Ciriani punta al Parlamento europeo: Veneto e Udine cruciali per il sindaco di Pordenone

Lunedì 5 Febbraio 2024 di Loris Del Frate
Alessandro Ciriani

PORDENONE - Nessuna passeggiata.

Sia chiaro. La corsa all’euroseggio del sindaco Alessandro Ciriani è tutta da scoprire, giorno dopo giorno. Servono 30 mila preferenze. Trentamila persone che scrivono nome e cognome sulla scheda. Per questo sabato mattina Ciriani ha parlato di una “sfida da far tremare i polsi”. Sa cosa vuol dire una campagna elettorale di quella portata. 


CAMPAGNA ELETTORALE


Non parte ovviamente da zero. Il sindaco di campagne elettorali ne ha già fatte parecchie e le ha vinte tutte. Ama le sfide e quando c’è da correre non si tira indietro. Una macchina da guerra. In più dopo un mandato e un anno da sindaco a Pordenone ha collezionato diversi contatti importanti sia a Udine e provincia dove dovrà lavorare parecchio per fare il pieno di preferenze che nel Veneto. In più ha una squadra tarata per le battaglie dove tutti riconoscono la sua leadership e per lui farebbero qualsiasi cosa. Piccolo “inconveniente” i tre moschettieri che lo hanno sempre aiutato, sostenuto e hanno lottato con lui in tutte le trincee (elettorali s’intende) questa volta non potranno essere a sua totale disposizione. Due saranno impegnanti in Comune, Alberto Parigi a portare sulla schiena il fardello ricevuto ed Elena Ceolin a districarsi fra tre assessorati. Anche Emanuele Loperfido, fresco deputato, dovrà dividersi tra Roma e campagna elettorale. Nessun problema di consensi tra Pordenone e Trieste, più complicato a Udine e Gorizia. Ultimo, ma non certo indifferente, un fratello ministro che quotidianamente si confronta con l’indiscussa capa del partito, aiuta senza ombra di dubbio a trovare buoni viatici in un collegio che parte da Tarvisio e arriva fino a Verghereto sul monte Fumaiolo al confine tra Toscana e marche. In auto più di 5 ore e 30. Senza traffico. 


IL CRONOPROGRAMMA


Trentamila preferenze non sono bruscolini e serve non solo una campagna elettorale pancia a terra, ma è necessario che l’intero partito regionale lavori per e con lui. Di sicuro, però, sarà necessario correre. Alessandro Ciriani ha già in testa il coronoprogramma di massima. Ancora due settimane scarse a tempo pieno in Comune. Ci sono da sistemare alcune cose, affidare gli incarichi ai fedelissimi e chiudere le “roghe” che potrebbero presentarsi davanti, come una sconfitta al Tar per la vicenda dell’ex Fiera. Poi arriverà il tempo dei contatti per la campagna elettorale. Tante telefonate, costruire una rete forte nell’udinese, trovare alleati in alcune zone del Veneto (la doppia preferenza aiuta), incontrare sindaci, parlamentari e tessere una rete di relazioni anche in Trentino ed Emilia Romagna perchè ogni preferenza vale. Nel frattempo formare una squadra motivata che non molla mai. Una volta fatto questo sarà necessario anche avere un contatto con la premier: la sua presenza sul palco con lui diventa sostanza. Sempre in termini di preferenze. Infine si corre: chilometri e chilometri in auto, comizi, strette di mano e tutto quello che ci sta dietro. Infine si aspetta l’esito del voto. Detto così sembra nulla, in realtà sono 4 mesi di “vita spericolata”.


IL COMUNE


C’è un’altra questione che Alessandro Ciriani sa di dover schivare perche sarà uno dei refrain dell’opposizione: ha abbandonato la città e stracciato il patto con gli elettori. Il sindaco lo aveva messo in preventivo e anche questo deve aver pesato sulla scelta di restare a fare l’assessore in Comune nel caso di elezione. Oltre alla soddisfazione di veder completate le opere progettate senza gettare la croce ai suoi collaboratori. Su Facebook ha scritto un post ai pordenonesi per spiegare. «Messaggio lungo, scusate, ma vi prego di perdere un paio di minuti per leggerlo». Inizia così, poi va avanti. «Non so bene come iniziarlo, ma vorrei trasparisse la sincerità delle mie parole. È stata ufficializzata la mia candidatura con Fratelli d’Italia. Una sfida complessa e dove non c’è certezza di essere eletti. Anzi. L’affronterò con serenità e determinazione. Intanto non mollerò la presa sul Comune: ho impegnato troppe energie per abbandonarlo e voglio completare il piano di opere. Se eletto, non potrò più fare il sindaco, ma sarò compatibile con la figura di assessore: un ruolo diverso ma accanto alla giunta e alla città. Certo, non potrei più stare in Municipio così tanto come oggi, ma seguirei le partite più importanti. Avrò tanti difetti ma credo mi si possa riconoscere che non mi manca la voglia di lavorare tanto. Ho accettato anche perché vorrei, finalmente, che la gente potesse contare su un rappresentante a Strasburgo che non scompare 24 ore dopo le elezioni».

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