L'industria frena, solo il Nordest migliora ma il Friuli Venezia Giulia arranca

Domenica 14 Gennaio 2024
L'industria frena, solo il Nordest migliora ma il Friuli arranca

L'industria italiana perde competitività, solo il Nordest tiene il passo delle aree più avanzate.

Secondo l'ufficio studi della Cgia di Mestre dal 2007 al 2022 il valore aggiunto reale (al netto dell'inflazione) dell'attività manifatturiera italiana è sceso dell'8,4%, contro il - 4,4% della Francia e addirittura il +16,4% della Germania: «Tra i principali Paesi europei, solo la Spagna, con il - 8,9%, ha registrato un risultato peggiore del nostro», avverte la Cgia. Gli artigiani spiegano quindi che, allargando «il periodo di osservazione partendo dalla crisi finanziaria dei mutui subprime, non abbiamo ancora recuperato il terreno perduto», mentre «tra il 2019, anno che precede lo scoppio della più grande crisi economica/sanitaria avvenuta a partire dal secondo dopoguerra, e il 2022, il settore manifatturiero italiano ha realizzato un rimbalzo superiore a quello registrato nel resto degli altri principali paesi Ue» dimostrando che le imprese che hanno resistito alla grande crisi sono probabilmente più resilienti e adattabili rispetto a molte concorrenti europee. Scendendo nel dettaglio dal punto di vista geografico, dal 2007 al 2022 il valore aggiunto reale dell'industria del Sud è crollato del 27%, quello del Centro del 14,2%, quello del Nordovest è sceso dell'8,4%. Solo il Nordest ha registrato un risultato positivo con un + 5,9%. In Veneto il valore aggiunto reale dell'industria è aumentato del 3,1 per cento, mentre in Friuli Venezia Giulia è sceso del 6,6%. Tra tutte le regioni italiane solo la Basilicata (+ 35,1%, dato influenzato dal forte sviluppo dell'attività estrattiva nella regione), il Trentino Alto Adige (+ 15,9%) e l'Emilia Romagna (+ 10,1%) vantano risultati migliori.


Quanto all'andamento dei diversi settori, in generale il comparto che ha subito la contrazione più pesante del valore aggiunto è stato il coke e la raffinazione del petrolio (-38,3%). Seguono il legno e la carta (-25,1%), la chimica (-23,5%), le apparecchiature elettriche (-23,2%), l'energia elettrica/gas (-22,1%), i mobili (-15,5%) e la metallurgia (-12,5%). In controtendenza, invece, i macchinari (+4,6%), gli alimentari e bevande (+18,2%) e i prodotti farmaceutici (+34,4%). Il migliore comparto è quello estrattivo che, «sebbene possegga un valore aggiunto in termini assoluti relativamente contenuto», in 15 anni ha registrato un incremento del 125%.
A livello provinciale Milano (con 28,2 miliardi nel 2021 di valore aggiunto nominale, dato che incorpora l'inflazione) «rimane l'area più manifatturiera del Paese». La provincia che tra il 2007 e il 2021 ha registrato la crescita del valore aggiunto industriale nominale (quindi tenendo conto dell'inflazione e non al netto come riferito dalla Cgia per le regioni) più elevata è stata Trieste (+ 102,2%). Subito dopo Bolzano (+55,1%), Parma (+54,7%), Forlì-Cesena (+45%) e Genova (+39,5%). I territori, invece, dove le perdite di valore aggiunto sono state più importanti sono stati nel Sud e nelle isole.


Il comparto che nell'industria veneta che ha subito la contrazione negativa del valore aggiunto più pesante in questi ultimi 15 anni è stato quella della produzione e distribuzione dell'energia elettrica e del gas (- 31,5%). Seguono i mezzi di trasporto (- 17,3%), distribuzione acqua e trattamento rifiuti (-15,2 per cento), il mobile (-12,9%) e il legno/carta (-7,7%), e il tessile-abbigliamento-calzature (- 5%). Per contro, invece, i settori che esibiscono una variazione più positiva sono la raffinazione/chimica/farmaceutica (+ 10,2%) e la gomma/plastica /vetro/ceramica (+ 14%).


BENE IL COMPARTO ALIMENTARE
Tra tutti i settori, il migliore è alimentari/bevande: in 15 anni ha registrato un incremento pari al 47%. A livello provinciale Vicenza (con 11,5 miliardi di euro di valore aggiunto nominale, quindi compresa l'inflazione, nel 2021), rimane l'area più "manifatturiera" del Veneto. Seguono Treviso (9,3 miliardi) e Padova (8,3 miliardi). Tutte e tre sono tra le prime 10 province più industrializzate d'Italia. La variazione del valore aggiunto dell'industria in senso stretto più importante registrata tra il 2007 e il 2021 ha interessato la provincia di Padova con un ottimo + 34%. Tra le 7 province venete solo Rovigo ha subito una contrazione pari al - 6,3%.
M.Cr.

Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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