Guerra, incertezza sui mercati internazionali, variabili geopolitiche imprevedibili, speculazione: l’economia rallenta, anche quella del Friuli Venezia Giulia.
IL QUADRO
Il livello della produzione industriale in Italia nel primo trimestre di quest’anno cala dello 0,9 per cento rispetto al trimestre precedente. E i dati del Friuli Venezia Giulia sono in linea con l’andamento del sistema Paese. Significa che le industrie hanno rinunciato a degli stock di produzione, spesso perché sono saltate alcune commesse. E il legame con i fattori internazionali è forte: crisi ucraina, rimbalzo dei prezzi, incertezza. Tutti ingredienti indigesti al mondo industriale, che ha bisogno di programmare potendo contare su un quadro stabile e quanto più possibile prevedibile. Le flessioni tendenziali maggiori si registrano nelle attività estrattive (-9,0%), nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-3,0%) e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-1,8%). Sono dati, questi, perfettamente in linea con la tipologia di crisi che l’Europa sta affrontando: gas (e i suoi prezzi), automotive e difficoltà di reperire materie prime, come ad esempio l’acciaio.
IN REGIONE
In Friuli l’emergenza è già iniziata: analizzando l’andamento di aprile (l’indagine è quindi più che mai “fresca”) la Confindustria di Udine disegna un quadro per nulla rassicurante. Frena ancora la crescita del Pil e cala (dato più preoccupante) il valore aggiunto della produzione industriale. «L’andamento del Pil del Friuli Venezia Giulia nel 2022 – secondo le stime di Prometeia elaborate dall’Ufficio studi di Confindustria Udine - appare al momento meno favorevole rispetto alle previsioni elaborate a gennaio - è la nota diffusa dalla Confindustria del capoluogo friulanao - e potrebbe subire una revisione al ribasso per gli effetti economici della guerra, che ha acuito i problemi già emersi negli ultimi mesi dello scorso anno legati ai forti rincari dell’energia e delle commodity, alle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e alla contrazione degli scambi commerciali». Resta solo un filo sottile di ottimismo: «La variazione acquisita per il 2022, dovuta all’ottimo andamento dello scorso anno, potrebbe comunque permettere di registrare una variazione annua positiva del Pil del Friulu Venezia Giulia, stimabile, attualmente, attorno ai 2 punti percentuali», prosegue sempre l’ufficio studi degli industriali.
I NUMERI
Nel dettaglio, secondo le ultime stime di fine aprile (fonte Prometeia, elaborazione Ufficio studi Confindustria Udine), nel 2022 il Pil regionale dovrebbe crescere del +1,9%, gli investimenti del +4,6%, la spesa per consumi delle famiglie del +2%. Il valore aggiunto dell’industria potrebbe calare del -1,6%, mentre potrebbero continuare ad aumentare sia quello delle costruzioni, +8,2%, sia quello dei servizi, +2,8%. Il contesto è caratterizzato in ogni caso da forti elementi di incertezza legati alla durata del conflitto, alla dinamica dei prezzi e dei tassi, alla piena efficacia del Pnrr. «L’incertezza sull’evoluzione dell’economia italiana rimane elevata», è invece l’analisi dell’Istat sul prossimo futuro. Il mercato del lavoro a marzo ha mostrato un deciso miglioramento, con un incremento dell’occupazione e una riduzione della disoccupazione e dell’inattività. Ad aprile, l’inflazione ha segnato una prima decelerazione, interrompendo la fase di progressivi aumenti in corso da nove mesi. Il differenziale inflazionistico con l’area euro si è ampliato a favore dell’Italia. Prosegue invece la fase di rallentamento dell’economia internazionale caratterizzata dalle forti pressioni inflazionistiche e dal cambio di intonazione delle politiche economiche.