ROVIGO - Il Comune continua a fare i conti con il pagamento dei derivati. Due rate all’anno, di importo superiore ai 100mila euro l’una: soldi che Palazzo Nodari dovrà sborsare al colosso degli istituti di credit, Intesa San Paolo, fino al 31 dicembre 2025, data di scadenza del derivato legato a un contratto di interest rate swap con Banca Opi e Banca Intesa Infrastrutture e Sviluppo sottoscritto dal Comune nel lontano 2007.
LA SPESA
Se si guarda ancora più indietro nel tempo, facendo un salto di soli pochi anni, i conti sugli interessi passivi per le operazioni in derivati pagati dal Comune a Intesa San Paolo si fanno velocemente: nel 2021 la cifra complessiva ammonta a 261.011,81 euro, nel 2020 a 243.505,98 euro, nel 2019 la cifra pagata in totale è stata di 229.653,69. Questo significa che a volersi fermare al 2019, le famigerate operazioni sui derivati sono costate al Comune qualcosa come 1.250.593,21 euro solo negli ultimi cinque anni. Oltre 1,2 milioni di euro di interessi passivi pagati dalla collettività che se fossero rimasti nelle casse pubbliche, sarebbero stati molto più utili.
Nel 2007, al momento della sottoscrizione, il contratto di interest rate swap con Banca Opi e Banca Intesa Infrastrutture e Sviluppo aveva come passività sottostante iniziale l’importo di euro 6.996.457 euro pari al debito residuo al 1. gennaio 2007 di mutui a tasso variabile, stipulati nel 2005 con le stesse banche. «L’operazione sottoscritta - si legge nelle determinazioni dirigenziali - consiste nella rimodulazione del rimborso del capitale con conseguente liberazione di risorse sulla parte corrente del bilancio e l’inserimento di una protezione (collar) sul tasso di interesse con livelli di cap e floor in linea con le condizioni di mercato al momento vigenti, andando quindi a contenere il profilo del rischio connesso alla variabilità del tasso».
SCONTRO LEGALE
Il Comune di Rovigo non è stato l’unico ente pubblico a sottoscrivere operazioni di questa natura a metà degli anni Duemila e a ritrovarsi a fare i conti con buchi di bilancio. A voler semplificare molto, i derivati sono una sorta di scommesse camuffate da assicurazioni, dove è l’assicurato a fare da assicuratore alla banca. Il giochino, a livello nazionale, ha causato enormi perdite, tant’è che nel 2014 il Governo li ha vietati, ma la partita, per gli enti sottoscrittori, non è ancora finita, visto che in alcuni casi, come il Comune di Rovigo, ma anche la Provincia, stanno ancora pagando. Il 12 maggio 2020, però, il colpo di scena: secondo una sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite civili, buona parte di quei contratti potrebbero essere nulli. In tutto questo tempo, comunque, il Comune ha cercato di tutelarsi ed è in corso un contenzioso con Intesa San Paolo, dopo che i tentativi di conciliazione e la proposta di transazione sono terminati in un nulla di fatto. Palazzo Nodari, tra l’altro, si è affidato, in questo procedimento, alla società di ingegneria finanziaria Martingale Risk. Tale società nel 2016, esaminata la situazione di Rovigo, ha presentato una relazione tecnica «dalla quale si evince che dall’analisi dei contratti swap esaminati, gli stessi risultano inadeguati rispetto all’obiettivo di ottimizzare il costo dell’esposizione debitoria del Comune, e che presentano costi impliciti a carico del Comune». Intanto, però, bisogna pagare.