LOREGGIA (PADOVA) - Chiuso laboratorio cinese a Loreggia per lavoratori in nero e mancata sicurezza: tra le macchine da cucire anche una culla di un neonato. Ieri mattina, 5 ottobre, la Polizia Locale della Federazione ha sospeso l'attività di un laboratorio tessile ricavato in un capannone della zona industriale di Loreggia, gestito da una donna cinese che lì aveva la residenza. Gli agenti, assieme al personale dell'Ispettorato del Lavoro di Padova e dello Spisal, al momento del loro ingresso hanno identificato 11 cittadini cinesi, i quali stavano lavorando su alcune forniture di abbigliamento "fast fashion", cioè prodotti di modesta qualità a prezzi molto ridotti.
I lavoratori in nero e i loro "alloggi" di fortuna
I successivi controlli svolti nell'azienda hanno permesso di accertare che solo due lavoratori erano assunti in regola, tre avevano il permesso di soggiorno ma erano assunti in nero, cioè senza alcun tipo di contratto né di tutele, e ben sei erano invece completamente sprovvisti di documenti. Questi ultimi sono stati quindi sottoposti ai rilievi foto dattiloscopici. I sei cittadini cinesi sono risultati così tutti clandestini sul territorio nazionale. Gli agenti della Federazione sono riusciti ad accedere al laboratorio e a sorprendere tutti gli operai al lavoro utilizzando una entrata secondaria che avevano notato durante un precedente controllo. Nelle operazioni è stata utilizzata anche l'unità cinofila. Complessivamente nel capannone sono state conteggiate una ventina di postazioni con macchine cucitrici, tutte in funzione. Nel laboratorio sono state ricavate abusivamente anche diverse stanze per alloggiare gli operai della ditta in pessime condizioni igienico-sanitarie, ed una cucina che funzionava come mensa. Addirittura vicino alle postazioni di lavoro è stata trovata una culla realizzata in un box porta abiti per accudire un neonato.