«Accesso al porno online già alle elementari e medie. Quella volta che un papà mi disse che la figlia 13enne faceva bene a mostrare il corpo su internet» Video

Lunedì 1 Marzo 2021 di Beatrice Mani
Internet, minori e contenuti pornografici: accesso sempre più precoce (Foto di Jasmin Sessler da Pixabay)
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«Mia figlia fa benissimo a mostrare il suo corpo online, è bella, che dovrebbe fare?». Questa è la risposta di un padre di fronte a una segnalazione, preoccupata, dell'uso da parte della ragazzina di terza media della propria immagine su Instagram. L'esempio è recentissimo - riguarda l'ultimo anno passato fra reclusione, didattica a distanza e Covid - e da solo fa emergere alcuni aspetti controversi che si sono acuiti in questo lasso di tempo per certi versi straordinario e surreale: in primo luogo il fatto che i ragazzi trasportino sempre di più la loro vita all'interno dei social, e questo pone già una questione di "dipendenza", in secondo luogo che lo facciano senza porre filtri alla propria intimità, e infine che in alcuni casi i genitori non si rendano conto di quali siano le conseguenze a breve e lungo termine di questo tipo di atteggiamento.

Si va dal rischio di adescamento nell'immediato alla creazione di una reputazione digitale negativa, fino al concepire in modo del tutto errato loro stessi, il rapporto con il proprio corpo e con la sessualità, e a fraintendere lo strumento social. Esistono rimedi? Uno, l'educazione al digitale, a tutto tondo.

Internet nell'era Covid

Ma cosa è accaduto in questo ultimo anno? In rete il doppio del tempo nel 2020 rispetto al 2019, così i ragazzi hanno passato l'anno del Covid, lo dice uno studio condotto dall'Osservatorio scientifico della no-profit Social warning-Movimento etico digitale su oltre 10 mila ragazzi, di età compresa tra i 12 e i 16 anni. Sempre connessi, anche 24 ore su 24, dai dati emerge che un 22% dei ragazzi intervistati non si stacca mai, proprio mai, dal cellulare. Come è possibile? Dove sono i genitori? Nel 39% dei casi i ragazzi navigano senza alcun limite da parte degli adulti, e nel 70% la vigilanza rispetto all'utilizzo dei social è pari a zero. Alla luce di questi elementi (Tutti i dati dello studio dell'Osservatorio li trovate QUI) ci siamo chiesti quali possano essere le conseguenze di questo atteggiamento da parte dei giovanissimi e delle famiglie, quali rischi si corrono e quali siano le situazioni più critiche che si siano trovati a fronteggiare il fondatore dell'Osservatorio, il 25enne vicentino Davide Dal Maso e Gregorio Ceccone, coneglianese (Tv), Pedagogista Digitale - Coordinatore Formatori – Referente per Social Warning. Ed è stato proprio Ceccone a raccontarci cosa succede nelle classi dove la no-profit entra per spiegare ai giovanissimi come utilizzare al meglio internet e i social, come evitare le trappole, raccogliendo talvolta anche confidenze preoccupanti.

La crescita del Revenge porn

Tra i fenomeni osservati in questo ultimo anno c'è stata una crescita esponenziale del Revenge porn, ossia la diffusione illecita di immagini o video con contenuti sessuali espliciti. «Molte coppie hanno interagito online, inviando anche contenuti piccanti - spiega Ceccone -, e stiamo parlando sia di adulti che di ragazzi. Il problema si è presentato, più spesso, nei casi in cui le coppie si siano poi separate: è accaduto in svariati casi che quel materiale intimo sia poi stato condiviso con persone estranee, anche attraverso le chat». E il fenomeno, come spiegato dal docente, ha interessato anche gli adolescenti: un 5% dei ragazzi intervistati ha dichiarato di aver inviato materiale di questo tipo e di essersi poi pentito: «Molte ragazzine ci hanno raccontato di aver spedito foto al fidanzato, immagini che poi sono state divulgate». E questo è accaduto anche a minori di seconda o terza media. «Le immagini vengono condivise come "trofei" di conquista, succede anche che inizialmente le ragazze stiano al gioco e si creino addirittura dipendenze affettivo-relazionali, indicative di una autostima vacillante. Questo sia da parte dei ragazzi (i quali più spesso condividono foto delle proprie parti intime escludendo il volto) che delle ragazze».

Una bomba in mano ai ragazzini

Manca la comprensione, da parte dei più giovani, dei pericoli ai quali si espongono usando male il cellulare, internet, i social. «Questi giovani, a volte giovanissimi, si trovano ad avere per le mani uno strumento troppo potente e nessuna spiegazione su come utilizzarlo senza correre rischi - insiste Ceccone -, manca un lavoro sistematico nell'educare i ragazzi al positivo ma anche al negativo, e credo che lo stesso lavoro si debba fare con i genitori, che dovrebbero essere punto di riferimento per i figli. Senza questo può accadere che i giovani fraintendano quello che vedono, faccio un esempio su tutti: il caso di Gué Pequeno, diventato famosissimo dopo un episodio di sexting (il rapper ha pubblicato su Instagram un video nel quale si masturbava)».

Porno a elementari e medie

Ma l'accesso a contenuti "proibiti" si verifica in età sempre più precoce: «Sono stato chiamato a fare interventi, lezioni, in scuole elementari - racconta ancora Ceccone - e mi sono trovato a fare i conti con bambini che pongono domande che fino a 5-6 anni fa non venivano mai fatte, e si tratta di dubbi collegati a pratiche sessuali che, per come sono articolate, sono evidentemente riferite a immagini viste su un cellulare. A volte su quello di un fratello maggiore, altre su quello di un amico... Più si cresce con l'età e maggiore è il contatto con contenuti pornografici, non sono pochi i casi che ho riscontrato nelle scuole medie, soprattutto in seconda e terza». La fruizione del contenuto pornografico è allarmante, ma il vero problema risiede nella «costruzione di un'idea di sessualità che i ragazzini apprendono dai siti porno», assolutamente distorta.

E torniamo agli esempi pratici per comprendere anche i rischi che gli adolescenti si trovano a fronteggiare da soli: «Ho avuto occasione di confrontarmi con una ragazza di seconda media che pubblicava le sue immagini, non ammiccanti, foto che potremmo definire "normali" sul proprio profilo social. Questa giovanissima è stata avvicinata virtualmente da un ragazzo che ha cominciato a rivolgerle domande sempre più esplicite sulla sua sessualità. La ragazzina a quel punto, intelligentemente, lo ha bloccato e ha spostato il profilo da pubblico a privato. Dopo il suo racconto -  spiega Ceccone - le ho chiesto se ne avesse mai parlato con un adulto prima di allora, la risposta è stata indicativa: mi ha chiesto perché avrebbe dovuto farlo, temeva la reazione spaventata della madre e la punizione, ossia il fatto che il genitore potesse toglierle il cellulare». Così non è andata: la studentessa si è confrontata con la mamma che, dopo un iniziale spavento ha compreso che la figlia era stata in grado di gestire la situazione. «Ma si tratta di un esempio significativo - conclude Ceccone -, se il messaggio che arriva da noi adulti ai ragazzi è quello di paura e di rischio castigo, è a questo punto che il dialogo si interrompe e i ragazzi restano soli».

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Ultimo aggiornamento: 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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