Gatti a Venezia, fotomodelli consumati fra calli e campielli: la mostra di ​Marianna Zampieri - Foto

Venerdì 16 Febbraio 2024 di Chiara Pavan
Gatti a Venezia

A Pieve di Soligo domani si inaugura una mostra di Marianna Zampieri che ha immortalato i mici nel loro ambiente lagunare Ritratti e protagonisti di felini più o meno sornioni.

Mordicchio è nato ad Annone e si è trasferito a Venezia a soli tre mesi, sentendosi subito un "serenissimo": con i pescivendoli del vicinato ha fatto un patto, lui spaventa i gabbiani, in cambio riceve bocconcini prelibati.

Van Gogh, invece, abita alla Giudecca e ha eletto il Bar dal Moro come residenza: guai disturbarlo quando si appisola sui cuscini della panca in vetrina. E poi ci sono Luna e Tempesta, sorelle di Lampo, incapaci di resistere al fascino dei tetti su cui passeggiare in libertà. E Mila, che adora le gondole. Vite da gatto. Magiche, sorprendenti, inaspettate, irriverenti anche, come i mici che abitano Venezia.


Alla faccia dei vicentini "magnagatti", Marianna Zampieri è una vera amante dei gatti: da «gattofila» convinta, e «anche vegetariana», l'impiegata 43enne dall'animo "felino" si è trasformata in fotografa, o meglio «gattografa», decisa a raccontare i mici a spasso per Venezia a modo suo. Un elegante e affettuoso sguardo in bianco e nero che illumina un universo particolarissimo, popolato di creature eleganti, curiose e indipendenti, bellissime come la città che li ospita, «unica come ciascuno di loro». E "Cats in Venice", progetto fotografico che finora si è concretizzato in tre volumi, è al centro della mostra che si apre domani alle 17 (fino al 6 aprile), giusto in occasione della Festa Nazionale del Gatto, alla biblioteca comunale di Pieve di Soligo, anticipato da un incontro con l'artista all'Auditorium Battistella Moccia.


L'IDEA


Un po' gatta, in fondo, lo è anche Marianna: «Come i gatti ho bisogno dei miei spazi, mi piace stare per conto mio, fare quello che mi va - ride - Devo prima annusare le persone per capire se mi piacciono o no, e dietro la macchina fotografica trovo la mia zona di comfort». Da una decina d'anni immortala i gatti veneziani nella loro quotidianità, fatta di passeggiate nelle calli o sui tetti, dormite su panchine, sedie dei bar, gondole e vetrine, persino sugli altari delle chiese aperte.


Ogni scatto racconta una storia, «perchè ogni gatto protagonista della foto - spiega lei - ha una sua biografia», e Marianna le ha ricostruite tutte, incontrando gli "umani" con cui i gatti hanno scelto di vivere. Così, nel 2015 ha iniziato a fotografarli insieme ai loro "padroni" nel progetto "Passions", che poi si è evoluto in "C-AT Work", gatti che vivono nei luoghi di lavoro, ancora in "progress" dopo altri tre libri. Nel frattempo, continua "Cats in Venice" costruito attorno ai mici che popolano una «città unica come Venezia», che va ad affiancarsi a "Cats and their Artists", con ritratti in bianco e nero di artisti nel loro settore assieme ai loro gatti.


LA PASSIONE


«Fotografo i gatti per passione, o meglio per passione verso i gatti - precisa Marianna - mi concentro solo su di loro. Per questo mi sento "gattografa". Mi piace questo nome, è un modo per alleggerire una "professione" che prendo con leggerezza: i progetti sui gatti li faccio per me, me li produco. Lavoro per me stessa non ho tempi nè scadenze da rispettare. È il mio secondo lavoro, che chiaramente mi dà molta soddisfazione». Ogni sabato, così, Marianna parte per Venezia in cerca di mici da scoprire: «Andare a Venezia è la mia ora d'aria della settimana, una gita per staccare la spina, e quando vado a conoscere i gatti diventa sempre una bella esperienza», poi è chiaro che nei suoi libri affiorano storie più curiose che attirano l'attenzione del pubblico. Come quella di Mordicchio, paladino di pescivendoli e bambini, «la sua espressione così particolare me l'ha regalata giocando. Quel giorno avevo solo a disposizione il cavo del telefonino, che ha funzionato». Un'altra foto cui Marianna è molto affezionata è quella di Sandy, micio curioso che ha infilato il muso nello spioncino di un portone veneziano: «È stato un colpo di fortuna, non l'ho più incontrato: aveva fiutato un altro gatto che passava all'esterno, così ha appoggiato il muso». Gli incontri sono davvero una questione di fortuna, proprio perché i gatti fanno quello che vogliono, «bisogna avere pazienza, aspettare quelli che concedono, quelli che hanno voglia di giocare con te».


IL BIANCO E NERO


Il bianco e nero, per Marianna, è l'ideale - una foto presente in mostra è in gara tra le migliori 100 "pet-photo" dell'anno a livello internazionale -, e risponde «al mio gusto personale: ma il bianco e nero è un colore senza tempo, come la città di Venezia, puoi collocare la foto in qualsiasi anno ed è difficile che cambi. Lo stesso accade per i luoghi di lavoro, così vissuti: la fotografia in bianco e nero ripulisce dal caos e si concentra sul soggetto senza perdere ambientazione». Anche in questo universo Marianna si muove a caccia di storie: come quella della ferramenta col suo micio Brugola sempre in vetrina; oppure un negozio di ricambi auto di Pordenone scelto da una colonia di mici come base, «tre di loro entrano ed escono tranquilli nel negozio, ma fanno i bravi e i proprietari lasciano loro lo spazio». Ci sono gatti che vivono in farmacia, nelle librerie, e addirittura nelle fornaci e nei laboratori del vetro di Murano. «Un micio mancato da poco, a Padova, aveva scelto un cinema come sua nuova residenza, abbandonando così la casa dei suoi proprietari. Ho trovato anche gatti che vivono a scuola: in un istituto superiore questa cosa è stata spiegata agli studenti, dando imput per realizzare progetti all'insegna del rispetto».

Ultimo aggiornamento: 11:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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