Crisi pesca, la protesta alza i toni: delegazione di vongolari a confronto con il consorzio. Altra assemblea al palazzetto dello sport

Giovedì 28 Dicembre 2023 di Anna Nani
La contestazione degli operatori davanti ai cancelli del Consorzio pescatori del Polesine di Scardovari

PORTO TOLLE (ROVIGO) - Ieri c'è stata una prima contestazione da parte di un gruppo di pescatori che attorno alle 11 si sono ritrovati davanti ai cancelli del Consorzio pescatori del Polesine di Scardovari per dare voce alle proprie preoccupazioni. «Vogliamo tornare a lavorare, rivogliamo la dignità che ci hanno tolto dice Cinzia Cattin portavoce del centinaio di pescatori provenienti da tutte le marinerie.

Si sta seminando poca roba, di questo passo non torneremo a lavorare neanche nel 2025 nel mentre abbiamo i mutui, le tasse da pagare, le bollette. Siamo a casa da lavoro da ottobre e chi va non pesca più di un paio di kg ma con le spese che superano il guadagno. Eppure a Comacchio e Goro lavorano, invece, per noi, dicembre che è come la tredicesima è il primo anno che siamo a casa».

INCERTEZZA SUL FUTURO

A farla da padrone è l'incertezza verso il futuro che a luglio sembrava distante, ma che è già qui con la paura di non sapere che ne sarà di loro, di quel mestiere che alcuni fanno da una vita, di quelle lagune che conoscono a menadito, che sono state la loro croce e la loro delizia, ma ora sembrano non dare più speranza. Una delegazione di alcuni vongolari è quindi entrata negli uffici della struttura consortile per incontrare il presidente Luigino Marchesini, presidente della coop Polesine Camerini, e il suo vice Paolo Mancin, presidente coop Delta Padano, insieme a loro pure Massimo Boscolo, presidente della coop Po, mentre erano assenti gli altri dirigenti delle aziende afferenti il Consorzio.

Un lungo dialogo a viso aperto in cui le parti si sono confrontate ed hanno fatto il punto della situazione tragica che sta attraversando il comparto deltino, mentre fuori gli altri continuavano a dialogare. «Bisogna sistemare le marine interviene Romina Vettorello della coop Eridania. Servono gli scavi, ma dobbiamo tirarci su le maniche anche noi stessi per preservare il nostro lavoro, magari andando a turno. Dobbiamo rimanere uniti, perché a Goro lavorano insieme mentre noi siamo ancora divisi. Devono valutare di acquistare della semina un po' grande così che ad ottobre possiamo raccogliere qualcosa perché se non facciamo reddito prima di tolgono la licenza e poi il permesso».

MESTIERE A RISCHIO

La paura è sempre quella: perdere quel mestiere per il quale si è tanto lavorato e investito. Tra gli spettri quello dell'assegnazione in gestione delle aree produttive direttamente alle cooperative di cui si parla da più parti. "La divisione non salverà il lavoro" hanno scritto su un grande lenzuolo ed è il Consorzio che secondo loro dovrebbe accollarsi le spese della semina e quindi di garantire un futuro. Da qui l'idea di dare vita a una nuova assemblea prossimamente al Palazzetto dello sport perché «siamo noi pescatori a decidere, non possono decidere gli altri».
I rappresentanti escono dal Consorzio dopo mezzogiorno e mezzo e riportano l'esito del confronto: «Ci hanno detto che non vogliono dividere le marine spiega Federico Cattin della coop Pilamare -. L'idea è di dare dei pezzi alle coop, i pali e anche la semina quando e se la trovano. Se l'azienda decide poi di mettere degli altri soldi in seme lo può fare, sono le coop a dover decidere cosa fare».

Sentito Marchesini, che riferisce: «Vorrei ricordare a Virginio Tugnolo che si oppone alla proposta di affidamento di alcune zone produttive alle cooperative che una decina di anni fa lui, insieme ad altri, si era fatto promotore di un nuovo Consorzio con cui si proponeva di dividere le marinerie ed è per questo che ci siamo opposti. La nuova proposta su cui stiamo ragionando nasce all'interno delle cooperative che fanno parte del Consorzio pescatori del Polesine. Questa idea gestionale è venuta quando eravamo impegnati nella realizzazione di una serie di recinti per proteggere le vongole dal granchio blu. Le persone non vanno a lavorare gratis, abbiamo quindi valutato l'idea di dare spazio a quelle cooperative che vogliano investire. Perché, sia chiaro, il granchio non è fermo: i pescatori ne continuano a pescare quintali e pensare di comprare la semina interamente come Consorzio per tutti i 1.160 ettari di concessione è impensabile economicamente».

Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci