Massimo Alba, da Treviso a Hollywood: «Sono lo stilista di James Bond»

Venerdì 11 Novembre 2022 di Alfredo Baggio
Daniel Craig nei panni di 007 con uno degli abiti realizzati dallo stilista trevigiano Massimo Alba

TREVISO - Tra i suoi estimatori ci sono le più grandi stelle di Hollywood, da Leonardo di Caprio a James Franco a Ian McKellen. E pure la spia inglese più famosa e alla moda del grande schermo, James Bond, lo ha scelto per i suoi abiti: l’attore Daniel Craig ha indicato proprio lui, Massimo Alba, stilista trevigiano ora trasferitosi a Milano, alla produzione del colossal “No Time to Die”, uno degli ultimi capitoli di 007. Nato e cresciuto nella Marca, Massimo Alba è ancora legatissimo alla sua città di origine, e in particolare al Sile, al verde e all’acqua.

Qui ha iniziato la sua folgorante carriera alla più tenera età quando si dilettava a modificare le camicie del nonno, per poi raggiungere il gotha della moda.


Com’è nata la sua passione per la moda?
«Non è nata, l’ho sempre avuta. Sin da ragazzo amavo modificare le camicie, rendere vissuti i jeans con l’acqua di mare e poi sfregandoli. E poi mi è sempre piaciuto osservare gli altri. Ho iniziato a creare abiti per un’esigenza personale, privata, nel 1987. Prima però ho fatto tante altre cose. Ho cercato altre ispirazioni. Ho viaggiato molto, sono stato in India, in America. Ho vissuto per un po’ ai Caraibi, a Guadalupe».


E cos’è Treviso per lei?
«Treviso per me è il luogo dell’inconscio. È il paesaggio più bello che io conservo dentro di me ed è essenzialmente legato al fiume. È legato alle ombre, alle luci, alle alghe. Ai pesci, ai lucci, alle trote. È legato all’acqua trasparente, all’acqua fredda, dentro a cui ho nuotato spesso, avendo fatto il canottiere. Sono stato a contatto con la parte più in movimento di Treviso, che è l’acqua. La pescheria, i Buranelli. Ho un forte sentimento legato a questi luoghi».


La prima collezione realizzata, che porta il nome Massimo Alba, è stata dedicata a sua moglie. Pensa ancora a lei quando oggi realizzi nuovi capi?
«La prima collezione che ho realizzato è stata da donna, che ho dedicato a mia moglie. Parto così da un modello, nuovamente sentimentale, che è rappresentato dalla donna che meglio conosco, mia moglie. Quella collezione, dedicata a Mari, era una capsule, una microcollezione che conteneva tutti gli essenziali per un guardaroba femminile. Era una sorta di dipinto della persona che ho vicino, quindi non una versione astratta, concettuale, di donna, ma proprio pensata secondo il modo in cui la vedo». 


E poi il successo a Hollywood e la collaborazione con 007...
«Penso sia stato proprio Daniel Craig, che indossa i nostri capi nella sua vita privata, a raccomandarci alla produzione. Nella mail che ci hanno scritto c’erano estremi grafici molto interessanti, e ci è sembrata una cosa molto strana. Le riprese di James Bond sono un evento, e per abiti da uomo il placement più importante che si possa fare si fa proprio in un film di Bond. Ci hanno chiesto se saremmo riusciti a realizzare oltre 70 capi in un brevissimo periodo, scegliendo come prima cosa un tessuto specifico, il baby cord du roy, ovvero un velluto molto sottile che mi capita spesso di usare. Stavano per girare a Matera e gli servivano per gli attori, ma anche per gli stunt-man. Quando poi il film è uscito, in ritardo a causa del covid, ho prenotato un intera sala di un cinema a Milano, ho invitato tutti gli amici e prima di vederlo abbiamo tutti bevuto un Martini cocktail, come da tradizione».

Ultimo aggiornamento: 14:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci