Uccide la moglie malata. Lo psicologo Mirco Casteller: «Di fatto si è comportato come un marito fino in fondo»

Lunedì 25 Settembre 2023
Lo psicologo Mirco Casteller

MASER (TREVISO) - «Sono sempre stati una coppia molto affiatata. Sergio deve aver agito per disperazione, per liberare la moglie dalla sofferenza». Nessuno punta il dito contro Sergio. A Coste di Maser la reazione più diffusa, oltre allo sgomento, è la pietà. Per un uomo che ha visto tornare a casa la compagna di una vita in stato vegetativo, senza prospettive di miglioramento. E ha pensato che quella era una sofferenza ingiusta. Anche lo psicologo Mirco Casteller dà la stessa lettura dell'omicidio, in base agli elementi emersi finora. «Con quell'atto lui non voleva liberarsi della moglie ma liberarla dal dolore - spiega il professionista -. Di fatto si è comportato come un marito fino in fondo, compiendo quello che secondo lui era un gesto di responsabilità e di amore estremo nei confronti della moglie. È un caso molto diverso da quello in cui un marito aggredisce la compagna per privarla della vita.

Lui invece voleva donarle la libertà dal dolore». Un atto comunque impossibile da giustificare. «Il fatto che sia stato lui a chiamare forze dell'ordine e 118 e si sia costituito subito dopo significa che era consapevole si aver compiuto un'azione contraria alla legge - prosegue Casteller -. Ma in contraddizione, nella sua mente, con quello che riteneva fosse bene per la moglie».


RESPONSABILITA' SOCIALE
L'accoltellamento andato in scena in via Metti, secondo l'esperto, va compreso nelle sue motivazioni più profonde in modo da prevenire altri episodi simili. «La società condanna un tentato omicidio come è giusto che sia però dall'altro lato dovrebbe anche evitare che sia la famiglia della persona in stato vegetativo a farsi carico dell'assistenza - prosegue -. Soprattutto nel caso in cui i familiari non siano in grado di affrontarne le ricadute psicologiche. Per questo prima di affidare un paziente con un quadro clinico grave alle cure domiciliari servirebbe un'attenta valutazione dei familiari per capire se sono in grado di far fronte alla situazione e individuare strategie di supporto. Invece le famiglie si trovano troppo spesso sole di fronte a un bivio: staccare la spina perché oltre un certo periodo le strutture sanitarie non consentono la degenza di pazienti in stato vegetativo oppure continuare ad assisterli a casa». Secondo lo psicologo il marito si sarebbe reso conto delle gravissime condizioni della moglie soltanto dopo le dimissioni. «Finché è rimasta ricoverata in una struttura sanitaria lui ne ha avuto una percezione più distaccata - conclude -. Poi invece ha toccato con mano una sofferenza a cui voleva porre fine».
Mep

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Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 08:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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