Rovigo. L'allarme di Coldiretti, Salvan: «Troppo caldo e maltempo anomalo, il 2023 per l'agricoltura è stato un anno a tratti tragico»

Lunedì 8 Gennaio 2024 di Francesco Campi
Carlo Salvan

ROVIGO - «Il clima che cambia, gli eventi atmosferici devastanti e i relativi danni economici raccontano di un 2023 a tratti tragico». Volgendo gli occhi al cielo, Carlo Salvan, presidente della Coldiretti polesana, ora anche presidente regionale, non nasconde le preoccupazioni per le evoluzioni climatiche, perché seppur senza la drammatica siccità come quella del 2022, l'anno appena trascorso è stato a livello globale il più caldo da quando esistono registrazioni, con un'anomalia di più 1,48 gradi rispetto ai livelli preindustriali, battendo il precedente record del 2016.

Secondo l'Istituto di Scienze dell'atmosfera e del clima del Cnrr, il 2023 è stato il più caldo in assoluto per l'Italia dal 1800, con una media di 1,14 gradi in più rispetto alla media registrata nel periodo 1991-2020, anche nel Nord Italia la variazione è stata di 1,21, inferiore al 2022 quando era stata di 1,30.

IL QUADRO PEGGIORA

Per l'agricoltura questo è un problema epocale. «Anno dopo anno - nota Salvan - si sommano i record negativi sui dati riferiti al clima: il 2023 ha visto temperature medie più alte e anomalie della piovosità rispetto alla media storica. A questo si aggiungono le crisi climatiche che nel nostro Paese hanno portato lo scorso anno alluvioni, grandinate e altri eventi estremi. Sono state colpite intere popolazioni e inevitabilmente sono state coinvolte aziende agricole. La lotta alla crisi climatica è da fare in ogni singola casa e in ogni piccola comunità. Cominciamo, per esempio, a consumare locale, premiamo la fedeltà con il produttore vicino a casa, apprezziamo di più la stagionalità anziché cercare a tutti i costi un prodotto alimentare dimenticando il costo ambientale che comporta trasportare un frutto da una parte all'altra del mondo. La nostra agricoltura di eccellenza non manca di nulla».

L'IMPEGNO

Bisogna però adattarsi a un mutamento chiaramente in atto. «Siamo impegnati al contrasto dei cambiamenti climatici, ma necessitiamo dell'impegno delle istituzioni per accompagnare l'innovazione con l'agricoltura 4.0 e breve con la 5.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm. Servono investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di invasi che possano raccogliere l'acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno. E questo non perché sia una teoria astratta, ma perché è una tendenza confermata dai dati e dai modelli previsionali: come ha affermato recentemente il professor Marco Marani, responsabile del Centro studi sugli impatti dei Cambiamenti climatici dell'università di Padova che si trova a Rovigo, dobbiamo progettare e realizzare oggi le opere che serviranno nel 2100, pensando al clima che sarà allora, con un aumento delle precipitazioni estreme tra il 20 e il 40%. La politica e le istituzioni trovino ora il coraggio, le idee e le risorse da mettere in campo per pensare al futuro, oltre che alle candidature per le prossime elezioni; la nostra organizzazione è pronta a questa sfida ora come nel passato, proponendo soluzioni e prospettive». Fronteggiare i mutamenti climatici è la sfida del secolo. Non a caso "resilienza" è la parola chiave del Pnrr. Anche perché le previsioni per l'anno appena iniziato non sono rassicuranti, perché il 2024 potrebbe essere ancora più caldo del 2023. Intanto, l'ultimo anno idrologico, da ottobre 2022 a settembre 2023, come sottolineato dall'Anbi Veneto, «è stato caratterizzato, in particolare, dalle alte temperature medie registrate in tutto il territorio regionale. Emblematico, in questo senso, l'importante aumento in inverno delle temperature minime (più 1,8 gradi) e massime (più 1,1) rispetto alla media storica. La piovosità, pur leggermente sotto la media storica, ha garantito una gestione irrigua senza criticità nel corso della stagione estiva. Come trascinamento della grave siccità del 2022, le falde sono rimaste su livelli di criticità, sintomo delle dinamiche lente che caratterizzano questo comparto ambientale e indicatore della grande attenzione che dobbiamo garantire a questa preziosissima risorsa». 

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