Lettera dei detenuti nel carcere di Venezia: «La nostra vita a Santa Maria Maggiore tra sovraffollamento, mancanza di servizi e violenza delle guardie»

Secondo i carcerati nelle condizioni descritte nella lunga epistola è impossibile rispettare la funzione rieducativa della detenzione

Venerdì 1 Marzo 2024 di Davide Tamiello
Lettera dei detenuti nel carcere di Venezia

VENEZIA - «Sovraffollamento, tensioni con la polizia penitenziaria, mancanza di servizi: vi raccontiamo la nostra vita a Santa Maria Maggiore». I detenuti scrivono una lettera per rendere pubbliche le difficoltà all’interno del carcere di Venezia alla luce, anche, della denuncia con cui un 23enne ha accusato tre agenti di averlo picchiato selvaggiamente. «Sabato 10 febbraio - spiegano - abbiamo indetto e fatto uno sciopero della fame di tre giorni per il sovraffollamento e le condizioni carcerarie.

Abbiamo spiegato che la nostra era una protesta pacifica e presentato le nostre richieste scritte. Siamo stati ricevuti dal capo della polizia penitenziaria e dagli educatori, ma non dal direttore. Abbiamo visto che la nostra protesta non è stata trattata dagli organi di informazione e, così, abbiamo deciso di scrivere per riassumere la nostra situazione».


SOVRAFFOLLAMENTO

Il problema principale, per i detenuti, è appunto legato ai numeri. Sono tanti e questo si riflette anche inevitabilmente sul rapporto con “le guardie”. «Nonostante il loro lavoro (da noi rispettato, fanno una marea di ore) non riescono a essere efficienti e a esaudire tutte le nostre esigenze di base. O loro sono pochi, o noi siamo troppi». «Sabato scorso - continuano - c’è stata una guerriglia tra tunisini e albanesi, si sono quasi ammazzati e hanno bruciato materassi e cuscini. Sono rimaste ferite anche persone che non erano coinvolte. E così, adesso dobbiamo subire tutti delle ulteriori limitazioni». Altra questione quella legata alla sanità. «Mancano dottori, le cure sono approssimative - continuano - mancano gli specialisti e molte medicine. C’è un uso eccessivo di psicofarmaci». 


I detenuti lamentano, inoltre, di non riuscire a essere ricevuti con continuità dagli educatori e la mancanza di attività. «Totale assenza di possibilità di fare attività fisica (calcetto, pallavolo, basket: niente). Abbiamo solo una palestra sporca e fatiscente. Non ci sono inoltre corsi educativi e di specializzazione. Servirebbe a tutti qui dentro un corso di educazione civica». 


PENE ALTERNATIVE

Altro tema quello relativo alla presenza del garante che, secondo i detenuti, non si farebbe vedere molto spesso. Inoltre sarebbe molto difficile accedere alle pene alternative. «Non troviamo alcun aiuto per agevolarle: ci sono grandi difficoltà per trovare case o alloggi per i domiciliari. Senza contare che ci vengono concesse solo quattro chiamate a settimana ma non la domenica, che sarebbe il giorno più importante». 

Secondo i carcerati a queste condizioni sarebbe impossibile rispettare la funzione rieducativa della detenzione. «Non esiste una visione o un’organizzazione con cui il carcere ti corregga, ti migliori o ti dia la possibilità, una volta scontata la pena, di uscire e non rifare le stesse cose che ti hanno portato in prigione o ti prepari a cosa farai una volta uscito». Per le persone più fragili, un dramma. «Ogni settimana ci sono tentativi di suicidi, spesso per fortuna scongiurati dai compagni di cella».

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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