Padova. Giovanni Poleni inventò la calcolatrice che eseguiva tutte e quattro le operazioni. Poi la distrusse in un accesso di rabbia

L'imperatore Carlo VI nel 1727 aveva preferito premiare la macchina calcolatrice del tedesco Anton Braun anziché la sua. E Poleni la prese a martellate

Sabato 15 Luglio 2023 di Alessandro Marzo Magno
La macchina di Poleni, a destra la statua in Prato della Valle a lui dedicata

PADOVA - La prima calcolatrice della storia, la prima "macchina aritmetica" in grado di compiere tutte e quattro le operazioni, e non solo addizioni e sottrazioni, è nata a Padova nel 1709, per opera di quello che al tempo era un geniale ragazzo (aveva 26 anni) e che in seguito diventerà il titolare nell'università di Padova della prima cattedra di fisica sperimentale mai istituita (1738). Si tratta di Giovanni Poleni, una vero e proprio genio della matematica, ma pure in grado di passare alle applicazioni pratiche, come voleva l'eclettismo di quei tempi. Che la sua macchina aritmetica sia l'antenata dei moderni calcolatori elettronici poi computer è un dato di fatto, dire che il computer è nato grazie agli esperimenti patavini di Poleni è un po' azzardato, ma non è privo di fondamento. Il marchese Giovanni Poleni, nato a Venezia nell'agosto 1683, è giustamente ricordato per i suoi contributi fondamentali alla storia della matematica, della fisica e delle scienze applicate (ha compiuto gli studi e diretto il lavoro di Luigi Vanvitelli per il restauro della cupola di San Pietro, nel 1748).

Un museo a Padova

Padova gli ha dedicato un museo, dove sono esposte molte delle macchine che aveva messo a punto per il Gabinetto di fisica dell'Università. Ma il ricordo della sua macchina calcolatrice è andato perduto. Tanto per fare un esempio, nella pur completa voce a lui dedicata dal Dizionario biografico degli italiani, edito alla Treccani, non viene nemmeno nominata. Sia ben chiaro: non c'è nessun complotto, la responsabilità va in buona parte attribuita a Poleni stesso che la sua macchina aritmetica ha distrutto completamente e poi si è dedicato ad altro, senza mai più riprenderla in mano. Per fortuna aveva lasciato un libro ("Miscellanea", 1709) con descritte tutte le fasi della costruzione e del funzionamento della sua macchina e quindi in tempi più recenti (1959) è stato possibile ricostruirla e farla funzionare. Il perché il matematico abbia preso a martellate l'antenato del computer è presto detto: l'imperatore Carlo VI nel 1727 aveva preferito premiare la macchina calcolatrice del tedesco Anton Braun anziché la sua.

Il motivo, presumibilmente, era politico: Poleni era uno straniero, suddito della Serenissima, mentre Braun, originario del Baden-Württenberg, era suddito del Sacro romano impero.

Presa a martellate

Poleni, appresa la notizia, viene colto da rabbia irrefrenabile fa a pezzi la sua invenzione. Peccato! Il marchingegno di Braun, completamente diverso rispetto a quello del veneziano, è oggi esposto al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Le macchine aritmetiche non erano una novità, la prima di cui si abbia notizia è del 1624, ideata da un matematico dell'università tedesca di Tubinga. Il matematico francese Blaise Pascal ne costruisce altre verso metà Seicento, e vengono chiamate "pascaline", mentre nel 1671 un'ulteriore macchina viene messa a punto dal tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz, un personaggio che noi oggi conosciamo come filosofo, e non come matematico, ma al tempo le discipline non erano distinte: anche la cattedra di Poleni a Padova si chiamava "filosofia sperimentale" sebbene fosse, di fatto, una cattedra di fisica. La novità della macchina aritmetica del marchese veneziano consisteva nel fatto che, come detto, oltre che addizionare e sottrarre, era in grado anche di moltiplicare e dividere. «Mi sono preoccupato», scrive Poleni, «che fosse realizzata in legno, come l'avevo progettata e ciò, sebbene in un primo tempo costruita con scarsa decisione, ha dimostrato che la cosa era fattibile, anche se non compiuta. Pertanto l'ho studiata daccapo, l'ho costruita in legno più duro, con tutta la possibile attenzione e il lavoro intrapreso non è riuscito vano». Dopo l'accesso di rabbia che l'ha portato a distruggere la sua creatura, Poleni continua a costruire macchine che raduna nel Gabinetto di fisica (e che costituiscono il nucleo del museo padovano), ma si dimentica della calcolatrice. La sua carriera è notevolissima: su proposta di Isaac Newton diventa fellow della Royal Society di Londra, quindi socio dell'Accademia dei Ricoverati di Padova, della quale fa parte pure Galileo Galilei, e anche socio dell'Accademia imperiale di Pietroburgo. Dal 1715 il Senato veneziano gli assegna la cattedra di fisica (teorica) allo Studio di Padova e tra il 1742 e il 1748 è impegnatissimo nel restauro della cupola di San Pietro, che minacciava di crollare. La Signoria gli dà il permesso di andare a Roma dove, assieme a Vanvitelli, architetto della Fabbrica di San Pietro, fa inserire nella cupola, senza interventi invasivi, cinque grandi cerchioni di ferro fucinato.

Il restauro del campanile

A Venezia si occupa del restauro del campanile di San Marco, colpito da un fulmine nel 1745 e dal 1755 gli viene assegnata a Padova anche la cattedra di nautica e costruzioni navali. Muore nel novembre 1761 per la rottura dell'aorta. La sua importante biblioteca, acquistata dal monastero di Santa Giustina, è stata poi confiscata da Napoleone. Nel 1959, in occasione dei 250 anni dalla pubblicazione della "Miscellanea" il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano prende l'iniziativa di ricostruire la macchina aritmetica di Giovanni Poleni. Il testo viene tradotto dal latino e si occupa di coordinare la ricostruzione Franco Soresini, ingegnere e preside dell'istituto Radiotecnico di Milano, in seguito autore dell'opera "Storia del calcolo automatico" (1977). La realizzazione viene affidata alla Scuola meccanici dell'Ibm che sponsorizza l'iniziativa. Vengono costruiti tre esemplari della macchina di Poleni, uno assegnato al Museo della Scienza e della tecnica di Milano, mentre degli altri due si sono perse le tracce, forse erano entrati a far parte delle collezioni Ibm. Comunque, il 20 ottobre 1959, in occasione dell'inaugurazione della mostra storica delle macchine calcolatrici, viene presentata al pubblico la replica della macchina aritmetica di Poleni. Rimane esposta nella sezione dedicata al calcolo automatico fino al 2001, quando il museo viene ristrutturato e la macchina finisce in magazzino. Nel 2007 la si recupera e restaura in vista del tricentenario della pubblicazione della "Miscellanea" (2009). Di quel restauro rimane un video, ma la macchina di Poleni è oggi di nuovo nei magazzini del museo milanese, non la si può vedere, e non sembra più in grado di funzionare. Giovanni Poleni ha insegnato nell'ateneo patavino per oltre mezzo secolo, sua è una delle statue del Pra della Valle la n. 52, l'unica realizzata da Antonio Canova (oggi è sostituita da una copia, l'originale si trova al Museo civico). Sarebbe bello se l'università di Padova provasse a recuperare una delle macchine scomparse, in modo da valorizzare ancora di più la figura di uno degli scienziati più importanti che abbiano insegnato al Bo. 

Ultimo aggiornamento: 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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