Pordenone. Parla l'autista colpito da un pugno a bordo: «Sul bus è una guerra, servono regole più dure»

Giovedì 23 Novembre 2023 di Loris Del Frate
Pordenone. Parla l'autista colpito da un pugno a bordo: «Sul bus è una guerra servono regole più dure» (foto d'archivio)

PORDENONE - È a casa per sette giorni.

In infortunio dopo il pugno che si è preso sullo sterno. D.L., 48 anni, l'autista Atap picchiato sul bus della linea Udine - Spilimbergo - Maniago, non ha peli sulla lingua. E ha deciso di parlare.

Come sta?
«Fisicamente abbastanza bene anche se per precauzione sono a riposo, ma sono incazzato perchè fatti come quello accaduto a me, oramai sono quasi all'ordine del giorno. Questo Paese lo stiamo perdendo se non facciamo subito qualche cosa».

Lei il suo ha cercato di farlo, ma si è beccato un pugno...
«Proprio così. Sono stato molto attento a rispettare tutte le regole, perchè se avessi reagito sarebbe scoppiato un putiferio nei miei confronti. Questo è stato il risultato. Ma aggiungo un'altra cosa: sino a qualche tempo fa avevamo a bordo le guardie giurate. Chiedevano gli abbonamenti o i biglietti e quando trovavano qualcuno sprovvisto non potevano fare nulla. Non avevano l'autorità per chiedere i documenti e guai se cercavano di fermarlo. Così questi scendevano alla prima fermata e risalivano sul bus dopo, sbeffeggiando pure le guardie giurate. Le sembra una cosa giusta? A me sembra una barzelletta».

Lei cosa farebbe?
«Giusto mettere le telecamere sui bus e adottare tutte le misure di sicurezza passive, ma serve anche una legge che chi sale a sorvegliare, oltre alle forze dell'ordine, deve poter chiedere i documenti e se necessario rispondere anche con la forza. Solo così si possono arginare certi fenomeni».

Senta, qual è la tratta più rischiosa?
«Oggi come oggi lo sono tutte, perchè può salire in un qualsiasi momento il branco, un tossico o un ubriaco che iniziano a molestare gli altri passeggeri. In generale, però, devono dire che la linea serale Udine - Spilimbergo - Maniago è quella che presenta maggiori problemi. A Spilimbergo c'è un gruppo di ragazzi stranieri che nell'area dell'autostazione e quando sale a bordo sono sempre problemi».

Lei parla di stranieri, ma i ragazzi italiani, come sono?
«Salvo rari casi, almeno per la mia esperienza, non sono baruffanti. Sono maleducati, a volte arroganti, per loro tutto è dovuto, pensano che autisti e controllori siano li per servirli. Questo sì. Ma sono meno inclini a fare casino e se li riprendi stanno buoni».

I ragazzi delle altre nazionalità?
«Non voglio assolutamente generalizzare perchè non sarebbe giusto, ma alcune cose posso dirle, sempre per la mia esperienza. Indiani, pakistani e in generale i ragazzi africani non creano problemi. Salgono, si siedono, se vengono pescati senza biglietto scendono senza fare storie. Non è così, invece, per i giovani del Magreb. Hanno una rabbia dentro che la cogli subito. Si accedono immediatamente, rispondono a muso duro e se salgono in gruppo quasi sempre disturbano e infastidiscono i passeggeri. Ripeto, però, non voglio generalizzare, questa ricostruzione è frutto della mia esperienza di autista che guida pullman di linea da 12 anni, prima ad Arriva, ora ad Atap».

La cosa che la infastidisce di più?
«Il lavoro mi piace e posso anche dire che nel periodo in cui le scuole sono chiuse si opera con meno tensione. Il problema è che se ti capita qualche cosa, vieni lasciato da solo».

In che senso?
«Esattamente quello che ho detto. Quando chiami i carabinieri arrivano dopo parecchio tempo. Troppo. Capisco che avranno mille cose da fare e saranno pure in pochi, ma noi autisti sui bus siamo da soli. Se telefoniamo vuol dire che è una situazione di emergenza. Ci ritroviamo quindi a dover affrontare situazioni, a volte anche gravi, senza protezioni, cercando di evitare che possa accadere qualche cosa ai viaggiatori e a noi stessi, in balia di qualsiasi persona. In questo senso siamo lasciati da soli. Quando arrivano i "rinforzi" le cose sono già accadute».

Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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