TREVISO - Si chiederà a ogni medico di famiglia di seguire più persone, passando stabilmente da 1.500 a 1.800 assistiti. Discorso simile per i pediatri. E poi si apre alla possibilità di inviare gli specialisti degli ospedali negli ambulatori del territorio, in particolare quelli in vista della pensione. Fino ad arrivare all’istituzione dell’infermiere di famiglia. Senza scordare la revisione degli ambiti territoriali, a partire dalle guardie mediche, che già ora devono fare affidamento su dottori di base che coprono turni aggiuntivi. E sul tavolo c’è anche la creazione con i Comuni di un sistema di trasporto per consentire ai pazienti più fragili di andare dal medico anche nelle zone dove non c’è più nessun ambulatorio sotto casa.
I NUMERI
Ad oggi nel trevigiano ci sono 528 dottori di base e 104 pediatri di libera scelta. Solo quest’anno, però, servirebbero quasi 80 nuovi camici bianchi per coprire i buchi che si sono aperti e che si apriranno da qui a dicembre alla luce di una serie di pensionamenti. Comuni come Spresiano e Villorba sono rimasti senza medici per sostituire quelli che sono usciti. Non si trovano nemmeno più dottori per gli incarichi provvisori. E ai cittadini non è rimasto che cercare in altri paesi. «In caso di emergenza assoluta, invieremo nel territorio i nostri dipendenti – è quanto detto ieri ai sindaci da Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria – ovviamente si tratta di un rischio che vorremmo scongiurare». Ma non è semplice. I bandi continuano ad andare deserti. Un aiuto potrebbe arrivare dall’avvio a Treviso dell’intero corso di laurea in Medicina. Su questo fronte, però, è ancora presto. E soprattutto non mancano gli inghippi. Non si parla più solo di allarmi. La carenza di camici bianchi ha già costretto l’Usl a chiudere la guardia medica di Paese. Erano rimasti in servizio praticamente solo 3 dottori su 9. Dall’inizio di luglio i cittadini di Paese, Quinto, Istrana e Morgano sono chiamati a far riferimento alla guardia medica dell’ospedale di Treviso. Mentre quelli di Zero Branco vanno verso Mogliano e quelli di Ponzano verso Spresiano. «È una soluzione temporanea», sottolinea l’Usl. Almeno fino ad agosto, però, sarà così. Poi dipenderà dall’andamento dell’emergenza Covid.
IL CONFRONTO
Ci sono infatti 60 medici impegnati nelle Usca, le unità speciali per seguire le persone positive a domicilio. Nel momento in cui terminerà la pandemia potranno essere almeno in parte impiegati come medici di famiglia, medici di guardia medica e nelle rsa. Ma resta da capire quando effettivamente terminerà l’emergenza Covid. Gli interventi straordinari condivisi ieri con i sindaci ora verranno portati al tavolo aziendale per un confronto diretto con i medici di famiglia e i pediatri. Nemmeno questo sarà una passeggiata. «Quando parlavamo noi del numero di assistiti non andava bene. Adesso, invece, si può procedere con l’aumento. Noi non siamo d’accordo. Ne risentirebbe la qualità dell’assistenza» mette in chiaro Brunello Gorini, segretario della Fimmg di Treviso, la federazione dei medici di famiglia. Quello di ieri, comunque, non sarà l’ultimo incontro tra l’Usl e i sindaci per il nodo della mancanza di camici bianchi. «Sono state condivise possibili azioni straordinarie, tra le quali la revisione degli ambiti territoriali al fine di ampliare l’offerta, la variazione delle modalità di comunicazione con i cittadini in occasione della cessazione dell’attività di medici e pediatri e il possibile coinvolgimento di altre tipologie contrattuali di medici in questa fase di carenza – tirano le fila dall’Usl – alla luce della prossima assegnazione delle zone carenti da parte di Azienda Zero si è convenuto di programmare un ulteriore incontro, verso fine agosto, per rifare il punto della situazione e valutare di rendere operative le misure straordinarie».