stato Luca Molà, medievista, direttore della sede veneziana dell'università britannica di Warwick, assieme all'archivista Paola Benussi. Il motivo per cui il nome non era mai stato notato in precedenza è che il documento trecentesco è sbiadito, macchiato d'inchiostro, per cui risulta visibile soltanto utilizzando la luce ultravioletta.

AI RAGGI X
Molà ne ha scritto nell'ultimo numero di "Archivio Veneto" e qualche mese fa ne aveva già riferito "il Gazzettino". Ma la revisione degli assetti familiari di Marco Polo non si ferma qui. In un documento emerso soltanto poco tempo prima compare Agnese, figlia naturale che Marco Polo aveva avuto prima del matrimonio con Donata Badoer dal quale sono nate Fantina, Bellela e Moretta. La scoperta di Marcello Bolognari, dottorando in italianistica a Ca' Foscari, è riportata nel secondo fascicolo del 2021 di "Studi medievali": nel testamento, rogato il 7 luglio 1319, «Agnese, moglie di Nicoletto Calbo, del circondario di San Giovanni Grisostomo, nomina fidecommissari Marco Polo, il padre, e Nicoletto Calbo, il marito», riporta la pergamena, pure questa conservata all'archivio di Venezia. Notare che la famiglia Polo abitava nella medesima parrocchia di Sant'Agnese.

LE VOLONTÀ
Il testamento originale del viaggiatore è uno dei documenti più preziosi della Biblioteca nazionale Marciana. Presenta la data del 9 gennaio 1324, come sottolinea Tiziana Plebani, storica, già bibliotecaria della Marciana, nonché curatrice del volume "Il testamento di Marco Polo", edito nel 2019 da Unicopli. «Quando Marco Polo detta il documento», osserva Plebani, «è in fin di vita, come viene detto nel testamento, e questo lo capiamo dalla stringatezza del testo. Certo, non vi è alcuna sicurezza, ma con buona probabilità è morto quel giorno». Di sicuro, in ogni caso, non poteva morire il giorno prima. Nel testamento, inoltre, sono nominate soltanto donne: il viaggiatore lascia un appannaggio alla moglie, e suddivide i beni assegnandone un terzo a ciascuna delle tre figlie. Vero che non aveva figli maschi, ma avrebbe potuto nominare parenti collaterali. Non conosciamo i motivi di questa scelta tutta al femminile, all'origine ci potrebbero essere state liti familiari, ma è un dato di fatto che non lascia nulla ad alcun maschio.

I DOMENICANI
Un ulteriore aspetto della vita di Marco Polo emerso dai documenti esaminati negli ultimi anni è costituito dai suoi importanti legami con i domenicani. Nel 1323, un anno prima della morte "Marco Paulo de confinio Sancti Ihoannis Grisostomi" fa da testimone per l'accettazione di un lascito testamentario a favore del convento domenicano dei Santi Giovanni e Paolo. Il documento è stato studiato da Antonio Montefusco, docente di Letteratura latina medievale a Ca' Foscari. Anche in questo caso "il Gazzettino" ne aveva riferito. Intanto a Treviso, nel 2019, era emerso un documento nel quale, in data 16 novembre 1320, che scrive: «Piena e irrevocabile sicurtà faccio io Marco Polo figlio di Nicolò».

GLI EVENTI
Nel 2024, l'anno poliano, sono previste importanti novità editoriali. L'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, in collaborazione con l'Archivio di stato e la Marciana, sta preparando quello che confidenzialmente viene chiamato "il monumento", ovvero l'edizione a stampa della raccolta di tutti gli oltre ottanta codici riguardanti Marco Polo. Il volume uscirà entro l'anno a cura di Andrea Nanetti, docente di Digital Humanities alla Nanyang Technological University di Singapore, ed è prevista la traduzione sia in inglese sia in cinese. Tra pochi giorni, il 12, uscirà invece una nuova traduzione del "Milione", pubblicata da Marsilio. Ha una postfazione di Renata Pisu, giornalista e sinologa ed è accompagnata da un testo di Giovanni Montanaro. «Pareva tutto magico, quel libro. Nato in fondo per caso, durante la prigionia di Marco Polo, era un'epopea roboante, incantevole, superba. Usi e costumi stravolti, ragazzi che non era bene che restassero vergini prima del matrimonio, le quattro mogli legittime di Qubilai Qa'an, e poi belle scodelle di porcellana, balene ubriacate con il tonno, cavalli senza osso nella coda», annota lo scrittore veneziano. Giordano Tedoldi ha ritradotto il manoscritto dell'opera che Marco Polo, prigioniero dei genovesi, aveva dettato a Rustichello nello scrittorio allestito dai pisani, pure loro prigionieri di guerra (e non nel buio di una cella come spesso fantasiosamente raffigurato). L'originale di "Le Devisement dou monde" questo il titolo dell'opera in francese è andato perduto, ma Tedoldi ha utilizzato il codice parigino fr. 1116, il più vicino alla versione primigenia (chi avesse curiosità di leggerne la trascrizione può scaricarla gratuitamente da edizionicafoscari.unive.it).
 

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