Francesca, l'influencer della grappa: «Travolta dalla passione di famiglia»

Lunedì 2 Gennaio 2023 di Edoardo Pittalis
Francesca, l'influencer della grappa: «Travolta dalla passione di famiglia»

UDINE - La risposta più moderna per il prodotto più antico. Ha funzionato subito e Francesca Bardelli Nonino, 32 anni, udinese, è diventata di colpo la prima influencer della grappa. Riconosciuta negli Usa e in Italia. La sesta generazione dei Nonino, distillatori dal 1897, si è recata al completo a Roma alla Camera dei Deputati per ritirare il Premio America.

In piena pandemia, Francesca si era inventata per gli americani un modo nuovo per aiutare il settore della ristorazione, particolarmente colpito dalle restrizioni. Era anche riuscita a raccontare in una maniera originale la storia della sua famiglia e della grappa: una serie di lezioni in web sull'educazione al gusto e alla tradizione. Non più la grappa vista soltanto come una volta, quando in un Friuli contadino e povero dicevano che era l'acqua di fuoco che bruciava tutto, anche la fame. Quando serviva a uccidere il freddo prima di uscire e calpestare la neve con gli zoccoli ai piedi per andare nei campi o in una scuola distante chilometri. Dopo aver mangiato sempre e solo polenta. Certo, oggi è diverso e quel Friuli è diventato una realtà che traina il made in Italy e i Nonino ne sono parte attiva. A Persereano in piena campagna friulana, dove il fiume Torre divide dritto la terra del frumento da quella dell'uva, hanno aperto il Borgo Nonino. Un casale protetto da ettari di orto e di bosco è il loro tempio della distillazione. Una dinastia al femminile quella dei Nonino. «La grappa è femmina» ripete da sempre Giannola circondata dalle sue tre figlie e dalle sue sette nipoti su otto. La Nonino nel 2019 è stata premiata come migliore distilleria del mondo, la prima volta di una distilleria italiana e di una grappa. Fattura quasi 20 milioni di euro, esporta più della metà del prodotto in 85 paesi. L'azienda è la famiglia: Gianola e Benito Nonino presidenti, al vertice la figlia Elisabetta, nel consiglio le altre figlie Antonella e Cristina. La giovanissima Francesca, figlia di Cristina, è responsabile della comunicazione web.


Era destino entrare in azienda?
«Sono stata travolta dalla passione di famiglia. Sono la più piccola di otto cugini, ho avuto un'infanzia bellissima, siamo stati tanto a Percoto con i nonni fondamentali nella nostra crescita. Il nonno ci portava in bicicletta in distilleria, ricordo il profumo dei distillati, quello di pere era il mio preferito. Sono cresciuta tra gli alambicchi, la vendemmia mi ricordava che stavano per riaprire le scuole. È stato naturale entrare a far parte di questa storia una volta completati gli studi: ho preso la laurea triennale alla Bocconi in gestione aziendale, mi sono specializzata alla Luiss, poi per sei mesi a Seul. Ho fatto esperienza a Trieste alla Illy Caffè, ma non volevo lavorare in un'azienda che non fosse quella della famiglia. Qui ho fatto la gavetta, il tappabuchi, quella che va alle fiere nello stand in Italia e poi in giro per il mondo. Ho chiesto di avere un mercato preciso per costruire qualcosa e la zia Elisabetta mi ha detto: Vieni con me in America. L'ho vista lavorare, l'ho seguita, mi ha permesso di avere un mio stile. Poi ho incominciato ad andare regolarmente negli Usa».


Ma come si diventa influencer della grappa?
«Lavorando ho incominciato a capire quanto fosse importante digitalizzare l'esperienza e la storia della distilleria e della grappa. Mi sono appassionata alla comunicazione, ho studiato, avvicinandomi al mondo della grappa fino a diventare sommelier di terzo livello per avere le conoscenze giuste. Ho messo i membri della famiglia davanti alla telecamera e non c'è niente di più bello che riascoltare la rivoluzione della grappa fatta dai miei nonni. Quando ho portato a casa quelle che io chiamo le mie pietre miliari, ho trovato il coraggio per raccontare la grappa anche a modo mio. Durante il periodo della pandemia ho cercato di reinventare una comunicazione per i nostri estimatori del mercato americano e ho pensato che la cosa più bella da fare fosse l'educazione e la comunicazione sulla grappa. Ho fatto un video condiviso sul profilo linkedin, è diventato virale ed è partito un modo nuovo di comunicare anche online. Ho fatto queste lezioni in molti stati degli Usa per importatori, ristoratori, clienti».


Tutto così facile?
«La difficoltà più grande è stata essere una giovane donna perché questo è un settore nel quale capita che vengano utilizzate belle ragazze come immagine ma poco competenti sul prodotto. Io dovevo far capire che non ero solo una bella ragazzina, ma una persona che aveva una cultura a riguardo. Che doveva comunicare che ogni grappa è un mondo a sé, che la rivoluzione Nonino è stata passare alle grappe di Picolit, Chardonnay, Sauvignon, Prosecco».


Che effetto fa essere chiamata influencer della grappa?
«Il web si è rivelato un modo di comunicare molto efficace, soprattutto per un'azienda con le nostre dimensioni. La Fondazione italo-americana ha notato queste lezioni e mi ha chiesto di realizzare una puntata speciale sul legame tra l'Italia e il mercato americano. Dovevo raccontare la storia e la tradizione di un'azienda familiare che ha 125 anni. La cerimonia alla Camera dei Deputati a Roma è stata emozionante, era la prima volta che si spostava la famiglia per ritirare un premio col mio nome. Ho sempre detto alla zia Elisabetta che mi ha insegnato tutto e poterla ringraziare alla Camera è stato molto bello. Ne hanno scritto i giornali, sono diventata un personaggio, mi hanno battezzato come la influencer della grappa ed è partito un caso mediatico sulla mia figura. Una piccola rivoluzione anche per me».


Ma chi è una influencer?
«Non avrei mai pensato che potesse esistere il titolo di influencer della grappa, ma ha dato senso a tutto quello che stavo facendo. Il ruolo di influencer nasconde una grande dualità: c'è chi lo vede come chi gestisce oggi la comunicazione e chi lo vede come uno che fa solo pubblicità. Io non credo di essere un influencer, semmai una che cerca di portare all'occhio del consumatore moderno le problematiche di questo distillato. Se penso a me come influencer penso a una persona che crede in un valore da divulgare. Penso che la cosa veramente bella della storia Nonino è che è emozionante indipendentemente dal fatto che piaccia o meno la grappa. C'è il fatto di non fermarsi alle prime difficoltà, di puntare su un prodotto povero; è una storia di rivincita, di portare la cultura contadina ad eccellenza riconosciuta nel mondo. Credo che semplicemente la comunicazione sia passata da verticale a orizzontale: adesso sono i consumatori che parlano delle proprie esperienze e dei prodotti, è una cosa molto potente. Le cose stanno cambiando, anche sulle sponsorizzazioni si va verso una maggiore trasparenza».


Difficile il rapporto con una grande nonna?
«Ho ancora sul telefonino un video in cui la nonna mi dice: Francesca avevi ragione. È una cosa rara: la nonna non dice mai che hai ragione. Però era con me per il Premio e mi ha commosso. Le conferenze online erano intitolate la pecora nera che poi sono io, è la mia storia di pecora nera che si vergogna di se stessa, ma poi accetta e ama il suo colore. La nostra famiglia è anche un clan, siamo molto legati tra di noi ma non vuol dire che è tutto facile. Il fatto di essere tutte donne è una casualità che per me è stata una bellissima opportunità, ha fatto sì che non vedessi mai come un limite essere donna. Mi ha permesso di essere più esigente anche con l'altro sesso, non ho mai accettato la frase che dice che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. Col cavolo! Io non sto dietro a nessuno. Al massimo è l'altro che sta al mio fianco».
Nonna Giannola si limita a ricordare un proverbio friulano che dice «une femène ten su tre ciantons de case»: una donna regge tre angoli della casa.
 

 

Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 09:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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