La delegazione italiana che indaga sulla morte di Giulio Regeni è appena rientrata a Roma.
Arriveremo alla verità sul caso Regeni? «Non lo so. Deve essere chiaro che le indagini sono in capo all'autorità e alla polizia giudiziaria egiziane. Noi collaboriamo nel limite del possibile». Così ha risposto il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, ad una domanda durante una tavola rotonda in Cassazione in memoria dei magistrati vittime del terrorismo. Pignatone ha ricordato che «quando è stato prospettato dalla polizia giudiziaria egiziana che le persone uccise in un conflitto a fuoco fossero coinvolte nel caso, noi abbiamo detto no». Ma il magistrato ha quindi precisato che «noi collaboriamo, ma nelle forme possibili tra due Stati tra i quali non c'è neanche un trattato».
Secondo quanto si apprende dopo il vertice tra investigatori e inquirenti a piazzale Clodio, è stata accolta buona parte delle richieste della procura di Roma alla magistratura del Cairo per fare luce sull'omicidio di Giulio Regeni. Gli inquirenti hanno definito «utile e cordiale» l'incontro di domenica scorsa nella capitale egiziana. Rispetto a quanto sollecitato dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal pm Sergio Colaiocco nella seconda rogatoria del 14 aprile scorso, mancano ancora i traffici di celle telefoniche considerate utili per lo sviluppo delle indagini, i tabulati di due utenze di egiziani ed alcuni verbali di informazione. Tutta la documentazione dovrà ora essere tradotta. Tra una decina di giorni gli inquirenti di piazzale Clodio potranno fare una prima valutazione degli atti ricevuti.
Regeni, investigatori tornati in Italia
«Non so se arriveremo alla verità»
Martedì 10 Maggio 2016
Partito per il Cairo sabato scorso, il team, composto da funzionari del Ros e dello Sco, è sbarcato all'aeroporto di Fiumicino da un aereo di linea della compagnia aerea Egyptair, atterrato poco dopo prima delle 14.
