Adesca una 14enne sul web, le chiede le foto nuda e poi video hard di autoerotismo: operaio 25enne (che aveva detto di avere 19 anni) in carcere

Venerdì 15 Dicembre 2023 di Valeria Lipparini
Adesca una 14enne sul web, le chiede le foto nuda e poi video hard di autoerotismo: operaio 25enne (che aveva detto di avere 19 anni) in carcere

TREVISO - Violenza sessuale e non solo pornografia minorile. Per aver estorto un video con atti di autoerotismo a una ragazzina 14enne conosciuta sul web. È una novità. Un’impostazione accusatoria data dalla squadra mobile di Treviso che ha condotto le indagini e sposata dai giudici del Tribunale di Venezia, in primo e secondo grado, che hanno condannato il 28enne di Caserta a tre anni di reclusione.

L’uomo, lo scorso primo dicembre, è stato arrestato e portato in carcere dove sconterà la pena.

LA VICENDA
Tutto comincia nel 2020, in pieno periodo di restrizioni da pandemia di Covid. Lui, che ha 25 anni, ma si finge un ragazzo di 19 anni, conosce la ragazzina 14enne trevigiana su Facebook. Messaggini costanti, giornalieri, conditi da cuori e frasi tenere. Che fanno innamorare la giovanissima. Poi, la posta si alza. Lui le chiede foto svestita e arriva a farsi inviare immagini di lei completamente nuda. Ed ecco la richiesta choc: «Voglio un video hard che ti ritragga mentre fai giochi di autoerotismo». Di fronte alle ritrosie della giovanissima l’operaio casertano 25enne, la ricatta. «O mi giri i video hard che ti ho chiesto, oppure pubblico su Facebook le tue foto nuda». Un ricatto sessuale a tutti gli effetti. Lei cede. Si riprende con lo smartphone mentre si pratica atti di autoerotismo. Foto nude, ricatto e video hard alla fine sono costate care al giovane. Per quei fatti l’uomo è stato condannato in via definitiva dal Tribunale di Venezia a tre anni di reclusione per i reati di pornografia minorile e violenza sessuale. Anche se non consumata. È bastato il video hard estorto per configurare il reato di violenza sessuale. E per lui si sono aperte le porte del carcere.


LE INDAGINI
Le indagini da Codice Rosso che hanno portato in carcere il casertano, che adesso ha 28 anni, state condotte dagli investigatori della squadra mobile di Treviso, coordinati dalla dirigente Immacolata Benvenuto e dalla Procura Distrettuale di Venezia. Tutto comincia, dicevamo, nel dicembre del 2020, in un periodo di restrizioni da pandemia Covid, quando la giovanissima, su Facebook, conosce il 19enne (in realtà di anni ne ha 25). I messaggi quotidiani sono sempre più intimi e coinvolgenti. E così lei si lascia convincere e gli invia foto senza veli. Scatti di cui lei si pente. Comincia ad avere paura. Ma lui la pressa. Vuole di più. Pretende video spinti. E lei cambia umore, cambia atteggiamento. Si chiude nel silenzio, non vuole più uscire. Alla mamma non dice nulla. Ma la madre si accorge che qualcosa è cambiato nel comportamento di sua figlia, prima solare e adesso preoccupata, taciturna. Improvvisamente non è più socievole. Non ha voglia di uscire, di vedere le sue amiche, nemmeno di parlare al telefono con loro. Scuola e stanza. Barricata in casa. È questo il campanello di allarme. E la mamma, probabilmente un po’ tecnologica, comincia a smanettare nel telefonino della figlia, pur protetto da password. E lì ha la riprova dei suoi sospetti. Trova messaggi e foto. E corre a sporgere denuncia alla squadra mobile di Treviso. 


LA VIOLENZA SESSUALE
Parte l’indagine, coordinata dalla Procura distrettuale di Venezia, che porta in breve tempo a dare un nome e un volto al 28enne. Gli viene contestato il reato di pornografia minorile. E, quello ben più grave, di violenza sessuale. Una violenza sessuale, se così si può dire, a distanza. Veicolata attraverso Facebook. Ma violenza sessuale perchè la 14enne viene costretta, con un ricatto, a produrre video di autoerotismo e a girarli al 25enne orco che la obbliga minacciando di rovinarla sul web con le sue foto nude. Quando la squadra mobile avvia le indagini viene sentita la ragazzina. Lei ha paura, si colpevolizza, è tutt’altro che spavalda. Sembra un pulcino. Ma collabora. E viene aiutata in questo percorso. Trova agenti preparati che le fanno capire che sbagliare può succedere e che internet può rivelarsi una gigantesca trappola. Anche la mamma, attraverso la zia, viene aiutata a capire. Era disorientata, non sapeva com’era potuto succedere. Ma alla fin ha capito che l’unico comportamento possibile non era quello del castigo ma, piuttosto, quello di capire e proteggere la figlia. Sotto l’occhio vigile e professionale degli agenti della squadra mobile.

Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 15:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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