Al Pronto soccorso solo per ottenere un esame più rapido: ecco come i "furbetti" intasano il sistema

Sabato 21 Maggio 2022 di Marco Agrusti
L'ingresso del Pronto soccorso di Pordenone
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È vero, mancano le risorse umane che materialmente vi lavorano. È vero, con il Covid le cose sono peggiorate. È vero allo stesso modo che i turni sono diventati massacranti e che quasi nessuno, tra le nuove “reclute” accetta più un posto nei reparti di emergenza degli ospedali.

Ma è davvero solo per questo che i Pronto soccorso sono definiti sull’orlo del collasso? La risposta è no. Il primo, vero problema sta altrove: la verità è che i Pronto soccorso sono diventati allo stesso tempo succursali degli ambulatori dei medici di base, sostituti delle guardie mediche, centri per l’esecuzione di esami che altrimenti seguendo il percorso ordinario richiederebbero settimane se non mesi. La conseguenza? Al Pronto soccorso ormai ci vanno tutti, non chi realmente ne ha bisogno. Ed ecco che si crea il vero collo di bottiglia. 


LA TESTIMONIANZA


A parlare, proteggendo la sua identità per ovvie ragioni lavorative, è un professionista di alto profilo che lavora in un Pronto soccorso del Friuli Venezia Giulia. Il suo è uno spaccato lancinante che apre gli occhi. «È vero - spiega il medico impegnato giorno e notte nella gestione delle urgenze -, siamo senza personale praticamente ovunque. Ma il nostro cruccio spesso diventa un altro. Solo pochi giorni fa - racconta - un ragazzo è venuto in Pronto soccorso con una brutta tosse. Aveva compiuto tutto il percorso corretto per effettuare gli esami diagnostici, ma il primo appuntamento gliel’avevano dato dopo 20 giorni». E nel frattempo la tosse non andava via, quindi ha deciso per l’accesso tramite il sistema dell’urgenza, anche se di fatto la sua non lo era, una vera urgenza. «Di fatto è venuto in Pronto soccorso per una radiografia, che infatti gli è stata effettuata - spiega ancora il professionista dell’emergenza -. Avrebbe potuto seguire un altro percorso? La risposta è sì, ma da noi ha trovato quello stesso esame nell’immediato». E come questa storia ce ne sono tante, decine ogni giorno. Persone che si rivolgono al Pronto soccorso perché spaventate di fronte a un sintomo non sempre così acuto, che però non hanno trovato il necessario supporto sul territorio. Un esame fissato troppo in là, un medico di base magari poco raggiungibile, una guardia medica che non risponde o che semplicemente in quel turno non c’è. E allora in questo modo si “intasa” il Pronto soccorso con un altro codice bianco (il meno grave di tutti) finalizzato praticamente solo ad ottenere una risposta a una preoccupazione. 


GLI EFFETTI


«In questo modo - illustra ancora il professionista del Pronto soccorso - i tempi si dilatano notevolmente». Con il riverbero che raggiunge anche i pazienti che invece al Pronto soccorso ci sono arrivate per ragioni “reali”, più consone al reparto in cui si trova. «Sicuramente - prosegue l’analisi - qualche codice non dovrebbe arrivare da noi». C’è poi un altro aspetto che a giorni alterni mette in difficoltà i reparti di Pronto soccorso. E quello del “traffico” che proviene dalle case di riposo e in generale dalle residenze per anziani. «Spesso - è spiegato - ci arrivano pazienti anziani sui quali non possiamo fare molto di più di ciò che già è possibile o che lo sarebbe nelle case di riposo stesse». 


IL TERRITORIO


Dove sta, quindi, il problema di base? «I medici di famiglia - prosegue il professionista - non è ingaggiabile per le urgenze, che nel suo caso corrisponderebbero magari ai codici bianchi. Se chiamo il mio dottore di base, posso essere fortunato e mi riceve subito. Altrimenti mi viene dato un appuntamento. E per le guardie mediche il problema è decisamente maggiore, dal momento che il loro numero è esiguo anche su un territorio ampio». La Regione, però, ha varato una riforma che una volta a regime prevederà proprio il potenziamento della rete territoriale della sanità. «Ci auguriamo - è la conclusione dell’analisi - che i nuovi ospedali di comunità possano risolvere almeno in parte il problema». 

Ultimo aggiornamento: 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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