Il capo della prevenzione e la frase choc: «Un positivo al Covid? Se è asintomatico può anche andare a lavorare»

Martedì 12 Luglio 2022 di Marco Agrusti
Tamponi
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Lucio Bomben direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asfo, non solo è in sintonia con l’assessore alla salute Riccardo Riccardi sulla necessità di non fare i tamponi agli asintomatici che hanno avuto contatti con un positivo, ma si spinge oltre e indica una linea anche per i positivi asintomatici. «Un positivo asintomatico - spiega - ha una carica virale molto bassa al punto che non è necessario l’isolamento.

Posso dire di più. Personalmente penso che con tutte le precauzioni del caso, intendo mascherina Ffp2 sempre indossata correttamente, distanziamento previsto dalle normative (almeno due metri) e frequente lavaggio delle mani, potrebbe pure andare a lavorare in un ambiente chiuso dove comunque non sono stipati come sardine. Non ci sarebbe trasmissione di contagi». Una linea easy, dunque, anche se ora la normativa sul punto è chiara: chi è positivo deve restare in isolamento. 


Ma il responsabile del Dipartimento spinge anche su un altro fronte. «Non ha alcun senso fare i tamponi a tutti perchè in questa maniera si intasa l’intero sistema e diventa impossibile tracciare correttamente i veri rischi, come nel caso di cluster di grosse dimensioni da tenere sotto controllo. È impensabile dover fare a tutti i tamponi perchè non si riesce a starci dietro e non si smaltisce il pregresso. Sono oramai parecchi giorni che in Dipartimento il numero delle persone da tamponare è sempre lo stesso, non cala. Questo perchè quotidianamente vengono inseriti nuovi nominativi. È poi - sbotta - inutile fare gli ipocriti: se l’Istituto superiore di sanità ha sdoganato i tamponi fai da te in casa significa che ha già deciso di far circolare il virus».

«Il tracciamento ha poco senso per gli asintomatici»

Lucio Bomben va avanti. «Sono due le fasi che numericamente pesano sul Dipartimento di prevenzione e sulle quali la Regione dovrebbe dare delle indicazioni per evitare intasamenti e blocchi dell’operatività della prevenzione. Il primo è legato alla necessità o meno di fare i tamponi a chi ha avuto contatti con un positivo, ma è asintomatico. In questo caso il tracciamento ha poco senso e torniamo al discorso iniziale sul quale convengo con l’assessore Riccardi. Il secondo punto, altrettanto importante è invece legato alla chiusura del percorso per una persona positiva. Oggi siamo noi a dover certificare l’assenza di positività, ma anche in questo caso potrebbe essere lui stesso a “liberarsi” da solo facendo un tampone nei luoghi indicati (farmacie, strutture private, medici di famiglia ndr.) inviandoci poi l’esito. Eliminando questi due passaggi - conclude il direttore del Dipartimento - credo che cancelleremmo almeno il 60-70 per cento del lavoro, riuscendo a concentrarci sui casi in cui è veramente importante fare un tracciamento serio. Non a caso le strutture ospedaliere - avendo avuto l’autorizzazione a ricoverare i malati anche di Covid asintomatici nei reparti creando una bolla per evitare il contatto con gli altri pazienti - finalmente possono affrontare e dare risposte alle altre patologie. In caso contrario sarebbe stato un grosso problema perchè mentre i casi di Covid che degenerano in patologia seria sono pochissimi, negli ultimi mesi in provincia di Pordenone si sono viste solo 5 polmoniti gravi, le altre patologie se non curate possono diventare preoccupanti e portare alla morte». La palla ora passa alla Regione dove lo scontro maggiore sarà con gli epidemiologi che su questo fronte hanno invece la necessità di avere il maggior numero di dati (leggi tamponi) per indicare il flusso del contagio. Ma sono anche divisi i virologi: alcuni hanno battezzato la linea morbida, altri, invece, sono per quella più rigida.

 

Ultimo aggiornamento: 17:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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