Giacomo Puccini senza voce risuona a Treviso: omaggio per i cento anni dalla sua morte

Lunedì 1 Aprile 2024 di Elena Filini
Giacomo Puccini senza voce risuona a Treviso: omaggio per i cento anni dalla sua morte

TREVISO - Una morte se non improvvisa, inaspettata. A Bruxelles nel 1924. Così, in maniera tristemente moderna, (durante un'operazione per l'asportazione di un tumore alla gola) se ne andava Giacomo Puccini, l'uomo che ha riempito le nostre vite di «piccole anime» e «grandi passioni».

Se la voce di Puccini ha dominato le platee, e al Puccini operista i grandi teatri del mondo stanno tributando omaggio con tutti i titoli della produzione drammatica, una prospettiva intrigante è quella di riscoprire un Puccini senza voce. L'operista strumentale, in quei minimi numeri di catalogo che precedono la rivelazione piena del suo talento. Anche la rassegna Matti per la Musica!, organizzata da Asolo Musica all'Auditorium Sant'Artemio ex manicomio della città diventato oggi la sede della Provincia di Treviso, si inserisce tra gli appuntamenti legati al centenario della morte di Giacomo Puccini e lo fa con una delle proposte più inattese e meno prevedibili: un Puccini senza voce.

IL PROGRAMMA
Nella prospettiva intrigante di riscoprire un Puccini strumentale, giovedì 4 aprile alle 20.45 la rassegna invita il Quartetto d'archi dei Berliner Philharmoniker, cuore di una delle orchestre più prestigiose e antiche del mondo composto da Laurentius Dinca primo violino, Stephan Schulze secondo violino, Walter Kussner alla viola e Christoph Igelbrink al violoncello. In programma il Quartetto per archi, proposta inattesa e meno prevedibile, Crisantemi - Elegia per Quartetto d'archi e Tre Minuetti sempre per quartetto d'archi di Puccini, in chiusura il Quartetto per archi di Schubert. Si tratta di un lavoro quasi completamente avvolto nel mistero l'esecuzione del Quartetto per archi di Puccini di cui si conosce pochissimo: composto presumibilmente tra il 1880 e il 1883 cioè nel periodo degli studi al Conservatorio di Milano è stato oggetto di una paziente opera di ricostruzione dato che solo il primo movimento ci è giunto integro e scritto da Puccini stesso ma non in partitura, solo nelle quattro parti; gli altri tre movimenti sono stati ritrovati nel corso dei decenni seguendo le tracce di quello che l'autore ha battezzato «Quartetto in re». L'elegia "Crisantemi" composta di getto la notte del 18 gennaio 1890 per la morte a quarantacinque anni di Amedeo di Savoia, secondo figlio del re d'Italia Vittorio Emanuele II, è senza dubbio il suo titolo strumentale più conosciuto e in seguito fagocitata dall'Intermezzo della Manon Lescaut.
Il programma continua con Tre Minuetti per quartetto ad archi, scritti all'inizio del 1884 forse come esercizio rococò di preparazione del clima di Manon Lescaut o come semplice divertissement di pezzi da ballo per studio. Dopo l'esecuzione del "Quartetto in re", sarà appassionante l'ascolto delle più celebri arie pucciniane trascritte per quartetto d'archi: La Bohème, Tosca, Gianni Schicchi e Madama Butterfly si offrono al pubblico in una insolita versione solo strings.


Benché Giacomo Puccini sia l'operista con la scrittura più sorvegliata, curata, interessante sotto il profilo strumentale (non a caso Giulio Ricordi lo aveva mandato a Bayreuth a "incontrare" il wagnerismo) è un fatto che il suo nome sia legato esclusivamente al teatro musicale. «Cose del mondo» direbbe Cio-Cio San. Oltre la scena, di fatto, ci sono (con la sola eccezione dell'elegia I Crisantemi) i lavori giovanili, nati per lo più negli anni di studio. Un Puccini magari non minore ma certamente apprendista. Se Puccini avesse continuato a comporre musica strumentale avrebbe anche potuto contraddire la vulgata verdiana riferita all'Italia ("Il quartetto è una pianta fuori clima"). Non lo sapremo mai, perché a partire dal successo di Manon Lescaut (1893) Puccini diventerà Puccini, l'unico vero successore di Verdi nella linea dinastica del melodramma italiano.
 

Ultimo aggiornamento: 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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