L'estate è finita solo in Friuli Venezia Giulia, ristoranti e ombrelloni chiusi. E così si perdono i turisti

Dal mare alla montagna, servizi al minimo. Tra Bibione, l’Austria e la Slovenia se ne vanno dalla regione milioni di euro

Sabato 23 Settembre 2023 di Marco Agrusti
L'estate è finita solo in Friuli Venezia Giulia, ristoranti e ombrelloni chiusi. E così si perdono i turisti

Portorose, Slovenia. Ma anche Bibione, qualche decina di metri di fiume di distanza dal Friuli Venezia Giulia. I ristoranti sono tutti aperti, si può prenotare l’ombrellone, le terme sono aperte e frequentate. La località dell’Istria slovena può contare anche sul business dei casinò. Teletrasporto di cento chilometri ed ecco la montagna. Tra Kranjska Gora (Slovenia) e Arnoldstein (Austria) si trova tutto aperto: dai servizi agli impianti. In mezzo c’è la nostra regione, che non ha ancora imparato a sfruttare settembre come un mese davvero turistico. E per un altro anno è stato perso un treno da milioni di euro potenziali. Da Lignano a Tarvisio, infatti, il turismo friulano ha virtualmente abbassato le serrande.

Certo, un po’ di vita si vede nei fine settimana. Ma le località citate si “mangiano” tranquillamente i turisti che non hanno rispettato il “mantra” delle ferie agostane e che hanno scelto l’ultimo scampolo di estate per partire. 


DESOLAZIONE
Si parte da Lignano Sabbiadoro, che di recente ha varato un piano per de-stagionalizzare il turismo. Bene, ma si sconta ancora un ritardo decennale. Basta un colpo d’occhio sul litorale, infatti, per accorgersi che oggi chi raggiunge Lignano trova davvero poco a disposizione rispetto a chi l’aveva scelta durante il periodo classico dell’estate. Alberghi mezzi chiusi, sono finiti i concerti, i ristoranti funzionano a mezzo servizio. La spiaggia non ha più i servizi dell’estate. Eppure sino a pochi giorni fa splendeva un sole agostano. L’acquasplash? Chiuso. Il lunapark? Finito. Le opportunità per il turista? Ristrette al minimo indispensabile. Regge il passo barca con Bibione. Già, proprio Bibione che con le sue terme e il turismo proveniente dall’Est sta vivendo ancora, paradossalmente più di Lignano nonostante un nome meno altisonante. La verità è che il turismo (città escluse) del Friuli Venezia Giulia sembra aver chiuso ancora una volta i battenti con la fine di agosto e l’inizio di settembre. E la montagna? Vale più o meno lo stesso discorso. La cabinovia del Lussari, ad esempio, ha interrotto le operazioni quotidiane il 17 settembre. A Piancavallo, in provincia di Pordenone, la località si è svuotata all’inizio del mese. E adesso si aspetta solamente la stagione invernale. Eppure le giornate di sole pieno avrebbero potuto risollevare un’estate che a luglio aveva portato fresco e temporali. Invece no, la lezione non è stata ancora imparata. 


GLI ESPERTI
Il quadro non è immediato. Nessuno ha tra le mani la bacchetta magica. E qualsiasi ragionamento sulla de-stagionalizzazione del turismo deve necessariamente passare da un piano economico e finanziario. Sì, perché in mezzo ci si mettono anche gli aumenti. Come fa un hotel a tenere aperto se già durante l’estate è rientrato a malapena degli investimenti legati a personale e spese fisse? «Il problema - ha spiegato Paola Schneider di Federalberghi - è che forse manca un po’ di promozione verso la categoria dei liberi professionisti, che non sceglie agosto per le sue ferie. Qualcosa è stato fatto ma è ancora poco. La maggior parte degli alberghi oggi chiude perché non è conveniente mantenere attivo il servizio per poche persone». Ma è un cane che si morde la coda, perché le poche presenze sono anche figlie dell’assenza di servizi. «Proprio per questo - conclude la presidente di Federalberghi - serve un deciso cambio di strategia. Allora gli hotel terranno aperto». 

Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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