Ci sono almeno tre buone ragioni per non liquidare come semplice “zona grigia” l'ambiente – in provincia di Vicenza – dove effettuava opera di proselitismo l'imam Mohammed Madad, allontanato dall'Italia. Non tanto il fatto che egli abbia dato a una delle figlie il nome di Jihad, quanto le caratteristiche della sua predicazione e l'approccio con i fedeli, così come sono state contestate dal ministro Alfano e corroborate dalle indagini della Digos, anche se l'interessato e il suo difensore contestano tali conclusioni. L'imam di Noventa, nel Nordest dove la scoperta di estremismi islamici non è recente, sembra costituire una figura emblematica, perché posta allo snodo cruciale di un sistema ideologico intrecciato con la religione che semina fondamentalismo e predica lo scontro di civiltà...
© RIPRODUZIONE RISERVATA Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".