Il museo archeologico di Adria è più ricco: il Nucleo tutela patrimonio artistico consegna 14 ceramiche etrusche frutto di scavi clandestini

Venerdì 26 Gennaio 2024 di Guido Fraccon
I vertici del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia e dei Carabinieri di Rovigo consegnano le preziose ceramiche al Museo di Adria

ADRIA - La collezione del Museo archeologico si arricchisce di nuove gemme. Il maggiore Emanuele Meleleo, comandante del  Nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale di Venezia, ha consegnato ieri ad Alberta Facchi, direttrice della struttura di via Badini, 14 pregiate ceramiche archeologiche. La consegna è avvenuta alla presenza del prefetto Clemente Di Nuzzo, del sindaco Massimo Barbujani, del direttore regionale musei del Veneto Daniele Ferrara e del comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Edoardo Campora. I reperti, corredi funerari, coprono un arco temporale che va dal VII al IV secolo a.C.

REPERTI ETRUSCHI

Un primo nucleo, il più numeroso, come ha poi spiegato la funzionaria archeologa Cecilia Rossi della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Venezia e Laguna, è esemplificativo della produzione dell’Etruria. Un altro, più piccolo, è di produzione pugliese: apula, daunia e messapica. Due in particolare i pezzi pregiati: un calice a cariatidi in bucchero ed un’anfora in bucchero. «Desidero esprimere la mia soddisfazione» ha detto Facchi nel fare gli onori di casa. Reperti che, assieme al vaso attico a figure nere, opera dei ceramografi del gruppo di Leagro, già consegnato a luglio, ora esposta a palazzo Grimani a Venezia, saranno al centro di una prossima mostra ad Adria. «È una bellissima giornata per Adria ed il museo - ha evidenziato Barbujani - perché questa struttura, grazie a questi reperti avrà un valore aggiunto». La cerimonia ha rappresentato un vero e proprio momento di festa per Ferrara. «Per noi è una festa - ha commentato - e questi beni ci introducono in un immaginario antico. Vanno inoltre ad integrare la collezione di questo museo che custodisce frammenti di queste produzioni, ma non reperti integri come questi».

SCAVI CLANDESTINI

I manufatti provengono dal territorio italiano secondo Rossi. «Afferiscono - ha evidenziato - ad ambiti produttivi diversi e provengono da scavi clandestini. Scavi di due aree geografiche distinte: l’Etruria centro meridionale, Caere e Cerveteri, e l’attuale Puglia settentrionale. Si distaccano le ceramiche in figure rosse, di produzione sempre pugliese, che rientrano in ambito etrusco - falisco, zona di Taranto».
Mentre il colonnello Campora ha ricordato le origini, la professionalità e i compiti del Reparto Tutela Patrimonio, fondato nel 1969, il maggiore Meleleo ha approfondito la storia dei reperti. «Le indagini, - ha spiegato - dirette dalla Procura della Repubblica di Trieste, sono state avviate dal nostro nucleo nel settembre del 2021, su segnalazione di uno studioso veneziano. Abbiamo monitorato il mercato dell’arte ed è stato perquisito un antiquario triestino. I reperti sono stati sequestrati a Trieste e Bolzano. Dovevano essere venduti in Austria o in Germania. Durante le indagini ci siamo avvalsi di esami storico tecnici e storico artistici. Effettuati da funzionari archeologici della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Venezia e Laguna. Oltre al recupero dei beni, le indagini hanno portato alla denuncia di quattro persone per ricettazione di beni culturali. È stata una indagine lunga, ma abbastanza semplice».
Le conclusioni sono state affidate al prefetto: «Siamo qui - ha concluso -per rendere omaggio al museo di Adria e per ringraziare dell’attenzione i ministeri e l’Arma dei carabinieri».
 

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