Febbre altissima e dolori: cinque persone ricoverate a Treviso a causa di zanzare e zecche

Giovedì 7 Settembre 2023 di Mauro Favaro
Febbre altissima e dolori: cinque persone ricoverate a Treviso a causa di zanzare e zecche

TREVISO - Hanno rischiato la vita per la puntura di una zanzara e per il morso di una zecca. Nelle ultime settimane 5 persone si sono dovute rivolgere al pronto soccorso per febbre e dolori apparentemente inspiegabili. E dopo i controlli, le diagnosi sono state nette: 3 avevano sviluppato una malattia neuroinvasiva a causa del virus del West Nile, in seguito alla puntura di una zanzara, e 2 stavano combattendo contro un’encefalite virale causata dal morso di una zecca (Tbe).


CASI EMBLEMATICI
Questi ultimi due casi, in particolare, hanno riguardato una ragazza di 12 anni rientrata dopo un’escursione in montagna con gli scout e un uomo di 67 anni a sua volta morso durante una passeggiata tra i monti. Le tre persone colpite dalla malattia neuroinvasiva legata alla Febbre del Nilo, invece, sono anziane, già costrette a convivere con altre patologie. «I pazienti che erano stati ricoverati nel reparto di malattie infettive hanno recuperato e sono stati dimessi» sottolinea Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca. Resta il fatto che ormai bisogna fare apertamente i conti con le arbovirosi. «Le zecche si trovano anche a 1.200 metri di altitudine. È importante che chi va a camminare in montagna si protegga con repellenti e indossando i pantaloni lunghi» chiarisce il direttore generale. La Tbe, nello specifico, colpisce il sistema nervoso, palesandosi dai tre ai venti giorni dal morso con febbre molto alta e un fortissimo mal di testa. Il vaccino è più che consigliato per chi sa di andare spesso in zone dove aumenta il rischio di incontrare zecche. La 12enne e il 67enne finiti al pronto soccorso non si erano vaccinati. «Ma l’attenzione deve in ogni caso rimanere elevata -dice Benazzi- perché non ci sono garanzie totali di copertura rispetto alla meningo-encefalite».


EPISODI IN CALO
Di pari passo, sono state 20 le persone che hanno contratto la Febbre del Nilo, fortunatamente senza arrivare a sviluppare una malattia neuroinvasiva. Per 4 di loro è stato necessario il ricovero in ospedale. E le cose sono anche migliorate. Basti pensare che l’anno scorso nello stesso periodo nella Marca si era arrivati a contare più di 80 casi di West Nile. «Il numero si è ridotto in particolare grazie all’azione dei Comuni -evidenzia il direttore generale- che hanno portato avanti le disinfestazioni contro le zanzare e hanno sensibilizzato i cittadini sui comportamenti da tenere per ridurre la loro proliferazione». L’unico modo per ridurre il rischio davanti al West Nile, problema endemico nel trevigiano da ormai 15 anni, è proprio quello di limitare il numero delle zanzare che diffondono il virus trasportato dagli uccelli selvatici. E un discorso simile vale anche per la dengue. Fino ad oggi sono stati confermati 7 casi nel trevigiano. Tutti emersi dopo il rientro da viaggi in zone considerate a rischio, come il Sud America e il Sudest asiatico. Tra questi, in cinque casi l’Usl ha avviato un intervento di disinfestazione straordinaria contro le zanzare in una cintura di 200 metri dall’abitazione dove i contagiati sono rimasti in isolamento. L’obiettivo è sempre quello di creare una sorta di “cordone sanitario” privo di zanzare per scongiurare il rischio di un eventuale focolaio. Perché è vero che in Italia non sono presenti gli agenti patogeni che scatenano questo tipo di malattia, ma le zanzare di casa nostra sono comunque in grado di trasmettere il virus pungendo una persona che è stata contagiata dei Paesi considerati a rischio.

Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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