Cinto Caomaggiore. «Come sta la mia bambina?». Il papà 43enne si sveglia dalla sedazione e chiede della figlia lanciata dal balcone

Mercoledì 10 Gennaio 2024 di Davide Tamiello
«Come sta la mia bambina?». Il papà 43enne si sveglia dalla sedazione e chiede della figlia lanciata dal balcone

CINTO CAOMAGGIORE - «Come sta la mia bambina?». L'uomo che la sera del 5 gennaio aveva buttato giù dal balcone di casa la figlia di 5 anni ha avuto il primo incontro con i suoi avvocati, Valter Buttignol e Igor Visintin.

Nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Portogruaro ha sostenuto con i legali un breve colloquio, durato poco più di una decina di minuti, in cui ha ricostruito quanto accaduto in quella serata di follia. L'uomo ai legali è apparso molto provato e affaticato ma prima di tutto ha voluto sapere le condizioni della bambina. La piccola non è in pericolo di vita: fortunatamente il prato ha attutito la caduta e quindi se l'è cavata con un trauma cranico e 30 giorni di prognosi. Al momento è ricoverata all'ospedale Ca' Foncello di Treviso: le ferite più gravi da superare saranno quelle psicologiche. Traumi per cui servirà decisamente più tempo: la bambina è rimasta cosciente per tutto il tempo, ha visto il padre urlare, andare fuori di testa, prenderla e lanciarla giù dal terrazzino. L'ha visto buttarsi a sua volta per provare a togliersi la vita, per poi scappare ed essere fermato dai passanti prima di essere consegnato ai carabinieri.

L'ORDINANZA

Al momento il 43enne di Cinto è in custodia cautelare nel reparto di Psichiatria, come disposto dalla giudice per le indagini preliminari di Pordenone Monica Biasutti. Una destinazione quasi obbligata, se si considera che l'uomo dalla mattina del 5 gennaio si trova in ospedale (fino a lunedì era Rianimazione) sedato.
In questo momento si aspettano i risultati dei test tossicologici: saranno fondamentali per capire se l'uomo, quella sera, fosse sotto l'effetto di qualche stupefacente. Resta il fatto che, a giudicare dall'ordinanza di custodia cautelare, per la gip l'uomo, pur all'interno di un presunto episodio di natura psicotica, al momento del fatto una certa capacità di intendere l'aveva. A suffragare questa circostanza anche il fatto che una volta precipitato dall'altezza di 4 metri, avrebbe tentato di allontanarsi, per logica, comprendendo la gravità di quanto commesso. Il colloquio di ieri con i due legali è stata la prima pietra per delineare la strategia difensiva in vista del prossimo processo: l'accusa per l'uomo è di tentato omicidio.

IL PRECEDENTE

Secondo amici e famigliari (la stessa madre del 43enne che, quella sera, era a cena con lui e la nipote) non c'erano segnali che potessero presagire a un epilogo tanto violento. La notte precedente, però, i vicini avevano sentito delle urla provenire sempre da quell'appartamento, tanto che lo stesso costruttore della palazzina, che vive nel condominio, aveva chiesto ai vari condòmini che cosa fosse accaduto. L'uomo ora in stato di fermo aveva negato che quelle urla venissero da casa sua e aveva raccontato di non essersi accorto di nulla. Elementi che verranno presi in considerazione dagli investigatori dell'arma per capire se quell'episodio avesse altre avvisaglie precedenti.

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