Male incurabile lo porta via a 39 anni. Addio a Gianluca Regazzo, bandiera del calcio

É stato capitano del Campodarsego dove ha giocato per sette stagioni, poi ha centrato due promozioni a Borgoricco

Mercoledì 17 Aprile 2024 di Pierpaolo Spettoli
Male incurabile lo porta via a 39 anni. Addio a Gianluca Regazzo, bandiera del calcio

CAMPODARSEGO (PADOVA) - Si è spento ieri a causa di un male incurabile all'età di trentanove anni Gianluca Regazzo, ex centrocampista e capitano del Campodarsego e del Borgoricco nei quali ha giocato per sette anni in ciascuna delle due squadre, conquistando da protagonista con il Borgoricco il doppio salto dalla Prima categoria all'Eccellenza.

Originario di Codiverno, lascia la moglie Giulia e due figli: da alcuni anni aveva smesso di giocare per dedicarsi alla sua famiglia. Entrambe le società gli hanno reso omaggio. «Sette anni vissuti insieme, con passione, spirito di sacrificio, cultura del lavoro e infinito amore per questo meraviglioso sport - scrive nella sua pagina Facebook lo United Borgoricco Campetra - sei stato il capitano del doppio salto dalla Prima categoria all'Eccellenza, un capitano con la C maiuscola ma soprattutto un grande uomo. L'hai dimostrato sino alla fine insegnandoci tantissimo sino al tuo ultimo giorno di vita. Oggi (ieri, ndr) c'hai lasciato ma nei nostri cuori resterai per sempre. Ciao Gianluca, grazie di tutto, ti ameremo per sempre».

UN COMBATTENTE
Anche il Campodarsego piange la sua scomparsa ricordandolo come una bandiera indelebile. «Incarnava lo spirito della nostra società - le parole del presidente Daniele Pagin - è sempre stato un combattente, lo porteremo sempre nel nostro cuore. Siamo sconvolti, un abbraccio va a tutta la sua famiglia». Commovente la lettera di Alessandro Ferrulli, attuale tecnico dell'Union Cadoneghe, che ha allenato Regazzo al Campodarsego e al Borgoricco. Eccone alcuni passaggi. «Caro Gianluca o come ti chiamavo nei nostri messaggi "Capitano, mio capitano". Sei stato un amico, una persona unica e speciale nel mio percorso sportivo e nella vita in generale. T'ho conosciuto e allenato per la prima volta quando, ancora diciassettenne, ti portavo con me nel calcio dei grandi. Tu così mingherlino che sembravi quasi un bambino, avevi invece una forza da leone, una personalità straripante, un'educazione e un rispetto dei ruoli assoluti. Nei primi anni non ti facevo giocare troppo ma non hai mai fatto polemica, consapevole che faceva parte del tuo percorso di crescita. Sei cresciuto velocemente e anche grazie ai tuoi compagni poi diventati amici, oltre che un perno in ogni squadra nella quale hai giocato sei diventato anche un leader assoluto, un capitano vero. Non c'è stato un compagno che non t'abbia adorato e con te abbiamo vinto tanto».
Prosegue. «La vita t'ha portato a conoscere Giulia che è diventata tua moglie, una ragazza d'oro. Mi hai confidato che allenarti con il pensiero della compagna e dei figli a casa non ti faceva concentrare bene e hai preferito smettere, una scelta ancora una volta coraggiosa e di consapevolezza di ciò che chiedevi alla vita. Mi hai dato tanto e insegnato tanto sino all'ultimo momento».
«Anche nella malattia hai dimostrato una forza e un carattere straordinari incoraggiandoci e spingendoci sempre al sorriso. Ora il mio pensiero va ai tuoi splendidi figli, alla tua dolce moglie, ai tuoi fratelli e ai tuoi genitori, ai quali in questi mesi hai trasmesso una forza incredibile. Ci mancherai tanto Gian, ma i nostri ricordi e i tuoi insegnamenti rimarranno per sempre nei nostri cuori».

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