Coniugi sgozzati/ Due supertestimoni:
c'era un furgone davanti a casa Burgato

Domenica 26 Agosto 2012 di Monica Andolfatto
Investigatori cercano tracce nella casa dei Burgato (foto Vinicio)
UDINE - Un furgone bicolore con targa straniera. Lo hanno visto almeno in due, parcheggiato vicino alla casa di Rosetta Sostero e di Paolo Burgato in via Annia 12 a Lignano (Udine). Ad attirare l’attenzione di uno degli automobilisti in transito, la presenza accanto alla portiera lato strada di un tipo muscoloso, alto almeno un metro e novanta, a torso nudo e tatuato, cranio rasato, pantaloni tipo militare e anfibi. Pare si stesse lavando le mani con l’acqua di una bottiglia.



E, rivolgendosi a qualcuno all’interno dell’abitacolo, parlava in una lingua dell’Est Europa. A inquietare è l’ora indicata dai testimoni, a quanto emerso considerati attendibili dagli investigatori. Mezzanotte e mezza circa. I coniugi di 65 e 69 anni sarebbero rientrati di lì a poco, all’una passata, dopo aver mangiato la pizza dagli amici de "La Brace", giusto dirimpetto alla loro coltelleria, al 43 di via Udine.



Il tempo di spalancare il cancello d’ingresso, imboccare la rampa che conduce al garage, scendere dalla bici, aprire il portone, disinserire il sistema d’allarme e Rosetta e Paolo si sarebbero guardati negli occhi per l’ultima volta, inghiottiti da un inferno di sangue, percosse, violenza, sevizie, crudeltà inumana. La speranza per familiari e amici, ma anche per chiunque si dichiari capace di pietà, è che non si siano resi conto di quanto stava accadendo, che non fossero in grado di sentire il dolore e l’orrore fatto di calci, pugni, coltellate. Ai medici legali, che hanno eseguito l’autopsia, il sostituto procuratore di Udine Claudia Danelon, titolare dell’inchiesta, ha chiesto anche di procedere con l’esame tossicologico per verificare se marito e moglie possano essere stati in qualche modo narcotizzati.



La chiave è nell’inizio di questo rebus efferato e feroce. Il capitano Fabio Pasquariello, alla guida del Nucleo investigativo provinciale dei carabinieri, che conduce le indagini con turni di lavoro massacranti per sé e per i suoi uomini, lo ripete da domenica scorsa. Da quando cioè il figlio dei Burgato, Michele, preoccupato perché non riusciva a contattare nemmeno al telefono i genitori che alle nove e mezzo non erano ancora in negozio, ha deciso di andare a casa, scoprendo il massacro.



Già, l’inizio. E allora cosa ci faceva quello strano individuo, appostato nei pressi della villetta dei Burgato, che fa pensare immediatamente ai componenti di qualche corpo speciale militare o paramilitare? Gente addestrata ad ammazzare, abituata a controllare emotività e impulsi. C’entra con gli spietati killer che circa quaranta minuti dopo avrebbero torturato a morte due ultrasessantenni indifesi? Era solo? Faceva parte di un commando con il compito di giustiziare Rosetta e Paolo?



E poi c’è il furgone. Gli investigatori dell'Arma hanno vagliato tutte le immagini registrate dalle telecamere installate in città, sia dal Comune che da privati, e se anche il riserbo è massimo si ha la sensazione che uno degli occhi elettronici possa aver catturato un’immagine che potrebbe corrispondere al mezzo in questione. Tinte, targa straniera, a bordo un gruppo di persone: quattro, cinque, sei?



Professionisti dell’uccidere? Mercenari al soldo del miglior offerente? Potrebbe trattarsi di una semplice e beffarda coincidenza. Ma a distanza di una settimana dal duplice omicidio che ha scosso in piena stagione turistica l’"Eden" dei friulani per la sua spietatezza e barbarie, ecco profilarsi una pista. Che se fosse confermata farebbe vacillare quasi definitivamente l’ipotesi della rapina sfociata in tragedia, a causa dell’inettitudine dei delinquenti di gestire panico e reazione delle vittime. Scenario già reso poco credibile dal ritrovamento a casa Burgato, nei giorni scorsi e in tappe successive di un vero tesoretto: quarantamila euro in contanti nascosti dietro un battiscopa, poi 60 milioni di vecchie lire occultati nel sottotetto. Pare ci siano anche altre somme cospicue in sterline e marchi tedeschi.



È mai possibile che Rosetta e Paolo abbiano sopportato quel martirio pur di non consegnare i soldi? Ritorna il solito interrogativo: qual'era il vero obiettivo degli aguzzini? E chi glielo ha indicato, assieme al mandato di firmare quella che col passare del tempo si staglia sinistra come una sorta di crudele e implacabile esecuzione?



Non è un caso se gli inquirenti fin da subito hanno aperto un’indagine finanziaria allargata anche ai parenti più stretti dei coniugi. In particolare alla famiglia di Rino Sostero, fratello di Rosetta, leader nelle costruzioni edilizie di pregio, travolto all’inizio di agosto dall’istanza di fallimento per un passivo di 56 milioni di euro, presentata dalla Procura di Udine.



Ascoltati a lungo tutti i congiunti prossimi di Rosetta e Paolo, i commercialisti, gli amici più intimi; passati al setaccio i conti bancari, i tabulati telefonici, gli spostamenti. Ora l’attenzione è concentrata pure sull’analisi delle banconote fuori corso, carta straccia dalla fine del 2011: si stanno controllando uno a uno i numeri di serie per capire se ci fosse qualche motivo che ne ha impedito la spesa o la conversione in euro. Impossibile credere che Rosetta e Paolo, descritti unanimamente come gran lavoratori, onesti, integerrimi, avulsi dagli sprechi, si siano semplicemente dimenticati addirittura di 60 milioni di lire.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 20:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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