Omicidio dei genitori, la psichiatra: «Diletta Miatello sapeva cosa stava facendo, era capace di intendere e volere»

La relazione della dottoressa Palleschi in Assise nel processo per il duplice omicidio di Natale

Giovedì 11 Aprile 2024 di Nicola Munaro
Diletta Miatello

SAN MARTINO DI LUPARI - Diletta Miatello era in aula, di fronte alla Corte d’Assise di Padova mentre la psichiatra Anna Palleschi - consulente del pubblico ministero Marco Brusegan - descriveva la sua «personalità malata ma non inferma». Impermeabile beige, cappelli raccolti sulla nuca, mai nulla a turbare la sua espressione quasi distaccata per tutta la durata dell’udienza di ieri. La prima, per lei, in presenza da quando si è aperto il processo che la vede accusata di duplice omicidio all’alba del 27 dicembre 2022 per la mattanza dei suoi genitori, la mamma Maria Angela Sarto (morta quella stessa notte) e il papà Giorgio Miatello (spirato due mesi dopo in ospedale).

Miatello, ex agente della polizia locale ad Asolo, tornerà in aula tra una settimana quando la presidente della Corte, Mariella Fino, disporrà l’incarico di una perizia psichiatrica su Diletta, che poi parlerà e racconterà la sua versione dei fatti.


«SA DISTINGUERE»
L’appuntamento di ieri in Assise è scivolato via tra i pareri degli esperti nominati del pm Brusegan e dall’avvocata Elisabetta Costa, difensore dell’ex vigilessa. Ad aprire il racconto è stata la dottoressa Anna Palleschi che ha ricostruito tutta la vicenda umana di Miatello, arrivando a concludere che la sua patologia, un disturbo di personalità non altrimenti specificato, «non impatta sulla sua capacità di intendere e di volere. Riesce a distinguere sia bene dal male, sia il volere: c’è - ha spiegato la psichiatra forense - la capacità di autodeterminarsi e non si è spinti dalla malattia a fare certe azioni, le si fa consapevoli di farle». Per la dottoressa Palleschi, alla notizia della morte del padre, Miatello ha avuto una «reazione non congrua per una persona normale» nonostante ormai «avesse raggiunto una sorta di stabilizzazione psichica in carcere». Sulla condizione dell’imputata ha parlato anche il dottor Claudio Terranova, consulente della difesa, che ha spiegato come l’ex vigilessa soffra - a suo dire - di «un disturbo dissociativo che a livello di manuale psichiatrico è considerata una patologia al quale può essere associato un disturbo di personalità» simile a quello descritto dall’esperta della procura. Ma a suo avviso, il punto di caduta è differente e rende Miatello «incapace di intendere e volere», tanto che nei colloqui parla dei genitori con disprezzo, senza mai nominarli come «mamma» e «papà». L’infermità mentale è il nodo che, a questo punto, verrà sciolto dalla perizia decisa dalla Corte d’Assise, come chiesto dalla difesa dell’ex vigilessa: richiesta alla quale si è associato anche il pm. 


LA MORTE DEL PADRE
L’udienza è proseguita con la relazione del medico legale della procura, il dottor Rafi El Mazloum. Detto della morte della mamma, Maria Angela Sarto per choc emorragico, il dottor El Mazloum si è concentrato sul decorso ospedaliero del padre dell’imputata, spiegando che è morto, sì, mesi dopo però tutto è dipeso da quell’aggressione subita sul divano perché a causa di quella era stato allettato per molto tempo, sviluppando una polmonite ab ingestis che lo ha ucciso.
Secondo l’accusa, nella notte tra il 26 e il 27 dicembre 2022, l’ex vigilessa ha aggredito i genitori. La mamma, Maria Angela Sarto, è morta subito, colpita per 24 volte alla testa da un’arma mai trovata. Il padre, tramortito sul divano con un piatto decorativo, è morto due mesi dopo, il 28 di febbraio 2023. Giorgio Miatello dopo un mese di ospedale a Padova era stato trasferito nella casa di riposo “Tiepolo” di San Martino di Lupari. Prima di morire aveva confessato alla figlia Chiara: «È stata Diletta, me gà passà ben con un baston». 

Ultimo aggiornamento: 16:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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