Rovigo. L'export cala dopo il boom del 2022, flessione del 5,1 per cento

A Venezia e Rovigo le importazioni diminuiscono del 31,1% rispetto al 2022

Venerdì 19 Aprile 2024 di Redazione Rovigo
Export

ROVIGO - Le guerre e l'incerta situazione geopolitica condizionano l'economia veneziana e polesana che nonostante tutto, tengono, ma continua a preoccupare la carenza di manodopera, soprattutto nel settore industriale, che dovrà essere importata dall'estero. È la sintesi dei numeri dell'import-export delle province di Venezia e Rovigo del 2023, presentati dalla Camera di commercio nella sede di Mestre in occasione della settimana del Made in Italy. L'export nel 2023 a Venezia pesa per l'8,2% del totale regionale, a Rovigo del 2,2, e insieme generato esportazioni per 8,54 miliardi. Dato in flessione del 5,1% rispetto al 2022, ma in aumento di quasi il 23% rispetto al 2021. A Venezia e Rovigo le importazioni diminuiscono del 31,1% rispetto al 2022, raggiungendo un valore di 12,03 miliardi di euro; rispetto al 2021 si registra un aumento del 53,9%.

La riduzione delle importazioni è attribuibile all'aggiustamento dei costi dei bene energetici e del costo delle materie prime sui mercati internazionali.

Diminuiscono le importazioni

Diminuiscono i flussi in entrata in Polesine principalmente al terminal Adriatic, il gas naturale in arrivo alla piattaforma a mare. Le importazioni valgono 5.091 milioni: nel 2022 erano 9.220 per il massiccio afflusso di metano, nel 2021 3.309, pertanto nonostante il boom di arrivo di gas per la crisi ucraina, le materie prime segnano un più 53,9% sul 2021. Molte di queste, rispetto a quest'ultimo anno, aumentano come in larga misura i prodotti minerari (più 82,1%) poi salgono i prodotti tessili (più 24,8%), alimentari (più 37,1%), metalli (più 36,1%), legno (più 11,8%), computer e apparecchiature elettroniche (più 14,8%), finanche a prodotti dell'editoria e audiovisi con un boom percentualmente (più 237,2), ma su cifre piccole, pari a 2 milioni. In flessione ci sono prodotti farmaceutici (meno 63,5%), petroliferi (meno 28,7%), chimici (meno 15,9%) e mezzi di trasporto (meno 9,5%).

Materie prime

Per quanto riguarda l'export, si è a 1.809 milioni, in calo dai 1.901 del 2022 e in crescita rispetto ai 1.677 dell'anno prima. In testa ci sono i prodotti minerari, aumentati del 128,7% in due anni, come i prodotti petroliferi raffinati (più 50,4%) e i prodotti da attività di trattamento dei rifiuti (più 67,4%). Alimentari e bevande segnano un più 29,7%, ma i prodotti agricoli crescono solo di 1%. Grande balzo, del 90,4%, per coke e prodotti petroliferi raffinati, mentre quelli di metalli sono a più 17,1% e sostanze chimiche a più 14,8%. La maggior riduzione è sui computer (meno 37,7%) e sui farmaceutici (meno 18,9%), con i mezzi di trasporto a meno 14,1% e attività manifatturiere in genere a meno 21,7%.

Il panorama internazionale

Tornando a un quadro generale, la crisi del Mar Rosso, con gli attacchi delle milizie Houthi alle navi che transitano per il golfo di Bab el Mandeb, sarà misurabile nel dettaglio con i dati del primo trimestre del 2024. Per quanto riguarda le esportazioni, le aree coinvolte, Asia orientale e penisola arabica, costituiscono il 7,1% dell'export polesano, per un valore di 128 milioni, con una flessione del 15,8% rispetto al 2022. Pesanti saranno i riflessi per le importazioni in provincia di Rovigo, visto che queste aree rappresentano il 54,1% del valore complessivo, 2,75 miliardi, e tutto è sempre legato al gas, in crollo del 53,1%.

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