Il confine è sottile e scivoloso. Perché c'è quello che legalmente si può fare, magari sfruttando cavilli e strettoie nel complesso sistema di sanzioni eretto dall'Unione europea contro la Russia, e quello che invece non si potrebbe fare, ma che nel sottobosco della sopravvivenza economica delle aziende non è così raro che accada. Si prenda ad esempio il settore del mobile e dell'arredo: a Nordest (Veneto e Friuli Venezia Giulia in cima alla classifica) l'export nei confronti della Federazione russa per questo comparto valeva il 20 per cento della quota nazionale. Non tutti i beni sono colpiti dalle sanzioni (il sistema è variegato), ma i pagamenti - quelli sì - ormai sono quasi impossibili. Ecco allora che le aziende si stanno attrezzando per conoscere come poter comunque esportare la propria merce in Russia senza incorrere nel blocco dei traffici.
Export in Russia: come continuare a vendere?
Da ormai più di un mese è scattata la caccia a un'alternativa legale per continuare a vendere in Russia nonostante le sanzioni.
Triangolazioni per esportare merce in Russia
C'è poi il lato più sommerso della crisi, quello che comprende diverse segnalazioni - giunte anche dai più alti ambienti di Confindustria - di realtà economiche e imprenditoriali che starebbero agendo diversamente, puntando cioè sulle triangolazioni. È già accaduto in passato quando l'Iran era stato colpito dalle sanzioni internazionali; starebbe succedendo anche adesso. L'azienda locale, in sintesi, si servirebbe di un Paese terzo per continuare ugualmente ad esportare in Russia. Le mete più gettonate sono rappresentate dal Kazakistan e dall'Azerbaijan. Stati non colpiti da alcuna sanzione, dove si può vendere e comprare liberamente. Solamente che da lì la merce prenderebbe la strada di Mosca. Un tema che più parlamentari hanno già promesso di portare all'attenzione del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.