PORDENONE/UDINE - «Figuriamoci se siamo contrari ad un premio a infermieri e medici che scelgono di restare nel servizio sanitario pubblico. Anzi, poterebbe essere una delle ipotesi positive per cercare di frenare la fuga di chi ha deciso di andare via, magari a lavorare nel settore privato della sanità. L'unica cosa è che serve studiare una formula giuridica corretta, perchè ci possono essere dei problemi per l'interpretazione. Per il resto via libera. Anche subito». A parlare il segretario provinciale del Nursind, Gianluca Altavilla, sollecitato nella trasmissione "Sanità allo specchio" condotta da Luciano Clarizia, presidente dell'ordine degli infermieri al 13 del direttore Gigi di Meo. Un bonus mensile per ancorare i dipendenti al servizio pubblico è una delle proposte che Nicola Conficoni, consigliere regionale del Pd, porterà in aula durante la discussione della legge di stabilità.
IL PASSAGGIO
Nella stessa trasmissione il segretario del Nursind di proposta per l'assessore regionale Riccardo Riccardi, ne ha aggiunta un'altra. «Penso - ha spiegato Gianluca Altavilla - al fatto che ci sono regioni in cui il numero degli infermieri che si laureano è superiore alle necessità.
IL DOCUMENTO
Ecco alcune delle proposte che il Pd, tramite il consigliere Nicola Conficoni, porterà in aula durante la discussione della legge di stabilità. «Puntiamo a trattenere il personale attraverso un premio di fedeltà. Una somma stimata potrebbe essere di 45 milioni di euro l'anno per garantire degli aumenti salariali a medici, infermieri e operatori che volontariamente si impegnano a restare nel servizio sanitario regionale. Questa misura - spiega Conficoni - unitamente a un fondo individuale per la crescita professionale da riconoscere a chi aderisce al patto, non servirebbe solo ad arginare la fuga, ma anche ad attrarre nuovo personale". Altro aspetto, continua il consigliere dem, "riguarda un investimento aggiuntivo nella formazione dei giovani per rendere più appetibili i percorsi di medici specializzandi e infermieri che si impegnano, sempre volontariamente, non solo a completare gli studi e partecipare ai concorsi, ma anche a esercitare la professione nel servizio sanitario regionale per un determinato numero di anni.
Ai medici del Ssr che vanno in pensione - suggerisce ancora Conficoni - si può proporre di continuare a esercitare la professione in convenzione con il sistema pubblico anziché lasciarli andare al privato, come accade. Infine, per i medici che si spostano in Fvg, da fuori, proponiamo che l'azienda sanitaria offra per un congruo periodo di tempo un alloggio a uso foresteria e un ambulatorio per i medici di medicina generale.