Accusa di tentato omicidio, in carcere l'aggressore del titolare di un bar

Giovedì 4 Aprile 2024 di Michele Fullin
Accusa di tentato omicidio, in carcere l'aggressore del titolare di un bar

MESTRE - Era stato riconosciuto due giorni dopo il fattaccio grazie alle immagini di un filmato, ma non era stato possibile procedere a un fermo di polizia giudiziaria perché sarebbe durato lo spazio di un mattino, non essendoci pericolo di fuga. Così si è preferito tenerlo d’occhio fino a quando non si è conclusa la raccolta di tutti gli elementi utili a chiedere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E così è stato. Sabato scorso la polizia è andata a prelevare G.C., cittadino romeno di 31 anni, che vanta già parecchi precedenti per reati contro il patrimonio e il possesso di armi.

L’accusa nei suoi confronti è di tentato omicidio nei confronti di Kasam Abul, titolare del Skv bar di corso del Popolo e del suo dipendente Tarek Rahman avvenuto la sera del 26 febbraio.

In base alle risultanze dell’indagine condotta dal Commissariato di Mestre, il romeno, dopo aver bevuto alcuni alcolici all’esterno del bar aveva detto di non avere i soldi e che avrebbe pagato il giorno dopo. Di fronte all’insistenza del titolare di essere pagato all’istante, l’uomo aveva estratto un grosso coltello che teneva nascosto sotto la giacca. Rahman, nel tentativo di disarmarlo si era ferito alla mano, ma non prima di aver chiuso la porta a chiave. Circostanza che è servita a poco perché, dopo aver sfondato la porta, il romeno ha colpito con un fendente alla testa Abul provocandogli una vistosa ferita e poi cercando di colpirlo al torace, ma tagliando fortunatamente solo il giubbotto. Il video girato da un passante fornito alla polizia, unito all’analisi per il riconoscimento automatico dei fotogrammi, aveva consentito un’immediata identificazione dell’aggressore, confermata poi dalle vittime. Per il sostituto procuratore Stefano Buccini, che aveva seguito le prime parti delle indagini, c’era pericolo di reiterazione del reato, per cui l’uomo sarebbe dovuto finire in carcere. Ieri, comparso di fronte al giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio di garanzia, l’uomo (assistito dagli avvocati Stefania Pattarello e Marco Marcelli) ha brevemente risposto, spiegando che sia lui che il suo amico non erano molto lucidi, avendo già bevuto alcolici da un’altra parte. Ad un certo punto avrebbe detto a Abul di non riuscire a pagare la consumazione e gli avrebbe lasciato in “pegno” il cellulare. Da questo era nato un alterco poi degenerato per l’uso del coltello da poco acquistato. I legali a breve chiederanno con molta probabilità un’attenuazione della misura cautelare puntando sul fatto che a loro parere non si tratterebbe di tentato omicidio. 

Ultimo aggiornamento: 16:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci