I settant'anni di Riccardo Patrese: «Ho vinto in Formula Uno, sogno mio figlio a Le Mans»

Mercoledì 17 Aprile 2024 di Mauro Giacon
Riccardo Patrese al volante della Williams Renault nel 1992

PADOVA - «Io non volevo, ma alla fine, con i risultati, mi ha convinto lui». Riccardo Patrese oggi compie 70 anni ma quando parla di Lorenzo, il figlio diciottenne che corre nel World Gt Fanatec Endurance, sembra tornare a quell’entusiasmo puro per le corse che lo ho ha portato a diventare un campione. Lui che ha corso 256 gare, dal 1977 al 1992, vincendone sei, è stato vicecampione del mondo e di figli ora ne ha cinque.

L’anno scorso quando Lorenzo ha vinto a Brands Hatch, 43 anni dopo suo padre lei si è pure emozionato...
«Quel giorno una lacrimuccia mi è venuta. Aveva diciassette anni. Vuole fare il pilota. L’abbiamo messo in macchina e a 16 anni ha corso la 24 Ore di Spa, senza sfigurare. In Formula 4 ha rischiato da rookie di vincere il campionato. A Monza ha fatto la pole. Dietro c’era Oliver Bearman che ha debuttato con la Ferrari.

Poi abbiamo fatto una scelta, progredire con le ruote coperte. E adesso, lo ammetto, il mio sogno è di vedere un Patrese che vince la 24 Ore di Le Mans».

Contando che Beatrice è diventata campionessa europea juniores di equitazione potremmo dire che in due dei cinque figli il gene della competizione e dell’agonismo si è trasmesso?
«Non so, io però prima delle macchine ho sempre avuto l’istinto della gara, ho fatto anni di nuoto con la Calligaris, ho fatto gare di sci. Lo sport è diventato la mia colonna sonora ma penso che sia una scuola di vita importante, dà una disciplina. Mio fratello aveva un kart ed è cominciata così... Con lui, mio padre e un furgoncino fino alla pista Azzurra di Jesolo».

Scorriamo velocemente il nastro. Campione del mondo di kart nel 1974, nel 1976 campione di Formula 3 poi nel 1977 a 23 anni l’esordio in Formula 1 che sarebbe come oggi avere 19 anni...
«È successo tutto in modo velocissimo. E nel ‘78 ho anche rischiato di vincere una gara in Sudafrica poi si ruppe la macchina».

Però il grande Ferrari che di piloti se ne intendeva le mise gli occhi addosso...
«Vero, mi volle vedere a Maranello. Disse che Villeneuve che era appena arrivato aveva un momento difficile (scassava troppe macchine ndr) e di non prendere impegni fino a fine ‘78 perchè doveva decidere se tenerlo. Firmai una lettera d’intenti. Poi Gilles vinse a Montreal e si affermò. Ma Ferrari mi aveva preso in simpatia. Chiamava a casa dei miei e mia madre rispondeva dicendo: Riccardo l’ingegnere vuole parlarti. Stavamo mezz’ore al telefono. Ci fu un altro spiraglio nel 1981 ma alla fine presero altre strade. Da lì ho smesso di pensare alla Ferrari».

Per aspettare la Ferrari perse la Williams di Alan Jones, poi dalla Brabrahm passò all’Alfa Romeo che era in piena crisi. Stava per chiudere la carriera quando Ecclestone la richiamò in Brabham e nell’88 passò in Williams, il team che l’ha consacrata...
«Guardi, alla fine sono proprio contento di quello che ho fatto. Nella carriera di un pilota le coincidenze sono decisive. Quando ho firmato per la Benetton nel ‘93 non sapevo che Mansell con cui avevo corso nel ‘92 diventando vicecampione del mondo se ne sarebbe andato. Ha firmato una settimana dopo per l’Indy car. Altrimenti sarei rimasto alla Williams, era la macchina vincente. Ma se non altro ero in squadra con Schumacher...»

Un’amicizia che poi si è sedimentata quando nel ‘96 gli ha chiesto di far parte della nazionale Piloti nata nel 1981. Anche grazie a lui avete raccolto 16 milioni di euro per beneficenza in 35 anni. 
«Ricordo Cinzia Milani la prima beneficiaria dei nostri fondi. Aveva 7 anni e una malattia tremenda al cuore. Andò negli Stati uniti per essere operata. Non smette ancora di ringraziarci. Lui quando veniva a cena da Mario di Natale si sentiva a casa. E poi è successa una fatalità. Pochi mesi prima ci aveva invitato nel suo ranch».

Ma lei ha combattuto anche contro un altro mito della Formula 1 Ayrton Senna. Il primo maggio saranno 30 anni dalla sua morte...
«Ricordo bene quella tragica gara perchè nel 1994 stavo per diventare collaudatore della Williams. Passai il sabato in garage con Ayrton che mi spiegava dei problemi di abitabilità che aveva sulla macchina. Era felice che me ne occupassi. È stata l’ultima persona che ho visto andando via, mi ha detto: ci vediamo al prossimo test».

Dopo la tragedia le hanno chiesto di correre al posto suo...
«Sì, ma alla fine ho detto no. Mi chiedevo: se è successo a lui che era il più bravo, sulla macchina migliore potrebbe succedere anche a me. Quando un pilota si fa queste domande non deve insistere in F.1».

Lei ha detto. Io sono stato un campione loro erano su altro pianeta. Perché?
«L’abilità di guida e il talento certo, anche se qualche volta li ho anche battuti quando ero in giornata. Ma la loro caratteristica era di riuscire a isolarsi da tutto l’esterno, con potere di concentrazione massima sull’obiettivo di vincere. E poi riuscivano ad ottenere grandi risultati anche quando non avevano una macchina superiore».

Però ha vinto in un'epoca in cui con Senna, Prost, Mansell e Piquet si poteva arrivare solo quinti...»
Domanda incompleta, c’erano anche Lauda, Hunt, Jones, Scheckter e Schumacher».

Eppure è l’ultimo italiano ad essere diventato vicecampione del mondo...
«E nell’89 e ‘91 ho fatto terzo in classifica. Comunque allora a livello di talenti era incredibile. Oggi ci sono due o tre potenziali campioni del mondo allora erano una ventina. Comunque mi considero un privilegiato, ho fatto quello che mi piaceva e con dei risultati, tante soddisfazioni e qualche delusione».

Il momento più bello?
«La vittoria di Imola nel ‘90, ero uscito di strada quando ero in testa nell’83».

Capitolo incidenti. Estoril ‘92 con il volo pauroso ma ce ne sono altri come nelle prove private a Imola nel ‘92 al Tamburello...
«Cinque piloti hanno picchiato là, quattro sono sopravissuti e uno è morto. Piquet è rimasto traumatizzato per un po’, Berger ha preso fuoco, Alboreto non si è fatto granchè io ricordo di essermi svegliato in infermeria. Mi è andata bene».

Ultimo aggiornamento: 17:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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