Esami anche di sabato. Gli infermieri: «Pronti a lavorare, ma servono assunzioni»

Lunedì 16 Maggio 2022 di D.L.
Una risonanza magnetica

Visite ed esami che si sono accumulati nei due anni di emergenza sanitaria: i piani con i relativi fondi economici sono stati stanziati dalla Regione proprio con l’obiettivo di ridurre le pesanti liste di attesa.

Ma - almeno a sentire le organizzazioni sindacali dei medici e degli infermieri - una parte di quei fondi stanziati rischia di non essere spesa a causa della carenza di personale, soprattutto infermieristico. Un esempio? Sul fronte della sale operatorie da attivare anche al sabato mattina per recuperare gli interventi programmati (di carattere non urgente) nell’ospedale di Pordenone il piano prevede la disponibilità dei medici chirurghi e degli anestesisti, ma il problema è la difficoltà nelle turnazioni e nella disponibilità degli infermieri. Così come rispetto all’attività ambulatoriale (per il recupero di visite ed esami diagnostici) emerge il problema, comune a tutti gli ospedali della regione Friuli Venezia Giulia, della carenza di alcune figure mediche, in primo luogo i radiologi. Figure per le quali, negli ultimi mesi, non sono mancati in regione esempi di concorsi andati deserti. Anche per questi motivi i piani delle Aziende sanitarie, volti a ridurre i tempi d’attesa per visite ed esami che l’emergenza biennale del Covid ha contribuito ad appesantire, puntano molto sul privato convenzionato.

COPERTA CORTA
«Nella situazione in cui siamo e a emergenza non ancora del tutto rientrata - sottolinea Luciano Clarizia, presidente regionale dell’Ordine delle professioni infermieristiche - affinché i piani predisposti possano funzionare c’è bisogno di una programmazione che parta dalle assunzioni di infermieri che in questi due anni non sono state sufficienti. Nel caso dell’Asfo c’è da considerare anche i fenomeno di una certa fuga di professionisti, che va quanto prima bloccata. Inoltre - aggiunge il presidente dell’Ordine degli infermieri - se parliamo di prestazioni aggiuntive, cioé fatte fuori orario, è necessario stabilire degli incentivi economici che possano essere “attrattivi” per chi, su base volontaria, decide magari di rendersi disponibile a lavorare extra-orario ordinario e magari anche nel giorno libero». Come dire: se si comincia a rafforzare gli organici e si prevedono forme certe di incentivo economico le condizioni affinché ci siano infermieri disponibili ad allungare gli orari durante la settimana o anche il sabato mattina potrebbero esserci. «Ma se la coperta resta quella che è, dopo due anni terribili di emergenza, la si può tirare da che parte si vuole ma quella resta. Basti pensare - ricorda ancora Clarizia - che molti infermieri che hanno fatto i vaccinatori nel 2021 in piena emergenza non hanno ancora visto il riconoscimento economico, nonostante sia già stanziato sulla carta». Poi ci sono i numeri che, nel sistema sanitario pubblico, devono tenere conto dell’attività 24 ore al giorni per 365 giorni l’anno. Altro esempio: nell’ospedale di Pordenone dei circa 100 mila esami radiologici eseguiti all’anno, 50 mila sono eseguiti per emergenze al pronto soccorso, 22 per pazienti ricoverati e 28 mila per esterni. Sette esami su dieci sono eseguiti tutti i giorni e a tutte le ore della settimana. La maggior parte del personale ospedaliero e dei servizi territoriali (Rsa e Centri salute mentale) lavora a turno, coprendo le 24 ore per sette giorni la settimana. «Anche per questo - conclude Clarizia - senza personale in più è impensabile pensare a recuperi nei fine settimana».

I MEDICI
C’è poi l’altro dato che riguarda la difficoltà nel reperimento di figure mediche. «In particolare - come sottolinea l’Associazione dei primari di Pordenone - di radiologi. Senza queste figure è difficile recuperare attività ambulatoriale perché non si riesce ad aumentare il numero di esami radiologici, Tac e risonanze magnetiche». Spesso sono figure che non si trovano nemmeno bandendo i concorsi perché cercano situazioni dove. Si è di fronte a una sorta di “imbuto”: da una parte la necessità di ampliare l’offerta per ridurre liste e tempi d’attesa, dall’altra l’impossibilità di farvi fronte per mancanza di personale. La via d’uscita è l’ampliamento delle collaborazioni con il privato convenzionato.

Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci