Rugby. Da Santa Bona Matteo Crespan pronto ad andare in Africa: «Esperienza umanitaria e sportiva molto forte»

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Carlo Malvestio
Matteo Crespan da Santa Bona in Africa per insegnare rugby

TREVISO - Questi giorni sono gli ultimi che Matteo Crespan passa in quella che lui chiama «comfort zone». Dopo 4 anni vissuti a Tolosa all'insegna del rugby, Matteo ha infatti le valigie pronte per una nuova, elettrizzante, avventura, quella che lo porterà ad esportare la cultura della palla ovale in Mozambico, in Africa orientale. «Non so esattamente a cosa sto andando incontro - ammette -. Sono carico ed eccitato all'idea, non ho voluto più di tanto immaginarmi o proiettarmi su quello che succederà. Ho tanta voglia di partire e vivere questo capitolo della mia vita, starò lì un anno».

Ambasciatore del rugby nel Mondo, la storia di Matteo

Ma come ha fatto un 24enne di Santa Bona a diventare ambasciatore del rugby in giro per il mondo? Matteo ha iniziato a giocare con la Tarvisium che aveva 9 anni e non sapeva ancora le regole, ma col passare del tempo la passione per questo sport dai nobili valori è cresciuta sempre di più, fino a convincerlo che valeva la pena provare a farlo diventare un lavoro. E così la svolta arriva nel 2018 quando, una volta diplomatosi al Mazzotti, deve decidere cosa fare del suo futuro. Università o lavoro? Crespan aveva altri piani: «La volontà di fare un'esperienza all'estero è prevalsa, Ino Pizzolato, volto storico della Tarvisium, mi ha messo in contatto con Antoine, un signore italiano emigrato in Francia dopo la guerra, che si è proposto di aiutarmi nell'ambientarmi a Tolosa. Il secondo giorno dal mio arrivo in città, quindi, mi stavo già allenando con il Vallée du Girou, una squadra locale a nord di Tolosa, dove ho giocato per tutti e 4 anni gli anni di permanenza lì». L'integrazione nella sua nuova città va talmente bene che comincia anche ad allenare i bambini, prima nella sua Vallée du Girou e poi con lo Stade Toulousain, che sta al rugby come il Real Madrid sta al calcio: «Ho cominciato ad allenare gli under 8 del mio team locale, poi gli U12, pur con il mio francese al tempo maccheronico, che i bambini ogni tanto facevano fatica a capire (ride, ndr) - ricorda ancora Crespan -.

Nel mentre, però, ho preso parte ad un corso di management commerciale e operazionale nella scuola dello Stade Toulousain e mi è stato proposto di entrare nello staff dell'U12 e poi dell'Academy, che si occupa dei camp estivi e cerca di esportare la sua filosofia in giro per il mondo».

Il contatto con le altre realtà di rugby, le migliori al Mondo

Crescere a contatto con una delle realtà rugbistiche migliori del mondo non ha fatto altro che alimentare la voglia di Matteo di lavorare nel suo sport e farlo conoscere ai meno fortunati. Lo Stade Toulousain ha tra i propri obiettivi quello di esportare la propria filosofia in giro per il mondo, così Matteo ha trovato un valido alleato nel cercare una nuova avventura che lo stimolasse. L'opportunità di andare in Mozambico è quindi nata così: «Dopo un po' di tempo a Tolosa è cresciuta in me la voglia di provare a fare un altro tipo di esperienza. 4 anni fa avevo lasciato l'Italia perché volevo provare ad uscire dalla mia zona di comfort, ma Tolosa era ormai diventata una nuova zona di comfort. Ne ho parlato con lo Stade Toulousain e mi hanno proposto di integrare un progetto in Guadalupa o in Madagascar ma, sinceramente, ero alla ricerca di un'avventura ancor più stimolante. Cercavo un'esperienza umanitaria, in un contesto sociale forte. Così tramite una serie di contatti ho conosciuto una ragazza milanese, Irene Bellamio, che è presidentessa di Rugbio MagoanineB, un progetto di rugby di quartiere aperto a tutti i bambini e bambine di Magoanine B, nel nord di Maputo, capitale del Mozambico. Le ho raccontato cosa volevo fare e lei mi ha raccontato cosa stanno già facendo. Sono bastate un paio di call e mail per capire che i progetti andavano nella stessa direzione».

Le idee

Dal punto di vista sociale il Mozambico sta cercando di crescere e il rugby è uno di quei mezzi utili allo scopo: «L'obiettivo è quello di utilizzare il rugby come strumento sociale per fare crescere i ragazzi e le ragazze, visto che si lavora anche all'emancipazione femminile - spiega ancora Crespan -. Solidarietà, condivisione, spirito di sacrificio, sono tutti valori su cui si fonda il rugby. Sarà un lavoro a 360° su tutto il movimento rugbistico del Mozambico. Nella seconda parte dell'anno dovrei anche collaborare con la Nazionale maggiore». Il viaggio in Mozambico, però, sarà solo il primo passo di una vita che, spera, possa riservargli tante altre avventure: «Ho lavorato sempre nel rugby di base, ci tengo a fare un'esperienza umanitaria e solidale forte come questa, e poi magari in futuro lavorare in un contesto più competitivo. Tutti mi chiedono dove vedo il mio futuro e sinceramente non so rispondere, perché mi piacerebbe fare esperienze anche in America Latina e Sud-Est asiatico. Finché ho questa fiamma voglio coltivarla, mi farò guidare dalla mia passione». La sua storia è arrivata anche in consiglio comunale: «I giovani non sono solo bande violente o protagonisti di negatività; i giovani sono anche la nostra speranza e Matteo è un degno rappresentante di questa parte dei giovani - ha scritto il consigliere Franco Rosi in una lettera al presidente del consiglio comunale Giancarlo Iannicelli -. Vorrei quindi che da parte nostra ci fosse un giusto riconoscimento per questo gesto e un concreto sostegno alla sua iniziativa. Sarebbe significativo poterlo incontrare in Consiglio Comunale o, in alternativa, a Ca' Sugana».

 

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 22:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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