Friuli Venezia Giulia/Slovenia, confine colabrodo: le pattuglie solo nei valichi principali

Sabato 16 Marzo 2024 di Antonella Lanfrit
Friuli Venezia Giulia/Slovenia, confine colabrodo: le pattuglie solo nei valichi principali

«Fino a giugno sicuramente». È il termine, per ora provvisorio, cui guardano le forze dell'ordine che dallo scorso ottobre sono schierate lungo il confine tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia per sorvegliare i varchi tra Italia e la Repubblica slovena, dopo che su questa frontiera comunitaria ad ottobre 2023 è stato sospeso il Trattato di Schengen nella parte riguardante la libera circolazione delle persone. A far scattare una così severa misura era stato il pericolo di infiltrazioni terroristiche a seguito dello scoppio del conflitto tra Israele e Hamas. Un'allerta per nulla cessata, che anzi il termine sospensivo per ora fissato a giugno non è escluso che venga prolungato, anche se dovesse creare qualche problema al flusso turistico che nei mesi estivi aumenta abbondantemente i transiti sul confine.
Ma com'è la vita dei poliziotti che presidiano i valichi di prima categoria e pattugliano quelli di seconda? «Indubbiamente il presidio funziona, perché i rintracci sono innumerevoli», riassume Olivo Comelli, segretario regionale del Sap Fvg, il sindacato autonomo di polizia.

Il confine che da Trieste arriva fino a Tarvisio, infatti, è lo sbocco dell'ormai nota e molto frequentata "rotta balcanica", più silenziosa rispetto agli sbarchi sulle coste italiane ma molto frequentata dai migranti con continuità».


IL NODO
«Riguardo l'immigrazione clandestina, il controllo sui valichi non ha determinato un cambio di passo decisivo rispetto ai respingimenti sostiene Comelli -, perché per tutti coloro che all'atto del rintraccio chiedono la protezione scattano le consuete procedure per l'accoglienza. Complessivamente, inoltre, il flusso non è calato». Sono complessivamente 380 le unità di Polizia dispiegate lungo il confine: una quota sorveglia costantemente i valichi di primo livello, che sono 5 in provincia di Trieste, 5 in quella di Gorizia e 3 lungo la tratta confinaria della provincia di Udine. Sulla trentina di valichi secondari, invece, vigilano le pattuglie di retro-valico che, spostandosi, monitorano l'area a loro assegnata.
«Con l'arrivo della Primavera e, quindi, di temperature più miti, siamo convinti che il flusso dei migranti si farà più importante, come avviene ormai abitualmente da 5-6 anni a questa parte», conclude Comelli.
Una prospettiva ventilata anche dall'altro sindacato di Polizia, il Siulp, con il segretario regionale Fvg, Fabrizio Maniago. «L'estate è dietro l'angolo ed ormai si sprecano e si rimpallano le responsabilità per la mancata gestione attiva del fenomeno migratorio», sostiene Maniago. «Fino a ieri avrebbero dovuto materializzarsi hot spot come funghi a destra e a manca prosegue e proprio mentre la rotta balcanica, per altro mai dormiente, ritornerà a produrre colonne di disperati, ci si accorge che gli hot spot non esistono e che le location per trattare i migranti in Friuli Venezia Giulia sono sempre le stesse, che il personale in tutta la regione è al lumicino e che le risorse non ci sono». E infatti i confini minori disseminati tra le province di Udine e Trieste sono praticamente sguarniti.

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